I togati etnei in secondo grado avevano assolto l'ex presidente dal concorso esterno in associazione mafiosa. E lo avevano condannato, con pena sospesa, per corruzione elettorale. Il legale: «Prima di parlare aspettiamo il deposito delle motivazioni»
Mafia, da rifare processo d’appello a Raffaele Lombardo Giudici Cassazione annullano con rinvio a nuova corte
L’ex presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo dovrà andare nuovamente a processo per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. A deciderlo sono stati i giudici della seconda sezione penale della corte di Cassazione. In archivio finisce così la sentenza pronunciata il 31 marzo 2017 dalla corte d’appello di Catania, che aveva assolto il politico autonomista dal reato di concorso esterno e lo aveva condannato a due anni, con pena sospesa, per corruzione elettorale con l’aggravante del metodo mafioso ma senza il ricorso a violenza.
L’esito di questo pomeriggio, da parte dei giudici ermellini, arriva due settimane dopo la discussione del procuratore generale Stefano Rocci. Il magistrato, davanti la corte presieduta da Matilde Cammino, aveva chiesto l’assoluzione per il presunto patto con la famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano e il rinvio a una nuova corte di secondo grado per il solo reato elettorale. Il pg, inoltre, aveva chiesto l’inammissibilità del ricorso della procura di Catania perché presentato in ritardo rispetto ai tempi stabiliti. Adesso però l’esito è stato del tutto ribaltato. «Vediamo con favore – spiegano dalla procura etnea – che è stata annullata una sentenza contro la quale era stato avanzato ricorso. Ma bisogna attendere le motivazioni». Sulla stessa linea di attesa l’avvocato Alessandro Benedetti, che con Filippo Dinacci difende l’ex governatore ed ex leader del Movimento per le autonomie: «Prima di esprimere qualsiasi valutazione – afferma il penalista – dobbiamo aspettare il deposito delle motivazioni per evitare di dire cose improbabili».
Lombardo in primo grado, davanti la giudice monocratica Marina Rizza, era stato condannato a sei anni e otto mesi. Mentre in appello l’accusa, con in testa la magistrata Agata Santonocito, aveva chiesto sette anni e otto mesi di reclusione. Il politico autonomista, originario di Grammichele in provincia di Catania, finisce sotto inchiesta nel 2010. L’operazione antimafia Iblis svela un patto tra mafia, politica e imprenditoria e alla sbarra finisce anche Angelo Lombardo, fratello di Raffaele e come il parente politico dell’Mpa. Sono gli anni di massimo splendore per i Lombardo e per il suo partito, fondato nel 2005. Appena tre anni dopo, grazie al patto con l’allora Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi, riesce a fare eleggere ben otto deputati alla Camera e due al Senato.
Per il politico, che resta ancora uno degli interlocutori più ricercati in ambito locale e regionale, la procura aveva anche chiesto l’archiviazione del fascicolo. Ma a non essere dello stesso avviso era stato il giudice Luigi Barone. Il gip, il 20 marzo 2012, rigetta, smentisce gli uffici giudiziari etnei, e dispone l’imputazione coatta per i Lombardo. Ad essere azzerato è anche un primo processo, ormai alle battute finali, in cui i fratelli Lombardo erano accusati di voto di scambio semplice. Il 31 luglio, intanto, arrivano le dimissioni da presidente della Regione. Sul fronte giudiziario le due accuse, voto di scambio e concorso esterno, finiscono in un unico filone. Poi approdato con il rito abbreviato condizionato davanti la giudice Marina Rizza.
Nelle motivazioni del processo di secondo grado i giudici nelle 270 pagine della sentenza si erano soffermati su tre passaggi fondamentali: Mancanza di prove certe e concordanti dietro gli affari dei centri commerciali, un presunto summit di mafia svelato da un pentito che però non ha trovato riscontri e i rapporti con alcuni esponenti di Cosa nostra, compresa l’intercessione di un parente.