Maltempo, in via Etnea cronaca di un film già visto Il geologo: «È successo e succederà ancora»

È successo di nuovo oggi. E succederà ancora. La centralissima via Etnea di Catania oggi (ieri per chi legge, ndr) è stata invasa per l’ennesima volta da un fiume di acqua che ha causato molti disagi e per fortuna non si sono registrati feriti o vittime. Ma davvero dobbiamo contare i primi morti per prendere sul serio il problema del rischio idraulico nel centro cittadino? Già nel 2004, nel Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (P.A.I.) il tratto finale di via Etnea è stato classificato R4 ovvero con rischio idraulico molto elevato.

Dopo dieci anni dalla redazione del P.A.I., bisogna necessariamente rivedere il piano di protezione civile comunale con nuovi modelli che tengano conto di questi intensi e anomali fenomeni metereologici. Infatti, lo studio del Comune di Catania ha indicato in dicembre 1955 (424 mm), ottobre 1999 (371 mm) e novembre 2003 (361 mm) i mesi più piovosi dell’anno come record storici ma, «ai fini della costruzione di scenari di evento, più che le precipitazioni medie sono significative le piogge intense, per le quali vanno considerati tempi di ritorno piuttosto brevi». Si pensi agli di 80 mm di acqua in meno di un’ora caduti in città nel febbraio 2013, un dato che risulta tra i più alti mai registrati in città.

Se consideriamo infine il comportamento della popolazione durante questi eventi ci si rende conto di quanto basso sia il livello di consapevolezza del rischio da parte dei cittadini. A poca informazione e formazione corrisponde scarsa cultura della prevenzione. Preferiamo affidarci ancora a Sant’Agata chiedendole di guardarci oltre che dalle eruzioni anche dalle bombe d’acqua.

Carlo Cassaniti
Geologo e docente a contratto di Normativa geologica all’università di Catania


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«Dobbiamo contare i primi morti per prendere sul serio il problema del rischio idraulico nel centro cittadino?». Così il geologo e docente di Unict Carlo Cassaniti scrive in una nota inviata a MeridioNews dopo i disagi legati alle forti piogge di ieri. Una problematica individuata già nel 2004, ma rimasta senza alcun piano di prevenzione

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