Sette persone sono finite in manette dopo il colpo sferrato stamattina dai carabinieri del comando provinciale al mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. Sono gli strascichi della maxi operazione Cupola 2.0, che aveva sollevato il velo su una delle cellule più attive di Cosa nostra
Mafia, esorsioni e politica, altro blitz a Misilmeri Volevano mettere su una lista per le Comunali
Ennesima operazione antimafia nei dintorni di Misilmeri. Ancora una volta colpito il mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, uno dei più attivi al momento nel Palermitano, con tutta la sua carica violenta che hanno portato il territorio a essere oggetto negli ultimi mesi di minacce, attentati e omicidi. E altri ne erano stati progettati, secondo quanto emerso dalle indagini del comando provinciale di Palermo dei carabinieri, che questa mattina hanno portato all’arresto di sette persone (cinque in carcere e due ai domiciliari) accusate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.
Sono ancora gli strascichi della maxi indagine che aveva portato al blitz Cupola 2.0, andato in scena il 4 dicembre del 2018, quando a finire in manette, tra i membri della nuova commissione provinciale di Cosa nostra, è stato anche Filippo Bisconti, poi diventato collaboratore di giustizia, ritenuto reggente del mandamento insieme a Salvatore Sciarrabba, anche lui arrestato, così come Vincenzo Sucato, reggente della famiglia mafiosa di Misilmeri, e Stefano Polizzi, a capo della famiglia mafiosa di Bolognetta. Accanto a loro emergevano le figure di Stefano Casella e Giovanni Salvatore Migliore, affiliati alla famiglia di Belmonte Mezzagno, e Domenico Nocilla, affiliato alla famiglia di Misilmeri, coadiuvato dal figlio Claudio «per organizzare i movimenti di Sciarabba per raggiungere luoghi sicuri ove incontrarsi con i consociati per discutere delle dinamiche intranee al sodalizio mafioso».
Una realtà mafiosa fatta di estorsioni, minacce, ma anche summit di mafia, come quello documentato dai carabinieri in casa di Carlo Di Noto, imbianchino, incensurato, oggetto anche lui del provvedimento di oggi (non potuto eseguire per il suo trasferimento per motivi di lavoro, nel 2018, negli Stati Uniti). In particolare, il secondo summit, avvenuto il 27 maggio 2017, era interamente monitorato. Inizialmente, erano state rilevate le preoccupazioni di Siarabba in merito ai rischi che stavano correndo partecipando a una riunione del genere, ritenuta comunque necessaria poiché le problematiche che avrebbero dovuto affrontare non potevano essere sintetizzate nei soliti pizzini.
E tra le attività in cui si cimentavano gli uomini del clan ci sarebbe stata anche quella politica, avevano infatti pensato a una vera e propria lista civica in vista delle amministrative di Misilmeri del 2020, una lista che avrebbe dovuto essere senza partito, ma con «i cristiani giusti» per iniziare a gestire le cose anche dall’interno nel Comune alle porte di Palermo.