Il Comune di Catania ha le casse vuote e un debito di oltre un miliardo di euro. Il sindaco uscente ha richiesto il pre-dissesto per limitare i danni, ma sulle tasche dei cittadini pesano tasse con il massimo delle aliquote. L'amministrazione etnea naviga davvero in acque così torbide o può trovarsi davanti nuove possibilità per uscire dalla crisi? Gli aspiranti primo cittadino ci hanno detto la loro su questo tema spinoso
Mal Comune, mezzo dissesto Tra soluzioni, problemi ed opportunità
Il Comune di Catania ha aderito al fondo di rotazione previsto dal governo di Mario Monti. Per farlo ha accettato di eliminare come previsto dalla normativa 140 milioni di euro di residui attivi anteriori al 2006. Crediti ormai non più esigibili, ma ugualmente inseriti nei bilanci fino al 2010. Le conseguenze le conosciamo: aliquote al massimo per le tasse, dallImu alla Tosap (tassa per loccupazione del suolo pubblico), passando per la Tarsu (in attesa della nuova Tares). Una situazione di pre-dissesto, richiesta dal sindaco uscente che annovera tra i maggiori successi della sua amministrazione quello di aver evitato, nel 2008 appena insediatosi, il commissariamento del Comune. Riducendo il debito, da oltre un miliardo di euro, al quale si aggiungono i guai delle municipalizzate comunali, trasformate – come lAmt – in spa partecipate per evitarne il fallimento.
Abbiamo chiesto ai candidati di rispondere a questa domanda: La soluzione del pre-dissesto sembra ai cittadini quasi un ulteriore problema in un periodo di crisi. O è un’opportunità per la prossima amministrazione?
Per leggere le risposte dei candidati scarica gratuitamente l’ele-bookCT di CTzen.