«Mentirei se dicessi di non aver sofferto per le azioni ciniche di Renzi: quella più dolorosa fare carne da macello di un uomo mite come Genovese», scrive la deputata che fu la più votata in Sicilia alle primarie dem. Di lei il suo mentore disse: «Non ha esperienza, ma fa parte di una famiglia che fa politica da tempo»
Maria Gullo alla Camera dal Pd a Forza Italia Fedelissima di Genovese, imputata per falso
Adesso c’è anche l’ufficialità, data dalla comunicazione all’assemblea di Montecitorio dalla presidente Laura Boldrini. La deputata messinese Maria Tindara Gullo passa dal Pd a Forza Italia. Seguendo il percorso del suo mentore, Francantonio Genovese, da poco uscito dagli arresti domiciliari e accolto nel partito Berlusconi dal nuovo (e vecchio) numero uno siciliano, Gianfranco Micciché. «Arriveranno anche molti validi giovani», aveva detto quest’ultimo salutando il salto triplo di Genovese. Gullo giovane non può essere considerata, nemmeno in Italia: 51 anni, di Patti, eletta alla Camera nel 2013, alla sua prima avventura politica. Arrivata in Parlamento sulle ali delle trionfanti primarie del Partito democratico: fu la più votata in Sicilia, con oltre 11mila preferenze. Un exploit che lo stesso Genovese nei giorni successivi in un’intervista spiegò così: «Maria Tindara Gullo forse non ha esperienza, ma fa parte di una famiglia, di un mondo che fa politica da tempo: suo cugino è consigliere provinciale, suo padre è stato vicesindaco di Patti».
Un legame che inevitabilmente ha portato alla recente decisione di seguire l’ex deputato del Pd in Forza Italia. «Mentirei se dicessi di non aver sofferto enormemente per alcune azioni ciniche di Renzi – ha motivato la sua decisione Gullo – la scelta di acuire la spaccatura nel Pd di Bersani, quella di pugnalare alle spalle Letta ed, infine, non da ultima, quella più dolorosa di fare carne da macello di un uomo mite come Francantonio Genovese, colpevole solo di essersi trovato a dover affrontare un problema giudiziario poco prima delle elezioni europee. Con il risultato che per motivi diversi tutti e tre sono stati sacrificati sull’altare di Renzi. Per non parlare delle scelte relative al tesseramento al Pd fatte in segreto senza confrontarsi con il territorio».
Il suo impegno e i suoi voti saranno adesso a servizio del partito di Berlusconi, che mette un’altra tessera nel tassello della ricostruzione. «La mia – continua Gullo – non è una scelta istintiva, è una decisione ponderata nell’interesse generale. Bisogna, adesso, lavorare per il futuro. Quindi, la decisione di aderire a Forza Italia è quella di scegliere un partito di centro che si sta rinnovando e guarda con sensibilità simili a quelle mie e del mio elettorato alle problematiche dell’Italia, in generale, e della Sicilia in particolare. Tutto questo dovevo ai miei amici e ai miei elettori affinché comprendano il travaglio della mia scelta».
Nel giugno del 2014 il gup del Tribunale di Patti, paese di origine della neo deputata di Forza Italia, ha rinviato a giudizio Gullo per falso ideologico. Si trova così imputata, insieme ad altre 92 persone, in un processo che dovrà fare chiarezza sulle elezioni amministrative del 2011, quando candidato sindaco era suo cugino Luigi Gullo.