La squadra mobile ha arrestato tre esponenti dei Cursoti milanesi, recentemente colpiti da altre ordinanze di custodia cautelare, tra cui il reggente Francesco Di Stefano, per il tentato omicidio di due elementi del clan rivale. Determinante è risultata la collaborazione del pentito Michele Musumeci che ha raccontato come il vero obiettivo fosse Giovanni Colombrita, capo dei Cappello
Mafia, tre arresti tra i Cursoti milanesi Si fa luce sulla guerra contro il clan Cappello
C’è un altro tassello più chiaro nel puzzle dello scontro a Catania tra i clan Cappello-Bonaccorsi e i Cursoti milanesi. A seguito di nuove dichiarazioni del pentito Michele Musumeci, la squadra mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Francesco Di Stefano (40 anni), Nicola Christian Parisi (35) e Ugo Rosario Angrì (34), appartenenti ai Cursoti. I tre sarebbero i responsabili del tentato omicidio di Orazio Pardo (56 anni) e Salvatore Liotta (52), pregiudicati del gruppo dei Cappello, avvenuto l’1 ottobre del 2009 e su cui gli inquirenti avevano concentrato le loro attenzioni già durante l’inchiesta Revenge.
Di Stefano, detto Ciccio pasta ca sassa e ritenuto anche il reggente del clan, è accusato di essere il mandante, Parisi e Angrì (detto Saru a tigre) gli esecutori del tentato omicidio durante il quale le vittime furono raggiunti da diversi colpi di pistola alle gambe. Fatto, peraltro, mai denunciato ma di cui gli inquirenti sono venuti a conoscenza tramite le intercettazioni.
Grazie alla collaborazione di quattro pentiti – Vincenzo Pettinati, Eugenio Sturiale, Gaetano D’Aquino e Gaetano Musumeci – che hanno raccontato i motivi del dissidio tra Cappello e Cursoti, gli investigatori erano riusciti, già in passato, a ricostruire la dinamica del tentato omicidio. Nell’ottobre del 2011, per lo stesso fatto, il Gip aveva ordinato l’arresto di Di Stefano, Parisi e di Michele Musumeci (30 anni). Ma il tribunale del Riesame annullò la sentenza per insufficienza di prove. Adesso è proprio la testimonianza di Musumeci, che collabora con la giustizia dall’aprile del 2012, a fornire nuovi elementi che hanno portato all’ordinanza di custodia cautelare anche nei confronti di Angrì, l’unico dei tre che era ancora a piede libero. Il pentito spiega inoltre il retroscena di quel giorno d’ottobre. A cadere sotto i colpi dei Cursoti sarebbe dovuto essere Giovanni Colombrita, allora reggente dei Cappello. Lui e Di Stefano si contendevano un’estorsione.
Continua dunque l’azione repressiva nei confronti del clan dei Cursoti milanesi, colpito appena dieci giorni fa da tredici arresti per lo spaccio di droga nel quartiere di San Leone.