Sei imprese, 377 beni immobili (terreni, ville, case e box) e 17 rapporti finanziari. È questo il patrimonio confiscato definitivamente all'89enne condannato per associazione mafiosa nel 2007 insieme al figlio e ai fratelli Rinella. Guarda il video
Mafia, confiscati beni per cento milioni a Finocchio Imprenditore dei clan di Trabia vicino ai Graviano
Cento milioni di euro. È questo il valore complessivo del patrimonio confiscato a Gaspare Finocchio (classe 1931) dai finanzieri del comando provinciale di Palermo dopo il decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo su richiesta della procura. Dopo la pronuncia della corte di Cassazione diventa definitiva la confisca che riguarda sei imprese, 377 beni immobili (tra terreni, ville, abitazioni, box, magazzini e terreni edificabili e non), tra i quali spiccano i complessi realizzati nel quartiere Brancaccio di Palermo e i villini di Torre Roccella a Campofelice di Roccella (in provincia di Palermo), e 17 rapporti finanziari.
Finocchio è stato condannato dalla corte di Appello di Palermo nel 2007 per il reato di associazione mafiosa alla pena
di sette anni e tre mesi di reclusione. L’89enne era già stato arrestato nel 2003 insieme al figlio Giuseppe e a
Diego e Pietro Rinella, fratelli ritenuti al vertice della famiglia mafiosa di Trabia. Dalle indagini è emerso che a questa famiglia, nel suo ruolo di imprenditore edile, Finocchio sarebbe stato legato. Stando a quanto risulta dalle investigazioni e dalle dichiarazioni di
collaboratori di giustizia,
avrebbe portato avanti operazioni di reinvestimento dei proventi
dell’attività illecita del clan
.
Antonino Giuffrè diceva che «la costa da Buonfornello a Campofelice
è stata terra di conquista e di scempio
» per la mafia che, in quegli anni, investiva nella provincia. In questa ottica Finocchio avrebbe accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni della famiglia Rinella. Altri collaboratori di giustizia – tra cui Salvatore Contorno, Tullio Cannella,
Giovanni Brusca e Giovanni Drago – hanno affermato che l’uomo sarebbe stato socio in affari o comunque un imprenditore vicino ad altri
autorevoli esponenti mafiosi di Cosa nostra palermitana, tra cui i Graviano.
Dagli accertamenti economico-patrimoniali affidati dalla procura agli specialisti
del Gico è emersa una
significativa sproporzione (negli
anni ’90 ammontava a
quasi 6 miliardi di vecchie lire) tra l’ingente valore di
beni e investimenti e i redditi dichiarati da Finocchio e dai soggetti ritenuti suoi prestanome. Già dal maggio del 2004, infatti sono stati emessi diversi
provvedimenti di
sequestro del patrimonio
immobiliare
della famiglia Finocchio e diverse società con il relativo
complesso dei beni aziendali e disponibilità finanziarie degli stessi.