Mafia & politica = Sicilia

da Vittorio Greco
attivista di Addiopizzo
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ieri è stato il 66° anniversario dell’Autonomia siciliana. Per volontà del Governatore Raffaele Lombardo questa ricorrenza da due anni è ricordata anche attraverso un giorno di vacanza per gli studenti siciliani. La gioventù siciliana ha quindi festeggiato andando in giro a godere della calda luce della primavera. Per Raff…aele Lombardo, leader del più forte movimento autonomista del Sud, è stata invece una giornata grigia, passata in tribunale. E’ imputato di un reato che fa rabbrividire la coscienza civica: voto di scambio a favore di alcuni mafiosi del Catanese. Pardon, dovrebbe far rabbrividire. La realtà è ben altra, forse la storia può aiutare a capire quello che per un cittadino inglese appare incomprensibile: come mai Lombardo non si dimette?

Proviamo a capirci qualche cosa partendo dall’anniversario di ieri. Forse questa curiosa coincidenza ha qualcosa da dirci su entrambi gli eventi: Lombardo che non si dimette e l’anniversario dell’Autonomia. Forse c’è un nesso sotterraneo che tiene legati fatti così distanti, forse l’intelligibilità della storia siciliana può emergere proprio confrontando questi due fatti. Sia chiaro, non mi muovo alla ricerca di nessi lineari di causa-effetto, ci mancherebbe. Cerco di evidenziare un clima culturale e una temperie sociale che, secondo me, lega eventi diversi e distanti sotto un’unica, asfissiante cappa… alla quale non saprei bene che nome dare.

Ci voglio comunque provare, anche se tornare con la memoria a più di sessantasei anni fa è un tuffo nel mare della Storia dal quale è difficile tornare al presente con il bandolo della matassa.

Il 10 luglio del 1943 gli Alleati sbarcano in Sicilia. Il 25 luglio il Gran consiglio del fascismo, con l’appoggio del Re, sfiducia Mussolini e lo fa arrestare. Il governo viene affidato a Badoglio. L’Italia resta in guerra, al fianco dei tedeschi, ma segretamente si tratta con gli Alleati, che ad agosto hanno già preso la Sicilia. Il tre settembre, sempre in Sicilia, a Cassibile, si firma l’armistizio, che però viene comunicato soltanto l’otto, causando cinque giorni di caos e sbandamento a tutti i livelli. È l’inizio di una grande transizione non solo politica, ma anche socioeconomica. Nell’Italia spaccata in due (il Centro-Nord ai nazifascisti, il Sud agli alleati) ricominciano le lotte operaie e contadine.

In Sicilia la mafia, di fatto, comincia a partecipare al governo di diversi Comuni, si comincia ad affermare il banditismo e nasce il Movimento Indipendentista. C’è un ordine sociale da tutelare, a partire dagli interessi di un forte blocco sociale: la grande proprietà latifondista e Cosa nostra. Il nuovo nemico – quello di sempre – è chiaro: il movimento contadino e il socialismo. È la cornice istituzionale e politica che è ancora incerta.

Nel ’44 cominciano le mobilitazioni contro le speculazioni degli agrari, per i granai del popolo, per la divisione del prodotto a favore dei contadini (peraltro decisa dal Governo), per l’assegnazione delle terre incolte e mal coltivate. “Chi fermerà tutto questo?”, mi sembra quasi di sentirla l’angosciosa domanda dei latifondisti. “Ci vuole un nuovo ordine politico, perché tutto resti come sempre è stato. Separiamoci!”.

Agrari e mafiosi si misero alla testa del Movimento Separatista, seppero usare la banda di Giuliano, e riuscirono così a guadagnare quella forza contrattuale per ottenere ciò che realmente desideravano. Non l’indipendenza, ma una forte Autonomia che consegnasse la Sicilia nelle loro mani, in modo che a fermare le sinistre potessero esser loro stessi. La situazione in Italia è ancora troppo fluida, “meglio sbrigarcela da noi”.

L’Italia non aveva ancora deciso se restare un Regno o diventare una Repubblica (referendum del 2 giugno del 1946) e la Sicilia riusciva a diventare già storia a sé. L’Autonomia veniva concessa il 15 maggio 1946 dal nuovo re Umberto II di Savoia. È disciplinata da uno Statuto speciale che la dota di una ampia autonomia politica, legislativa, amministrativa e finanziaria.

La nuova cornice istituzionale del vecchio ordine sociale era conquista. Mancava, dettaglio non da poco, la nuova cornice politica. A questo ci avrebbe pensato la strage di Portella della Ginestra, l’uno maggio del ’47, poco dopo le elezioni regionali (vinte da sociali e comunisti) e mesi prima che venisse approvata la nuova Costituzione Repubblicana.

A livello nazionale i giochi non erano ancora fatti, ma in Sicilia i latifondisti e la mafia si erano già conquistati il loro posto nel nuovo ordine nazionale e mondiale.

Gli agrari spariranno ben presto, la mafia no; e neanche i latifondisti. Il grande latifondo ben presto non fu la terra, ma l’elefantiaco apparato burocratico dell’Autonomia.

Ecco, Lombardo ha questo retroterra storico e ideologico. Il latifondo va conquistato e difeso senza troppo scrupoli. Vale anche la pena correre il rischio della galera. I mafiosi hanno cominciata a farsela solo grazie al maxiprocesso, i politici siciliani stanno cominciando solo ora, con Cuffaro.

Avere rapporti borderline è un gioco che vale la candela, soprattutto ora che, per l’ennesima volta, la Sicilia è protagonista (questa volta silente) di un altro cambio di stagione politica.

C’è un grande latifondo da difendere, l’apparato burocratico dell’Autonomia. Si può rischiare di incappare in qualche reato. Ogni cittadino, fino a prova contraria, è innocente. La responsabilità penale è sancita dal diritto e gestita dallo Stato. La responsabilità sociale e politica è una questione di sensibilità democratica, è gestita dall’opinione pubblica, è sancita dalle scelte elettorali, a cominciare dalla scelta se candidare o no certi personaggi. Ma i sudditi di un feudo non votano secondo coscienza, si comportano come vassalli e valvassori, vogliono prebende.

Il 66° anniversario dell’Autonomia Lombardo lo ha festeggiato in un Tribunale della Repubblica Italiana, a difendersi dall’accusa di voto di scambio a favore di alcuni mafiosi. Tanto l’opinione pubblica se ne frega, forse non esiste proprio. Vassalli e valvassori sì, ed ecco una sfilza di nuove lucrose nomine nel seno dell’Autonomia. La chiamano così, con un termine che sa tanto di libertà, ma è solo il vecchio, secolare feudo. Il pre-testo istituzionale per tenere al governo il peggiore ceto conservatore dell’Italia unita.

P.s. è veramente desolante constatare che molti degli eredi politici di Pio La Torre e Piersanti Mattarela continuino a sostenere Lombardo. Ma preso atto del fatto forse basta guardar da un’altra parte.

Foto di prima pagina tratta da infiltrato.it

Redazione

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