Un po’ come quei vasi, danneggiati e incollati, dove la spaccatura c’è ma si spera non si veda. Sono apparsi così ieri i gruppi di maggioranza al consiglio comunale di Catania. Un fronte sgretolatosi davanti alla votazione sulla riduzione di un milione e poco più della Tari, la tassa sui servizi comunali. A passare, anziché la proposta dell’amministrazione Bianco, è stato il sub-emendamento proposto dal gruppo di opposizione Grande Catania. Anche con i voti della maggioranza. O meglio, del movimento Articolo 4 – figlio politico di Lino Leanza – a cui si sono accodati altri consiglieri di maggioranza. Ma non tutti. Una mossa che avrebbe dovuto salvare le apparenze, ma che ha invece reso ancora più lampante la difficoltà di gestire una coalizione spesso poco coesa. E all’interno della quale, all’indomani della seduta, arrivano le prime conseguenze: le dimissioni di Agatino Lanzafame, consigliere del movimento Con Bianco per Catania da vice-presidente della commissione Bilancio. Dimissioni però respinte dalla stessa commissione. In serata è intervenuto anche il sindaco, che sembra aver preso bene la bocciatura della proposta della sua giunta. «Catania, che per la prima volta dopo undici anni, non ha aumentato la tariffa sui rifiuti, adesso deve diventare subito una città allavanguardia nella differenziata. La strada che ieri il Consiglio ha scelto di intraprendere, condivisa da maggioranza e opposizione, rafforza pienamente la nostra linea per una città finalmente all’avanguardia anche su questo versante».
«Quei soldi andavano restituiti ai cittadini, se non si voleva il taglio lineare dell1,5 per cento, quelle risorse potevano essere usate per aumentare le esenzioni alle fasce deboli», spiega Lanzafame. Che attacca la proposta – passata ieri in consiglio – del gruppo Grande Catania di lasciare invariato l’importo della tassa e spendere invece la cifra di un milione e 66mila euro per attività di incremento della raccolta dei rifiuti in città. Definiti da Lanzafame «fumosi interventi di promozione della differenziata». Così suddivisi, come da emendamento: 320mila euro in «corsi di educazione nelle scuole e informazione alla cittadinanza, anche realizzando delle squadre ecologiche»; 266mila euro per «incentivi smaltimento eternit»; 80mila euro «da destinare alla raccolta differenziata – operatori di cooperative di categoria B»; e infine 400mila euro per «manutenzione e potenziamento politiche ecologiche». Poi meglio definite, nel corso degli interventi, «isole ecologiche».
A fare arrabbiare Lanzafame sono soprattutto i soldi destinati alla sensibilizzazione dei cittadini in tema di rifiuti. «Una cifra incredibilmente alta. Di che tipo di interventi stiamo parlando? Perché questi costi esorbitanti? – si chiede – Quei corsi avremmo potuto realizzarli a costo zero insieme alle tantissime associazioni ambientaliste che operano in città e al generoso contributo del mondo del volontariato». «Non mi appassiona la politica che si dimentica delle persone. Sicuramente molti colleghi hanno agito in buona fede, ma la scelta adottata ieri assomiglia molto ad una brutta pagina del teatro della politica, e da questo teatro io mi tiro fuori. Non si gioca con le tasche dei cittadini», conclude il consigliere annunciando le proprie dimissioni da vice presidente della commissione Bilancio.
«La nostra idea è che, così, l’anno prossimo la Tari si possa abbassare davvero. E non dell’1,5 per cento, che sono tre euro a cittadino, ma del 4-5 per cento, che permetterà davvero di risparmiare», spiega Giuseppe Castiglione, capogruppo di Grande Catania. «La stessa impostazione che avevamo portato noi in consiglio a giugno – risponde Sebastiano Arcidiacono, in quota Articolo 4 e vicepresidente del consiglio comunale – L’emendamento di Grande Catania ricalcava la nostra proposta e l’abbiamo quindi votato per coerenza». «Altri colleghi di maggioranza hanno poi capito che avevamo ragione, attraverso il dialogo in aula», aggiunge Carmelo Nicotra, capogruppo di Articolo 4.
Ma sull’unità d’intenti della maggioranza in pochi sono pronti a scommettere. Davanti al voto compatto di Articolo 4, quello conflittuale degli altri gruppi di maggioranza è apparso come un tentativo di salvare le apparenze e dissimulare la spaccatura. Per il Pd, se ad astenersi è stato il capogruppo Giovanni D’Avola, a favore hanno votato il suo vice Antonino Vullo e la presidente del consiglio comunale Francesca Raciti. Al contrario di quello che è accaduto nel Megafono e in Con Bianco per Catania, dove a votare con l’opposizione sono stati i capogruppo Daniele Bottino e Alessandro Porto. Sui rispettivi vice, astenuta Erika Marco e contrario Lanzafame. Sulla questione, tra i consiglieri c’è chi ride, chi si arrabbia e chi nega. «Non si parla di spaccatura – commenta Nicotra – Non per forza quando c’è una proposta di un collega di opposizione non si deve considerare. Poteva essere fatta propria dall’amministrazione e invece non capisco questi atteggiamenti di chiusura categorica nei confronti dell’opposizione». A sollevare il problema dei numeri è Castiglione: «Su 30 consiglieri di maggioranza, non riescono a raccogliersi in 18. Credo ci siano problemi seri all’interno». «Ma all’interno loro», dice Nicotra. Dove per loro s’intende il resto della maggioranza. «Perché spesso come maggioranza non ci siamo e questo è un dato di fatto», conclude Nicotra.
Il prossimo futuro riserva novità per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti. Bianco ha annunciato di voler avviare a breve in un terzo della città il porta a porta. «Un piano – afferma il sindaco – che sottoporremo anche ai commissari nominati per la gestione di Ipi e Oikos in maniera da lavorare di concerto».
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