Marchese e Agrigento, boss che attraversano la storia Dal Maxiprocesso alle violazioni del rituale mafioso

Mariano Marchese e Gregorio Agrigento. Alla guida dei mandamenti di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato – decimati dall’operazione dei carabinieri di questa mattina che ha portato all’arresto di 62 persone – c’erano due uomini d’onore che hanno attraversato da protagonisti la storia della mafia degli ultimi 50 anni. Due uomini, tuttavia, accomunati solo dall’età avanzata, 77 anni il primo e 81 il secondo e dalla capacità di gestire il controllo della mafia sul territorio e sulle imprese, ma con un profilo e una personalità estremamente differenti. 

Già negli anni ’60, quando il mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù era retto da Stefano Bontate e dettava legge sui clan di mezza città, Marchese si distingueva come uno degli esponenti emergenti di Cosa nostra in grado di garantire il potere del reggente, nonostante la sua posizione di aperto contrasto nei confronti dell’avanzare dei corleonesi. Finito in manette durante il blitz di Villagrazia, quando nel 1981 la polizia fece irruzione a un summit di mafia culminato con un conflitto a fuoco, era stato anche tra gli imputati del Maxiprocesso, ricevendo una condanna a 16 anni. Tornato libero nel 2001, Marchese ha sempre agito sotto traccia, seguendo lo stile imposto da un mandamento in cui il silenzio e la compattezza sono diventate nel frattempo regole ancora più aurea, tanto da non avere più tra i propri affiliati nessun collaboratore di giustizia di rilievo dai tempi di Salvatore Contorno e Francesco Marino Mannoia. 

Uomo di grande carisma e autorevolezza. Alla morte di Giuseppe Calascibetta, Marchese ha raccolto la reggenza di Villagrazia-Santa Maria di Gesù tra i consensi degli affiliati, instaurando un regime d’altri tempi. Una gestione fondata sui rapporti personali e sulle gerarchie: non si separava mai da Vincenzio Adelfio e Antonino Pipitone, i suoi due luogotenenti, anche loro con una lunga tradizione di militanza mafiosa, che con lui conferivano settimanalmente su quanto accadeva all’interno dei confini del mandamento. Che Marchese controllava capillarmente, anche grazie all’applicazione quasi maniacale delle regole della vecchia Cosa Nostra rivelate per la prima volta ai magistrati da Tommaso Buscetta. E proprio dalla violazione di queste regole nascono gli attriti con Gregorio Agrigento. 

Gregorio è il fratello di Giuseppe Agrigento, lo storico capo mafia di San Cipirrello, condannato all’ergastolo per associazione mafiosa e per aver commesso diversi omicidi nell’interesse del mandamento di San Giuseppe Jato. Arrestato per  nel 1995 dopo una lunga latitanza è uscito di carcere nel 2005. Implicato nell’operazione Perseo, quando i mandamenti tentarono di riorganizzare una nuova Commissione provinciale, è stato però assolto per l’impossibilità di ricondurre a lui diverse intercettazioni. Salito a capo del mandamento jatino nel 2013 ha tentato subito di mettersi in contatto con Marchese, a capo del mandamento confinante, per comunicare l’avvicendamento al vertice inviando da lui due emissari. Emissari che però hanno violato due delle norme più rigide del codice di Cosa nostra: la consegna del silenzio e la presentazione rituale.

«Vossia è lo zio Mariano? Ci manda Gregorio, lo zio Gregorio. Abbiamo il mandamento nelle mani noi altri». Si legge in una delle intercettazioni riguardanti l’incontro da cui Marchese è uscito oltremodo indispettito. Nessun uomo d’onore, infatti, può rivelare a estranei la propria appartenenza alla mafia, specie con così tanta leggerezza: è questa la consegna del silenzio, che negli anni ha distinto gli uomini di Villagrazia-Santa Maria di Gesù. «Il mandamento lo abbiamo noi altri … io che dovrei fare con Gregorio? Sdisanuratu chi è. Minchia, cose da pazzi» la risposta del boss. Per mettere d’accordo i due è stato chiamato in causa anche un uomo di vertice della famiglia di Belmonte Mezzagno, Filippo Bisconti. La replica di Marchese è stata tuttavia affidata a Giuseppe Riolo, detto Bifaruni, reggente della famiglia di Piana degli Albanesi, che ricade nel mandamento di Gregorio Agrigento, rispettando, finalmente, il protocollo stabilito dal codice mafioso. 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Leonardo Caffo, catanese. Fumettibrutti (Josephine Jole Signorelli), catanese. Fulvio Abbate, palermitano. La Sicilia contro Chiara Valerio. È la Sicilia, infatti, a essersi resa protagonista dell’abbattimento delle statue raffiguranti Chiara Valerio, iniziando la rivolta contro il regime amichettistico sotto il quale viviamo.Ricapitolando.Chiara Valerio, scrittrice, editrice, attivista, radiofonica, televisiva, premiata, capa assoluta di una certa parte del […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]