Mafia, contatti tra il sindaco di Paceco e «don Mariano» Le rassicurazioni al boss indispettito dalla burocrazia

«Peppe Scarcella? Amici intimi». A essere convinti del fatto che quella di Mariano Asaro non fosse una millanteria sono i magistrati della Dda di Palermo che ieri hanno arrestato il capomafia di Paceco, poco più di due anni dopo dal suo ritorno in libertà. Un convincimento che ha portato gli inquirenti a recapitare un avviso di garanzia al sindaco del piccolo centro del Trapanese, che da ieri sa di essere indagato per concorso esterno in associazione mafiosa

L’inchiesta, in cui è coinvolto anche l’ex deputato regionale già a processo per mafia Paolo Ruggirello, ripercorre le mosse di Asaro per tornare in pista. Una partenza che sarebbe dovuta passare da investimenti diversificati. Dalla ricerca di un terreno da venti ettari per buttarsi nel fotovoltaico alla possibilità di fare da socio occulto in un centro scommesse, fino a quella che per Asaro – nel cui curriculum non ci sono solo condanne per mafia, affiliazione alla massoneria e rapporti con soggetti mediorientali pratici di esplosivi, ma anche un’esperienza da odontotecnico – sarebbe stato il traguardo più significativo: aprire uno studio dentistico.

Ed è proprio quando il capomafia rimane imbrigliato nella burocrazia che sarebbe entrato in gioco il sindaco di Paceco Giuseppe Scarcella. I carabinieri monitorano alcuni colloqui tra i due. In uno di questi, l’8 aprile, il primo cittadino lo riceve chiamandolo «don Mariano». Una forma di rispetto verso il boss, per gli inquirenti; qualcosa che non può essere accaduto per il diretto interessato. «Ma quale “don Mariano” – replica Scarcella a MeridioNews -. Non siamo nemmeno compaesani, lui è trapiantato qui. Non ho idea di cosa volesse fare, di questo studio non conoscevo nulla. Che lui sia venuto da me per parlare di problematiche da risolvere lo escludo categoricamente».

Tuttavia la smentita di Scarcella, che ieri pomeriggio si è dimesso dalla carica di presidente del Consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo motivando la decisione con la volontà di «non arrecare danno all’istituzione», si scontra con le intercettazioni effettuate dai carabinieri. «Noi altri praticamente stiamo aprendo lo studio qui a Paceco, lo studio dentistico, dove c’era il museo del contadino. Allora che succede – racconta Asaro al sindaco – oggi (il geometra, ndr) va al Suap (sportello unico per le attività produttive, ndr). Il Suap manda qui per conoscenza… Appena arriva qui, a me interessa che mi danno la Scia (segnalazione certificata di inizio attività, ndr) subito per cominciare a tramezzare altrimenti mi perdo di casa». 

Nelle parole del boss c’è l’impazienza di chi teme di essere rimpallato da un ufficio all’altro. Sensazioni che un po’ tutti conoscono. A quel punto, però, il sindaco di Paceco avrebbe rassicurato Asaro. Scarcella prima avrebbe confermato la qualità del geometra a cui il capomafia si era affidato – «è uno dei migliori qui a Paceco, si sa muovere» – e poi avrebbe condiviso la scelta di fare avvicinare il dirigente del Suap da una persona di fiducia. «Ci fici parlare da Castellammare, ho un amico mio che sono come fratelli», rivela Asaro al primo cittadino. «È uno molto sveglio», commenta Scarcella. Agli atti dell’indagine è finita anche un’intercettazione di qualche settimana prima in cui il primo cittadino avrebbe dato garanzie al capomafia in merito al rilascio di un certificato di agibilità al suocero di Asaro. «La facciamo, mi faccio sentire. Tu me lo hai detto, solo che l’ho messa sempre di lato. Qualche giorno… la facciamo. Gliela facciamo fare all’ufficio», dice Scarcella.

Il sindaco ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti agli inquirenti. «L’ho fatto perché non ho ancora ben capito di cosa mi si accusa. Non conosco gli atti dell’indagine, ma sono sereno – assicura Scarcella a Meridionews – Con Asaro non ho nulla a che vedere». A essere di avviso diverso sarebbe stato proprio quest’ultimo. «Non c’è problema al Comune. Il sindaco – racconta Asaro a un nipote – è dattularo (originario di Dattilo, frazione di Paceco, ndr). Arrivo e gli dico al sindaco: “Com’è, no? E allora facci la variante”. Io non ho problemi con lui, arrivo lì: Peppe Scarcella!»


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