Ammonta a mezzo milione di euro il valore dell'impianto industriale per il quale il tribunale ha disposto i sigilli. Secondo gli inquirenti, il titolare farebbe da tramite tra la criminalità organizzata peloritana e il clan etneo dei Santapaola. A fare da prestanome era Salvatore Ruggeri, titolare della Sud Service srl
Mafia, sequestro per l’imprenditore Concetto Bucceri Procura: «Anello tra famiglie catanesi e barcellonesi»
Cinquecentomila euro. È questo il valore dell’impianto industriale sequestrato questa mattina dagli uomini della direzione investigativa antimafia all’imprenditore di Letojanni Concetto Bucceri. Già sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno, l’uomo è stato definito dagli agenti «anello di congiunzione tra le organizzazioni criminali operanti nel territorio a cavallo tra Messina e Catania». Il sequestro, disposto dal tribunale misure di prevenzione di Messina, fa seguito alle indagini della sezione operativa della Dia di Messina che hanno portato a forti sospetti sull’imprenditore e sui suoi rapporti con le più note famiglie criminali delle due province. L’uomo è oggi sospettato di essere in contatto con il clan egemone Santapaola di Catania attraverso il gruppo di Picanello, nonché con i «barcellonesi», come confermato dalle dichiarazioni dei collaboratori Carmelo Bisognano e Alfio Giuseppe Castro.
Gli accertamenti degli investigatori hanno confermato l’ipotesi che l’imprenditore Salvatore Ruggeri, titolare della ditta Sud Service, sia in realtà «fidato prestanome» di Concetto Bucceri. L’analisi dei flussi finanziari ha appurato che Ruggeri, con la sua impresa, riusciva a finanziare – anche con emissione di documenti predisposti ad hoc – una seconda società riferibile a Bucceri. Il meccanismo serviva a quest’ultimo, già colpito da precedenti provvedimenti, a non apparire collegato alla Sud Service srl. Un tentativo intercettato anche dalla prefettura che ha negato l’iscrizione di una realtà imprenditoriale collegata alla Sud Service nella cosiddetta white list. L’elenco delle imprese che hanno il benestare dello Stato perché non collegate a realtà mafiose.
Il sequestro di oggi non è un singolo caso ma ha dei precedenti – disposti dal distretto giudiziario di Messina dopo l’avallo di Nunzio Antonio Ferla, direttore della Dia – che hanno portato nelle casse dello Stato circa quattro milioni e 300mila euro.
Tre i procedimenti penali in cui Bucceri è stato precedentemente coinvolto per reati di mafia: Free Bank, Vivaio e Gotha. Proprio durante quest’ultimo – che ha portato a 24 ordinanze di custodia cautelare e al il sequestro di circa 150 milioni di euro – la procura di Messina ha accertato l’esistenza di legami tra cosa nostra catanese e le cosche del messinese. Caduta la condanna per concorso esterno – in seguito alla sentenza della Cassazione che ha modificato quella della Corte d’Appello di Messina – Concetto Bucceri rimane oggi imputato per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso in un secondo processo a Catania.