Le indagini sul mandamento mafioso di San Giuseppe Jato non si sono fermate con la decapitazione del vertici avvenuta lo scorso 16 marzo con l’operazione Quattro punto zero. Così, i carabinieri di Monreale hanno messo a segno un nuovo blitz, proseguendo il filone di inchiesta che aveva già portato all’arresto di 62 persone tra il mandamento jatino e quello di Santa Maria di Gesù. La nuova operazione è stata battezzata Monte Reale. Sono 16 le persone finite in manette. Ancora una volta al centro delle indagini c’è Giovan Battista Ciulla, il fisioterapista insospettabile catapultato al vertice della famiglia mafiosa di Monreale. Una figura controversa la sua, specie per il carattere sopra le righe che ha causato non poche frizioni con il mandamento di San Giuseppe, a cui Monreale fa capo. Frizioni che hanno causato la caduta del giovane presunto boss, arrestato, appunto, il 16 marzo, costretto addirittura a trasferirsi per un breve periodo al Nord, in Friuli, per sfuggire all’ira di un mandamento in cui l’anziano boss, Gregorio Agrigento – anche lui arrestato nell’operazione Quattro punto zero – aveva lasciato campo a Ignazio Bruno, che si sarebbe preso anche in carico l’onere di ridisegnare l’architettura dell’organizzazione Jatina.
L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai pm Amalia Luise, Francesco Del Bene e Siro Deflamineis, ha consentito di delineare i contorni della faida intestina al mandamento, con le schermaglie tra vecchi e nuovi componenti, tra cui appunto Ciulla e il suo braccio destro, Onofrio Buzzetta, presunto capodecina di Pioppo, finito nel mirino degli uomini di San Giuseppe e minacciato con una pistola alla bocca da Francesco Balsano, 40enne coinvolto nell’operazione di oggi. «Sono autorizzato ad ammazzarti pure ora» gli aveva detto, secondo quanto raccolto dalle intercettazioni ambientali dei carabinieri. Da qui la decisione di Buzzetta di chiedere aiuto a Rosario Lo Bue, reggente della famiglia mafiosa di Corleone. Balsano avrebbe parlato a Buzzetta da vero e proprio nuovo capo della famiglia di Monreale, l’autorizzazione infatti sarebbe venuta fuori dopo un summit in un casolare di campagna della famiglia di Salvatore Lupo in cui i vertici del mandamento hanno deciso le sorti di Ciulla e dei suoi, formalmente esautorati dal portare avanti qualsiasi traffico illecito nel proprio territorio. Dopo la fuga al Nord Ciulla farà ritorno a Monreale mantenendo tuttavia un basso profilo e attenendosi alle volontà del boss.
Dal lavoro dei carabinieri è emerso anche, oltre al solito racket delle estorsioni – sono quattro in particolare quelle accertate -, una particolare attenzione da parte delle famiglie alla coltivazione della cannabis. Un commercio incredibilmente redditizio, specie se fatto sfruttando il lavoro di terze persone che coltivavano la droga nei propri terreni, con costi molto bassi a fronte di un ricavo milionario. E si segna anche il ritorno sulla scena criminale di Benedetto Buongusto, scarcerato a novembre del 2014 dopo avere scontato otto anni di carcere per associazione mafiosa. Buongusto si sarebbe schierato tra le fila degli uomini di Ciulla, per questo il 28 febbraio 2015 per intimidirlo gli è stata fatta trovare davanti alla porta di casa una testa di capretto mozzata sulla quale era stata conficcata una pallottola e un biglietto con scritto «Da questo momento non uscire più di dentro perché non sei autorizzato a niente». L’uomo ha denunciato l’accaduto ai carabinieri. Non un pentimento, una semplice, asettica denuncia, come riferito dagli uomini dell’Arma. all’inquietante messaggio di avvertimento ha fatto seguito, il 3 marzo, anche una spedizione punitiva. Buongusto è stato fermato per le vie di Monreale da Salvatore Lupo, Francesco Balsano e Sergio Denaro Di Liberto – su cui aleggia la fama di essere un picchiatore al servizio del mandamento jatino -. L’uomo è stato pestato violentemente con tubi in ferro, riportando diversi traumi e la frattura di una costola e venendo sottoposto d’urgenza ad intervento chirurgico per toracotomia.
Ecco l’elenco degli arrestati nell’operazione: Antonino Alamia, 52 anni, Sergio Denaro Di Liberto, 42 anni, Ignazio Bruno, 43 anni, Giovan Battista Ciulla, 35 anni, Onofrio Buzzetta, 42 anni, Vincenzo Simonetti, 56 anni, Domenico Lupo, 57 anni, Salvatore Lupo, 28 anni, Giovanni Pupella, 26 anni, Benedetto Isidoro Buongusto, 66 anni, Antonino Serio, 62 anni, Pietro Lo Presti, 32 anni, Alberto Briuccia, 38 anni, Francesco Balsano, 40 anni, Salvatore Billetta, 47 anni, e Giovanni Matranga, 54 anni.
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