Maty Amaya è un argentino di 33 anni ed ha un motto: Niente è impossibile, basta solo volerlo. Questa consapevolezza l’ha maturata in cinque anni, da quando gira il mondo con la sua bici e adesso è approdato a Palermo, città dove starà per qualche altro giorno prima di ripartire. Nella sua vita precedente, così la definisce Maty parlando di quando viveva con la sua famiglia in Argentina, era un informatore scientifico, guadagnava circa tremila euro in una settimana, poi arriva la crisi economica e lui perde il lavoro e con esso anche la sua fidanzata.
Deluso, Maty sprofonda in uno stato di crisi esistenziale e decide che per riprendere in mano la sua vita è necessario un viaggio. Così decide di partire per 15 giorni in bici. Da allora invece non si è mai più fermato. La sua bicicletta adesso pesa 90 kg e ha un nome: Libertà. Ha girato tutta l’America Latina: Perù, Cile, Bolivia, Brasile, Messico. Poi è partito alla volta del vecchio continente, è arrivato in Spagna e da lì ha girato tutta la penisola iberica, salendo in Francia e arrivando in Italia fino a Palermo. In questi lunghi anni in giro ha imparato tanto: ad esempio che per vivere non bisogna chiedere e basta ma che la vita è uno scambio; con la sua macchina fotografica ha immortalato posti spettacolari, albe, tramonti, il deserto di sale in Bolivia e la foresta amazzonica dove ha vissuto per due mesi in alcune tribù indigene e ha anche visto Ombra bianca, la tigre bianca chiamata così dagli Indios perché è l’ultima cosa che si vede prima di morire. Maty però grazie ad una serie di fortunati episodi si è salvato ed è andato avanti, oltre, senza acqua nel deserto e senza cibo in altri luoghi.
Ha visto la via Lattea in Bolivia nel deserto di sale, dove era completamente avvolto dal manto celeste in una cupola di stelle che si rifletteva anche sul suolo perché cosparso di acqua alta circa due centimetri. «Nella tribù dei Bororos, la più selvaggia di tutte quelle che ho incontrato in Amazzonia dove sono stato per tre mesi – racconta – ho imparato che dalla natura bisogna prendere solo quello che ci serve. Un giorno mi chiesero di prendere dei frutti da un albero e io li raccolsi tutti, quando li portai al capovillaggio lui mi rimproverò perché ne avrei dovuti prendere uno solo per ciascuno e non tutti perché gli altri sarebbero serviti a sfamare gli uccelli o le scimmie o gli altri animali della foresta, perché, mi spiegò che loro non vivono per sottomettere la natura o gli animali, non prendono tutto per loro ma convivono con gli animali e le piante e pensiamo anche a loro. Loro odiano l’uomo bianco perché generalmente quando arriva in Amazzonia lo fa o per le pelli degli animali o per fare del male alla natura».
Vive raccontando la sua storia e vendendo le sue foto che stampa e in cambio di qualche euro da a chi vuole sostenere il suo viaggio e la sua avventura. Ha una pagina facebook Maty Amaya por el mundo, e così capita che lo raggiungono persone per fare un tratto di viaggio insieme a lui. Adesso aspetta una ragazza brasiliana per continuare il suo giro in Sicilia. Poi partirà per il resto d’Europa e si è posto come obiettivo quello di arrivare per i mondiali di calcio in Russia. Ha scritto un libro sui suoi tre mesi dentro la foresta amazzonica, l’esperienza che più lo ha segnato.
A Palermo è stato ospitato da un ragazzo che ha incontrato per caso, Giuseppe. «Anche qui ho cercato uno scambio – aggiunge Maty – lui mi ospita, ho potuto fare una doccia e una lavatrice a casa sua, ma io ho due braccia, lo posso aiutare nelle faccende domestiche e a sistemare delle cose in casa». Uno degli insegnamenti più grandi che Maty da a tutti quelli che incontra è che la vita scorre in fretta e per viverla al meglio bisogna farlo con entusiasmo e riempendola di tante esperienze. Oggi è stato a Porta Carbone a mangiare il panino con la milza e nel suo video ha detto di non avere mai mangiato nulla di simile e l’ha sconsigliato ai vegetariani.
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