Mafia e scommesse, spunta anche l’ex sponsor del Siracusa A fine partita soldi dal fratello dell’ex patron alla ‘ndrangheta

Una bella giornata di sole fa da cornice al
poker del Siracusa Calcio nel derby siciliano di Lega Pro contro l’Akragas. È il 13 novembre 2016 e sugli spalti dello stadio Nicola De Simone ci sono due spettatori d’eccezione arrivati direttamente dalla Calabria. Si tratta di Danilo Iannì e Francesco Franco, figlio del boss reggino Roberto. La loro presenza non passa soltanto attraverso i selfie pubblicati sui loro profili Facebook, perché a controllarli ci sono anche gli investigatori della procura di Reggio Calabria. A distanza di tre anni da quel viaggio a Siracusa, uno dei tanti, emergono le intercettazioni contenute nei documenti dell’inchiesta RevolutionBet sul binomio mafia-scommesse. L’accusa per i due tifosi è di fare parte della ‘ndrangheta reggina e di essere stati in stretto collegamento con Fabio Lanzafame. L’imprenditore aretuseo, residente in Romania, è oggi il pentito chiave dell’indagine. Nel suo passato c’è un forte legame con la vecchia gestione della squadra della città natale.

A partire dalla sponsorizzazione attraverso la sua società di scommesse: la
PremierWin365, oggi sequestrata ma attiva sui circuiti online italiani grazie alla concessione della Sks365 Malta. Il logo della ditta di Lanzafame, in cui è azionista pure la moglie, finisce così sulle casacche bianco-blu del club. «Una partnership che prosegue nel segno della solidità», scrivono nel novembre del 2016 sulla pagina Facebook della società calcistica. L’accoppiata si ripete per il secondo anno consecutivo. Lo stesso logo c’è anche sulle coperture delle panchine del De Simone. Particolare, quest’ultimo, spesso fotografato da Iannì e Franco durante le partite in casa. 

L’azienda, tuttavia, è solo un tassello di un disegno più complicato perché opera sul mercato delle scommesse online grazie alla concessione di PlanetWin365 che, secondo gli inquirenti, sarebbe il vero cuore pulsante degli affari delle mafie di Sicilia, Calabria e Puglia. Promotore territoriale dell’azienda per la Sicilia è Lanzafame, il pentito delle scommesse, che il 13 novembre di due anni fa, avrebbe mandato allo stadio Iannì e Franco. I due calabresi hanno un compito preciso: «Ritirare 53mila e 500 euro», cioè l’incasso «della partita del Siracusa», si legge nella ricostruzione degli investigatori tra le pagine del provvedimento di fermo. Nelle intercettazioni i due parlano di generici «soldi dell’incasso dei paganti». Una somma che, comunque, dopo il fischio finale sarebbe stata fatta consegnare in contanti da Graziano Cutrufo, fratello dell’allora presidente del Siracusa, Gaetano (entrambi non indagati, ndr). Terminato il derby, Iannì entra in macchina e comincia a contare il denaro. Una microspia intercetta tutto, compreso il rumore delle banconote: «Dieci, undici, dodici». «I soldi dell’incasso dei paganti ti ha dato?», chiede Franco. «Certo», risponde Iannì. Stando ai numeri quella partita chiamò a raccolta 2.800 spettatori per un incasso di circa 23mila euro. 

A rispondere a nome dei Cutrufo è Gaetano che conferma di conoscere Fabio Lanzafame fin da ragazzo perché «è cresciuto nel mio stesso quartiere. Mio fratello con il Siracusa Calcio non aveva nulla a che fare, mi pare una stronzata. Poi, in quell’anno forse non facevamo nemmeno botteghino, vendevamo solo in prevendita tramite la società abilitata, quindi non so di quale incasso possano parlare. Mi pare che sono una serie di minchiate grandi quanto una casa. Forse – aggiunge durante una telefonata con MeridioNews – fanno confusione, anche se non vedo comunque un nesso con mio fratello, con la gestione del bar che da contratto era gestita da Premierwin365 ma l’incasso non passava tramite noi». Conferma che lei Iannì e Franco non li conosce? «Possibilmente li avrò visti ma non sono amici miei perché non possono essere amici miei visto il risultato». E suo fratello? «Graziano forse faceva qualche scommessa ma non con il Siracusa Calcio». Una puntata sulla società locale ci sarebbe stata. Il 2 marzo 2016 Iannì, l’uomo considerato inserito nella cosca Tegano, riceve una chiamata dal parente dell’allora presidente: «500 euro sul Siracusa e 1 Reggina», dice al suo interlocutore riferendosi a una puntata. 

Davanti ai magistrati Lanzafame ricostruisce, inoltre, la richiesta di un incontro con alcuni presunti esponenti della ‘ndrangheta, attivi per conto della cosca dei Tegano. È in questa circostanza che torna il nome di Graziano Cutrufo, che si sarebbe rifiutato di fare da intermediario e avrebbe poi messo al corrente della vicenda l’imprenditore delle scommesse. «Mi ha chiamato e mi ha detto “guarda che stanno cercando di fare un incontro e mi hanno contattato per farlo, ma non ho accettato […] comunque vogliono farti un’estorsione“», racconta Lanzafame in un verbale riferendosi alle parole pronunciate dall’«amico di infanzia».

Non solo calcio. Graziano Cutrufo, così come il fratello maggiore Gaetano, è appassionato anche di politica. Entrambi imprenditori, il più giovane nel 2012 subentra come consigliere comunale del Pd a Siracusa. Il fratello cinque anni dopo si candida, senza essere eletto, alle Regionali nella lista Alternativa popolare e alle scorse Comunali è designato assessore dal candidato a sindaco Ezechia Paolo Reale. La luna di miele con la squadra locale si conclude nei mesi scorsi con la vendita del club all’imprenditore di Adrano Giovanni Alì. Intanto Graziano continua a essere in sella alla squadra di Eccellenza del Palazzolo con il ruolo di presidente, ereditato proprio dal fratello maggiore. «Tra il Siracusa e PremierWin non c’è più nessuno rapporto – spiega a MeridioNews il nuovo patron Alì – anzi volevo fargli un decreto ingiuntivo per 100mila euro». Sui presunti passaggi di denaro del 2016 agli uomini considerati della cosca Tegano: «Lo apprendo da voi non ho nessuna notizia su questa vicenda». 

Abbiamo provato a metterci in contatto, senza successo, con Graziano Cutrufo per una replica.  

Aggiornamento del 16 novembre:

La società SKS365 fa sapere che:
«Come specificato nel comunicato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, infatti: “Va precisato, con riferimento alla SKS365 che le investigazioni hanno riguardato esclusivamente la proprietà/management che ha gestito la società fino al 2017, ovvero prima della sua cessione ai nuovi proprietari, nei cui confronti non sono emersi elementi di responsabilità”. Come ufficialmente riportato negli atti presentati dagli inquirenti in sede Dipartimento Nazionale Antimafia, la nuova società SKS365 è da ritenersi dunque estranea a quanto accaduto ed emerso dalle indagini».


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