Avevano annunciato la loro visita ricevendo il via libera dal museo, eppure domenica 19 aprile (e non 3 maggio come erroneamente comunicato in un primo momento), due pullman di turisti inglesi e un gruppo di 130 soci dell’associazione SiciliAntica sono rimasti fuori dal museo Baglio Anselmi di Marsala. Cancello chiuso e tre custodi per nulla intenzionati ad aprire la struttura, perché la Regione non ha pagato gli straordinari per tenere aperto anche la domenica. Colpa dei sindacati, secondo la direttrice Maria Luisa Samà, che «impongono la presenza di sei dipendenti per aprire metà museo». Cioè una sala.
E’ l’ultimo paradossale episodio di quella parte di Sicilia che non riesce a garantire adeguati servizi turistici, nonostante le enormi potenzialità. A raccontare quanto accaduto il 19 aprile è proprio l’associazione culturale SiciliAntica che si occupa di promuovere i beni culturali e ambientali dell’Isola. «Fino a quando dovremo sopportare l’arroganza di queste persone che sta rovinando i beni culturali e danneggiando l’immagine della Regione?», denunciano.
Secondo quanto raccontato dai presenti, l’associazione aveva informato in anticipo la direzione del museo della visita da parte di un gruppo di 130 soci. Nella risposta si faceva presente che non sarebbe stato possibile visitare la struttura per intero a causa della mancanza di personale, ma sarebbe stata garantita la visita quantomeno a metà del museo, in particolare alla stanza in cui è conservata una nave punica.
Una soluzione che la direttrice ha provato ad adottare a partire da marzo: garantire la fruibilità della sala principale, quella in cui è custodito il pezzo più noto e pregiato della struttura. Facendo pagare metà prezzo. Il compromesso ha funzionato fino a quando i sindacati non si sono opposti. «Per tre domeniche è andata così – spiega Samà – poi i sindacati mi hanno obbligata a chiudere anche metà del museo, sostenendo in contrattazione decentrata che per poter aprire una sala sarebbero dovuti essere presenti sei custodi: due alla biglietteria, due per la vigilanza e due per la tutela».
Così, domenica 19 aprile, quando il folto gruppo di turisti è arrivato a Marsala, ha trovato i cancelli chiusi. «I tre dipendenti – spiegano dall’associazione – uno dei quali si atteggiava a leader del gruppo e si vantava di rappresentare il sindacato, ha tirato fuori una disposizione di servizio in cui si precisava che il museo restava chiuso di domenica perché l’assessorato aveva deciso quali strutture aprire e quali no, e siccome il Baglio Anselmi non era tra queste, non era stato concesso nessuno straordinario, di conseguenza nessuna apertura».
Insieme agli appassionati di SiciliAntica, a restare fuori c’è anche un folto gruppo di turisti inglesi, due pullman pieni, ai quali non resta che passare il tempo seduti sul muretto del lungomare. Ma i responsabili di SiciliAntica presenti non demordono e chiedono di parlare con la direttrice del museo, a cui avevano annunciato la visita. Durante la telefonata la direttrice si sarebbe mostrata disponibile all’apertura, ma uno dei custodi avrebbe ulteriormente opposto resistenza, rispondendo che, se voleva, sarebbe dovuta venire lei personalmente. E che loro non avrebbero aperto, in nome del regolamento secondo cui tre persone sono insufficienti per il funzionamento della struttura. «Ma allora cosa ci facevano lì? – si chiede il vicepresidente dell’associazione culturale, Giuseppe Lo Porto – Il museo è rimasto chiuso ma i custodi erano in servizio, oltre il danno la beffa».
«Tutto ciò è vergognoso – conclude SiciliAntica – Forse se i custodi venissero pagati proporzionalmente a quanti turisti varcano la porta di un museo, sarebbero meno fiscali. Invece si è permesso a taluni soggetti di spadroneggiare nei nostri musei e nelle nostre aree archeologiche procurando danni all’erario anche in questo momento di particolare difficoltà economica». Eppure al museo Baglio Anselmi è sempre garantito un servizio di vigilanza, giorno e notte, composto proprio da tre dipendenti. «Per questo avevo trovato la soluzione di aprire a metà con tre unità di personale», precisa la direttrice.
Molto spesso SiciliAntica è stata privata di organizzare visite ed escursioni la domenica, proprio perché nei giorni festivi la maggior parte dei siti gestiti dalla Regione rimane chiusa. «L’assessorato decide di volta in volta quali teneri aperti e quali no – spiega Lo Porto – gli stessi custodi vengono avvisati poco prima, manca una programmazione a medio periodo che permetta ai turisti di organizzarsi in tempo. Non è tanto un problema di numero di dipendenti, quanto della loro gestione e delle risorse disponibili. La domenica viene pagata il doppio e il budget è limitato. Di solito – conclude – i beni affidati agli enti locali sono fruibili più facilmente».
La direttrice del museo ha chiesto al competente dipartimento regionale di aprire un tavolo per la risoluzione delle controversie con i sindacati, che, però, non è ancora stato avviato. Iter rallentato dalla problematica approvazione della finanziaria regionale e dallo sciopero del settore dei dipendenti pubblici. «La colpa di questa assurda situazione – conclude Samà – è dei regolamenti devastanti sui rapporti tra sindacati e pubblica amministrazione. Nessuno mi ha ancora dimostrato perché tre persone non bastano a tenere aperta una sala».
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