Costume e società

Novara di Sicilia e il suo Maiorchino conquistano la scena: «Unico gioco siciliano nel registro Unesco»

Il borgo di Novara di Sicilia, nel Messinese, è diventato protagonista nel panorama delle tradizioni grazie all’iscrizione nel registro delle buone pratiche di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Presente per la consegna della pergamena da parte del ministero della Cultura, il 5 settembre scorso, l’associazione circolo sportivo Olimpia Il Maiorchino (una volta circolo dedicato alla caccia). Angelo Di Pietro, presidente dell’associazione da 22 anni, ha raccontato a MeridioNews la grande soddisfazione dettata dal traguardo raggiunto proprio durante il viaggio di ritorno da Roma. «Siamo orgogliosi di aver portato in alto il nome della nostra terra salvaguardando un gioco tradizionale ripreso a partire dal 1987» creando un torneo di cui quest’anno si è tenuta la 34esima edizione saltando quella del periodo Covid. Le origini del maiorchino risalgono al Seicento, quando i ricchi latifondisti giocavano tra di loro attraverso il lancio di queste forme di formaggio di pecora prodotto dai pastori. Fondamentale l’utilizzo del mazzacorto, ossia un laccio da avvolgere attorno la circonferenza del maiorchino.

Nel 2007 era già arrivata l’iscrizione nel registro dei beni materiali della Regione, poi l’adesione alla rete Tocatì (dal veneto, tradotto, Tocca a te) e nel 2017 è stato avviato il piano per la registrazione nel registro Unesco che si è protratta fino all’1 dicembre dello scorso anno. A ciò si aggiunge l’iscrizione al Runts come enti del terzo settore e all’Aejst (Associazione europea giochi e sport tradizionali): questo il background storico dell’associazione.

Dal punto di vista sociale «i giochi creano comunità – prosegue Di Pietro – coinvolgendo anche le nuove generazioni, ci sono persino bimbi di due anni col rullo di legno». L’anno scorso si è disputato il torneo del maiorchino con 24 squadre maschili. Tradizione vuole che ogni gruppo sia composto da tre persone e si gioca «tutti i sabati e e le domeniche dalla seconda di gennaio in poi. Le semifinali e le finali – aggiunge il presidente – le facciamo dopo Pasqua, verso la fine di aprile». Una competizione che registra anche una forte presenza femminile e che garantisce il concetto di unione richiamando a sé intere famiglie e persone provenienti persino dai Comuni limitrofi, come nel caso di Terme Vigliatore. Ci sono le assicurazioni per i giochi e vengono usate le protezioni. In media all’anno l’associazione – che conta 35 soci tutti aderenti alle competizioni – dichiara di usare dalle 35 alle 40 forme di formaggio per una media di nove chili ciascuna. Questo viene poi in parte venduto durante la sagra (la domenica a cavallo del 25 aprile). Il formaggio maiorchino è fatto con latte di pecora e di capra con una percentuale che va dal 40 al 60, mentre il peso massimo si aggira intorno ai 15 chili «ma noi giochiamo con forme dai sette ai dieci chili, le finali e semifinali intorno agli undici». La stagionatura deve essere almeno di otto/dieci mesi e la produzione avviene tra maggio, giugno e i primi di luglio. C’è un significato dietro il nome maiorchino – come spiega Di Pietro: «Deriva dalla maiorca, tipologia di grano seminato nelle nostre parti che viene mangiato dalle pecore».

L’evento dello scorso 5 settembre è stato commentato a MeridioNews anche da Salvatore Bartolotta, ex presidente dei Borghi siciliani nonché socio dell’Associazione giochi antichi di Verona: «L’impegno e la dedizione costanti ci hanno ripagati con questo traguardo che vede il maiorchino come unico gioco siciliano a essere iscritto nel registro Unesco». Un importante risultato per una comunità come quella di Novara che è colpita, come altre città siciliane, dallo spopolamento ma «uniti si vince – spiega Bartolotta – Per questo faremo una grande festa di comunità al più presto invitando le istituzioni locali e regionali, inserendo anche un convegno sui giochi antichi e sulle tradizioni».

Il gioco in automatico si tramanda da generazione in generazione dando ai bambini la possibilità di allontanarsi dai cellulari e giocare per le strade del percorso che è sempre lo stesso, nel centro storico, per una lunghezza di circa 800 metri. Ed è proprio sui bambini che si focalizza anche Angela Puglisi – presidente della Pro Loco e moglie di Di Pietro – che ci racconta di aver organizzato una giornata con i bambini dell’istituto comprensivo di Novara insegnando loro le regole del gioco «per farne capire l’importanza». Tenere il piede fermo quando si lancia è la regola di base che consente, peraltro, ai partecipanti di fare un tiro ciascuno. Vince chi arriva al traguardo, detto a salva, poiché è «dove si salva la forma di formaggio», torna ad aggiungere Di Pietro. Una storia, quella del maiorchino, che non riguarda solo il passato ma è soprattutto presente e futuro: c’è in vista il lancio del gelato al maiorchino, un’esclusiva sperimentata in collaborazione con la scuola alberghiera Falcone e Borsellino di Giarre. Infine, dal punto di vista economico, è stato dimostrato che ci sono dei risvolti positivi sul gioco del maiorchino, come hanno evidenziato in uno studio – pubblicato in varie riviste universitarie – i professori Sonia Giaccone e Marco Galvagno del dipartimento di Economia e Impresa dell’università di Catania.

Chiara Gangemi

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