Mafia e rifiuti, ancora un rinvio nel processo Gorgoni Impedimento a causa del nuovo arresto di Maesano

Fatica a ingranare il processo Gorgoni sulle presunte ingerenze dei clan Cappello e Laudani nel settore dei rifiuti nei Comuni di Aci Catena e Trecastagni. Stamattina l’udienza davanti al giudice della prima sezione penale Roberto Passalacqua si è conclusa con un nuovo rinvio per il procedimento con rito ordinario (a dicembre ci sono state sei condanne in abbreviato) dopo quelli di metà ottobre e metà dicembre, il primo dovuto a numerosi difetti di notifica mentre il secondo reso necessario per l’astensione della Camera penale legato alle novità introdotte dal decreto Spazzacorrotti – di recente divenuto legge – sui termini di prescrizione. 

E in un certo senso anche questo slittamento è legato alle nuove norme: il giudice, infatti, ha riconosciuto il legittimo impedimento per Ascenzio Maesano, l’ex sindaco di Aci Catena che deve rispondere di corruzione da parte della Senesi di Rodolfo Briganti, una delle due ditte che avevano messo gli occhi sull’appalto settennale per la raccolta della spazzatura. Dietro all’altra – la Ef Servizi Ecologici di Misterbianco – secondo la procura ci sarebbe stata invece la mafia e, nello specifico il boss dei Cappello Massimiliano Salvo, il quale, tramite l’intercessione del gruppo catenoto dei Laudani, guidato da Lucio Pappalardo, avrebbe fatto pressioni sull’amministazione comunale affinché si desse l’appalto alla Ef. Il tutto sfruttando anche la lunga e controversa disputa davanti alla giustizia amministrativa, legata al ricevimento da parte di entrambe le imprese dell’interdittiva antimafia

L’impossibilità di presenziare all’udienza per Maesano, che nelle precedenti occasioni non era presente in aula, deriva dal recentissimo arresto arrivato dopo la condanna definitiva nel processo per le tangenti intascate insieme all’ex funzionario comunale Orazio Barbagallo dall’imprenditore Giovanni Cerami. Una reclusione che per Maesano – da una decina di giorni trasferito nella casa di reclusione di San Cataldo in provincia di Caltanissetta – è stata per certi aspetti inaspettata: dopo la condanna a poco meno di tre anni, dei quali più di uno già scontato in regime di custodia cautelare, l’ex politico confidava nel fatto di potere beneficiare di misure alternative al carcere. A stoppare tutto, però, è stato proprio la Spazzacorrotti che ha tolto questa possibilità per chi è condannato per alcuni reati contro la pubblica amministrazione

La prossima udienza di Gorgoni è stata aggiornata al 9 aprile. Quel giorno, a meno di ulteriori inciampi, si dovrebbero discutere le questioni preliminari e le costituzioni di parte civile. A quel punto il processo potrebbe essere riunito inglobando anche la posizione di Pappalardo. Stralciata a dicembre in quanto unico imputato sottoposto a misura cautelare.


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