L'operazione è l'esito di un'attività investigativa dei carabinieri di Palagonia. Gli inquirenti avrebbero accertato e documentato la richiesta di pizzo di alcuni presunti componenti del cosiddetto gruppo del Calatino della famiglia Santapaola-Ercolano a quattro imprenditori del settore edile e commerciale. Guarda foto e video
Mafia e pizzo a Palagonia, arrestate sei persone Indagini partite dalle denunce degli imprenditori
I
carabinieri del comando provinciale di Catania hanno arrestato sei persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione tentata e consumata con l’aggravante del metodo mafioso al fine di agevolare la famiglia catanese di Cosa nostra Santapaola-Ercolano nel territorio di Palagonia. Si tratta di Salvatore Alessandro Ferraro (classe 1970), Luigi Scuderi (classe 1959), Mario Compagnino (classe 1969), Rocco Farruggio (classe 1970), Pierpaolo Di Gaetano (classe 1979) e Salvatore Musumeci (classe 1954). A emettere il provvedimento è stato il gip del tribunale etneo, su richiesta della locale direzione distrettuale Antimafia.
L’operazione, avviata nelle prime ore di questa mattina dai carabinieri di Palagonia (assieme al
nucleo cinofili e agli elicotteri), avrebbe permesso di individuare nel 46enne Salvatore Ferraro (palagonese) il capo del gruppo. L’uomo sarebbe collegato alla famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano, per conto della quale – secondo gli investigatori – si sarebbe occupato di gestire il racket delle estorsioni sul versante calatino della provincia, e in particolare dell’area tra Palagonia e Militello in Val di Catania.
A fare partire le indagini sarebbero state le denunce di alcuni commercianti locali che si sarebbero rifiutati di pagare il pizzo. Nel corso dell’inchiesta sarebbe emerso che gli indagati avrebbero minacciato gli imprenditori. Chiedendo all’inizio cinquemila euro e poi mille euro al mese. Oltre che altri versamenti di denaro e una percentuale del due per cento su ogni «macchina di cemento scaricata». In almeno due circostanze, scrive la procura in una nota, le vittime venivano aggredite per costringerle a pagare. A un uomo sarebbe stata rubata l’automobile, per poi bruciarla. In attesa degli interrogatori di garanzia, gli arrestati sono stati rinchiusi nelle carceri di Siracusa e Caltagirone.
