Questa volta è toccato a una grossa finestra, mandata in frantumi con una pietra. Ma nella sede di via Funnuta i danni ormai non si contano quasi più. Dopo l’occupazione abusiva di due famiglie e lo sgombero forzato, sono iniziate infatti irruzioni continue
MandarInArte, sfregi sistematici nella sede di Ciaculli «Se si volesse, si potrebbe scoprire che cosa c’è dietro»
«Una finestra dopo l’altra…». Eccolo là l’ennesimo danneggiamento, l’ennesimo vetro rotto. Siamo, ancora una volta, in via Funnuta a Ciaculli, dove da qualche tempo è ripartito il progetto MandarInArte, gestito dalle associazioni Acunamatata e Solidaria. Il bilancio di quest’altro raid vandalico è di un grande finestrone rotto, probabilmente con una pietra scagliata contro, la cui riparazione costerà circa quattromila euro, secondo le prime stime fatte dai volontari. Tra i quali serpeggiano rabbia e frustrazione. Anche questa volta, come nell’ultimo caso risalente a maggio, a interrompere i responsabili sul più bello è stato l’arrivo repentino dei vigilanti della Ksm. «Di sopra è tutto aperto, non c’è granché, solo due casse da 20 euro l’una, insomma…Non è che ci fossero cose per cui valesse la pena entrare, quindi secondo me stavolta l’intento era danno per danno, cioè lo hanno fatto per sfregio – riflette Romolo Resga, presidente di Acunamatata –. Anche perché hanno tentato di distruggere anche il gazebo di legno che abbiamo montato fuori».
Uno sfregio, l’ennesimo. Che arriva dopo una serie di altri guai che sembra abbiano fatto quasi da apripista a quella che non può di certo essere solo una serie di sfortunati eventi. Il progetto, infatti, è rimasto forzatamente in standby prima per l’occupazione abusiva da parte di alcune famiglie e poi, dopo il loro sgombero forzato e la triste scoperta che in sede non c’era più nulla, per le continue irruzioni che ne sono seguite, che depredavano il posto di quelle poche cose rimaste o appena riacquistate. Ripartire, quindi, mesi fa con le consuete attività non è stato affatto semplice. Soprattutto considerando che questi episodi sono a tutti gli effetti diventati sistematici. Chi agisce, infatti, non si ferma neppure sapendo che sparse lì in zona ci sono alcune telecamere di videosorveglianza, da baglio Colluzzi fino ai pressi della sede. Non è un deterrente neppure la presenza della vigilanza dinamica, che ha già interrotto due intrusioni in pochi mesi. «A questo punto pensiamo che siano cose mirate per farci scoraggiare, per farci arrivare al punto di mollare e andare via, così da farla diventare terra di nessuno alla mercé di chiunque», osserva Resga.
A inquietare i responsabili, che pure stavolta hanno agito in piena notte, è il fatto che come prima cosa abbiano staccato le luci del contatore, sapendo quindi benissimo dove trovarlo. Un dettaglio che lascia molto perplessi i volontari di MandarInArte: «È nascosto dietro un muro a quasi 700 metri dalla casa, significa che evidentemente sapevano tutto. Mi viene il forte sospetto che siano sempre le stesse persone o, magari, proprio quel gruppetto che tempo fa ha occupato abusivamente la sede, visto che quelle persone sono state là per due mesi e conoscono bene questo posto». Un’ipotesi non del tutto azzardata, considerato anche il risentimento che ha accompagnato, un anno fa, il loro allontanamento forzato dalla sede occupata, cui fecero seguire una denuncia per minacce all’indirizzo di Resga. Che durante il periodo di occupazione si era, anzi, assicurato insieme agli altri volontari che gli ospiti, per quanto non graditi, potessero comunque usufruire di luce e acqua, che l’associazione ha sempre mantenuto attaccate.
Intanto, a presentarsi sul posto a poche ore dall’ultima irruzione notturna sono stati anche alcuni agenti della scientifica, che analizzeranno una traccia di sangue ritrovata vicino alla sede di via Funnuta. «Io quella sera mi sono arrabbiato parecchio, al commissariato praticamente c’ho un ufficio tutto mio a momenti per tutte le denunce che sono andato a fare – si sfoga il presidente -. Queste cose purtroppo non sono una casualità, non più adesso, avvengono in maniera sistematica, sono fatte contro di noi, qualcuno forse dovrebbe pensarci un po’ di più su quello che sta succedendo». A infondere nuova speranza nei volontari di Ciaculli, però, è un incontro avvenuto lo scorso venerdì con alcuni dirigenti della Dia, che hanno mostrato interesse per la storia di MandarInArte. «Abbiamo fatto una relazione molto dettagliata su tutto quello che è successo in questi due-tre anni, tra denunce e altro ci sono almeno una ventina di interventi – racconta -. Sembra se la siano presi a cuore. In fondo, se si vuole, tramite le indagini forse a qualcosa di potrebbe arrivare, ci sono tutte le telecamere nella zona. Capisco che magari non è…, però se volessero…».
«Ormai – continua Resga – nemmeno denunciamo più pubblicamente tutto quello che succede, perché ne accade davvero una al momento, quasi, sembra assurdo. Come devo sentirmi? Non so quante volte telefonate del genere mi hanno svegliato nel cuore della notte… Spero che qualcuno si metta in testa di fare delle indagini un po’ più appropriate, è dura eh…». Anche perché le attività sono sempre in corso. MandarInArte ripartirà dopo l’estate, ma adesso per due mesi i locali di via Funnuta ospiteranno i volontari di Emmaus, che curano il mercatino solidale allestito all’ex fiera del Mediterraneo, che insieme a due gruppi di ragazzi provenienti da tutta Italia e qualcuno dall’Europa useranno i locali e gli strumenti della cucina per un laboratorio di dopo-scuola gratuito che coinvolge anche i ragazzi anche dell’alberghiero Cascino, impegnati in un lavoro sul territorio. Una ragione in più, se ce ne fosse bisogno, per non fare passare sotto silenzio una situazione da tempo diventata preoccupante e ingestibile.