«Ma davvero la vicenda di mio padre deve finire così? Vogliamo capire cosa sia realmente successo, che venga almeno fatta l'autopsia». Nicola Greco è il figlio del 76enne trovato cadavere nella villa dell'ex senatore Pietro Pizzo. È lui che ha presentato una denuncia in cui racconta quanto non sarebbe stato fatto dopo l'incidente
Marsala, il muratore morto nella piscina del politico Figlio: «Non c’era niente che potesse evitare caduta»
È mistero sulla causa della morte di un anziano muratore marsalese, Gaspare Greco, di 76 anni, il cui cadavere è stato trovato sul fondo della piscina senz’acqua all’interno della villa dell’ex senatore socialista Pietro Pizzo, a Marsala. Non si sa bene, infatti, se stesse lavorando a bordo piscina, oppure sul fondo. E se, nel primo caso, vi sia caduto dentro, sbattendo violentemente il capo, a causa di un improvviso malore.
La tesi del malore, visto che l’uomo, pare, fosse cardiopatico, è stata sposata dal medico legale arrivato sul posto, dove si sono recati anche polizia e vigili del fuoco. Il fatto risale alla tarda mattinata dello scorso 27 aprile, ma la notizia è venuta fuori solo adesso, dopo che il figlio della vittima, il 40enne Nicola Greco, assistito dall’avvocato Vincenzo Forti, ha presentato in Procura una formale querela/denuncia contro l’ex parlamentare marsalese, che prima di approdare a Palazzo Madama è stato anche assessore regionale allo Sport. L’ipotesi sostenuta è la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Lavori, tra l’altro, che secondo il denunciante sarebbero stati eseguiti in nero.
Al telefono, il senatore Pizzo – che ha pagato le spese per il trasporto funebre e l’acquisto del loculo al cimitero di Marsala – ha detto che al momento preferisce non rilasciare dichiarazioni. Lo farà quando conoscerà le contestazioni che gli vengono mosse. Per adesso, si limita a dire di essere «addolorato» per quanto è accaduto e che Gaspare Greco era un suo amico. Subito dopo il fatto, il senatore lo avrebbe qualificato come incidente domestico.
Nella sua querela, Nicola Greco chiede che vengano perseguiti per legge anche tutti coloro che dovessero risultare coinvolti. Poi, descrive quanto accaduto il 27 aprile. «Alle 13.07 – si legge nella denuncia – lo scrivente riceveva una telefonata da Aldo Fratelli (amico di Pizzo ed ex presidente socialista della locale Ausl, ndr) che gli comunicava che era successa una cosa grave al padre e che erano presenti ambulanze, pompieri e forze di polizia. Si chiamava immediatamente la propria sorella e si raggiungeva il posto alle 13:26. Il proprio padre era adagiato sul fondo della piscina coperto da un telo argentato, accanto ad un flex, dentro la piscina, non lontano dal cadavere, con un martelletto pneumatico».
Il figlio continua spiegando che lì apprese che «l’incidente era avvenuto verso le 11:30 circa e che i soccorsi erano stati chiamati verso le 12:0012:10», aggiungendo di avere parlato al telefono con il padre alle 10.47. «Giunto sul posto – continua – si aveva modo di parlare col medico legale intervenuto, il quale riferiva che l’infortunio era riconducibile ad un malore dovuto alla cardiopatia del defunto padre. La polizia intervenuta faceva notare al medico un evidente taglio sul cranio del defunto dal quale era fuoriuscita sostanza ematica, ma il medico si rifiutava di scendere nella piscina per accertarsi da vicino perché aveva dolore alle ginocchia. Quanto sopra è stato sentito dallo scrivente e dalla propria sorella Greco Rossella. Nel luogo dell’infortunio non si aveva modo di apprezzare alcuno strumento o impalcatura che potesse evitare la caduta e quindi lesioni ai lavoratori. La piscina era praticamente vuota con una profondità massima di tre metri circa e i lavori eseguiti dal proprio padre riguardavano il bordo».
Il cadavere, scortato dalla polizia, veniva poi trasportato all’obitorio. E qui, sostiene Nicola Greco, il medico legale «dichiarava non necessaria l’autopsia affermando che se i familiari l’avessero voluta, l’avrebbero dovuta far fare a proprie spese». Il figlio, infine, dice che il padre non era amico di Pizzo, ma che tra i due c’era solo una «semplice conoscenza» dovuta ad altri lavori di muratura effettuati negli anni precedenti.
«Ai familiari di Gaspare Greco – dice l’avvocato Forti – è stato sottratto l’affetto del loro caro, in una vicenda nella quale vanno chiarite tutte le circostanze, credo, in primis, per la serenità dello stesso senatore». Aggiunge il figlio Nicola Greco: «Ma davvero la vicenda di mio padre deve finire così? Noi vogliamo solo capire cosa sia realmente successo. Vogliamo che si faccia un’autopsia e che si faccia chiarezza».