Salvatore Navanteri è stato individuato dagli inquirenti come capo del mandamento locale di Cosa nostra, legato ai clan Nardo di Lentini e Santapaola di Catania. L'uomo avrebbe sottratto il territorio - non senza scatenare tensioni - a Michele D'Avola, in carcere da oltre un anno. Le indagini sono partite dalla forte differenza tra i redditi dichiarati allo Stato e l'effettivo tenore di vita. La Dia ha posto i sigilli ad alcuni immobili nell'area del Calatino e a Sondrio
Mafia, sequestrati beni per 500mila euro Colpito il boss di Vizzini e Francoforte
Beni per oltre 500mila euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia etnea a Salvatore Navanteri, 59enne originario di Vizzini (in provincia di Catania) e residente nel vicino Comune di Francofonte (Siracusa). Navanteri è riconosciuto come uno dei capi del mandamento locale legato al clan Nardo di Lentini, affiliato alla famiglia Santapaola di Cosa nostra. Il sequestro è scattato grazie a un’indagine sul patrimonio della famiglia Navanteri. Come frequentemente accade in casi del genere, sarebbe eccessiva la differenza tra il tenore di vita e i redditi dichiarati allo Stato. La Dia ha dunque posto i sigilli a beni immobili nei Comuni di Francofonte, Vizzini e Sondrio riconducibili a Salvatore Navanteri.
Salvatore NavanteriIl padre Giovanni negli anni Ottanta fu protagonista di una faida sanguinosa con la consorteria rivale capeggiata da Giovanni Caruso che portò a numerosi omicidi, compresi quelli dei fratelli di Salvatore Navanteri. Quest’ultimo ha precedenti per associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi. Nel gennaio 2013 è stato coinvolto in un’operazione che ha smantellato un traffico di cocaina e condannato a un anno di sorveglianza speciale senza obbligo di soggiorno. Pochi mesi dopo, a settembre, è stato arrestato nell’ambito dell’operazione di polizia Ciclope con la moglie Luisa Regazzoli e altri membri del clan Nardo, tutti accusati di associazione mafiosa finalizzata alla detenzione illegale di armi.
Il gruppo, a capo del quale ci sarebbe stato proprio Navanteri, avrebbe avuto il controllo dei territori di Vizzini e Francofonte. La zona sarebbe stata sottratta a Michele D’Avola (detto Cuccarino) in carcere dalla fine del 2012. Il colpo di mano avrebbe portato a una spaccatura tra quanti sarebbero rimasti fedeli a Cuccarino e chi, invece, avrebbe riconosciuto Navanteri come nuovo leader. Le tensioni sarebbero culminate con un agguato nell’agosto 2013 ai danni di Salvatore Navanteri, raggiunto assieme a un collaboratore (Robert Emilian Mocanu) da alcuni colpi di arma da fuoco mentre si trovava nei dintorni di una casa di proprietà del padre, in contrada Bonforte a Francofonte.
[Foto di ragnagne]