Il commercialista Massimo Ruggiero Curci sarebbe stato il promotore di un sistema evasivo dal quale passavano una montagna di soldi. Con l'ausilio di alcune società di tre persone già coinvolte nell'operazione Security. Il filone pugliese rientra nell'indagine della procura di Milano e ha come protagonista la cosca etnea
Mafia, arrestato il vicepresidente del Foggia Calcio Avrebbe riciclato i soldi del clan etneo dei Laudani
Arrestato a Milano con l’accusa di autoriciclaggio. Si tratta del commercialista Massimo Ruggiero Curci, coinvolto nell’operazione Security; eseguita dai militari della guardia di finanza del comando provinciale di Varese, con il supporto degli agenti della polizia di Milano. L’uomo, originario di Foggia, fino allo scorso mese di maggio deteneva il 50 per cento delle quote della società calcistica pugliese, in questa stagione impegnata nel campionato di serie B. Curci, come si legge nell’organigramma della compagine sportiva, attualmente ricopre due titoli a livello onorifico: quello di vice presidente e di socio onorario. Secondo la procura, con l’inchiesta affidata al magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Milano Paolo Storari, il professionista sarebbe stato il referente di un sistema di evasione fiscale e contributivo.
Stando all’inchiesta Curci avrebbe fatto da promotore di un sistema evasivo ricevendo compensi in denaro per una somma di 600mila euro. Il contante, secondo l’accusa, sarebbe riconducibile a delle società che farebbero riferimento ad Antonio Saracino, Giuseppe D’Alessandro, Antonino Catania e Luigi Sorrenti. Con i primi tre già finiti in manette a luglio con l’accusa di indebita compensazione con l’aggravante di avere favorito la mafia. Arresti e accuse che rientrano in un singolo filone investigativo, ovvero quello dell’inchiesta Security. Emersa con tutto il suo clamore a maggio 2017 in relazione ai tentacoli mafiosi sugli appalti del colosso della distribuzione alimentare Lidl. A luglio il secondo passaggio con il filone pugliese, al quale si lega l’arresto di oggi. In mezzo a tutto ci sarebbe stata la regia, costante del clan mafioso etneo dei Laudani, che avrebbe riversato i soldi della cosca fuori dai confini della Sicilia, tra Lombardia e Puglia, con trucchi contabili e tangenti.
Nel capitolo odierno dell’inchiesta i finanzieri fanno riferimento anche alla squadra calcistica del Foggia. «Curcio – scrivono i militari – con il denaro autoriciclato finanziava per importi rilevanti, in relazione alle stagioni calcistiche 2015/2016 e 2016/2017» la squadra pugliese. Il gruppo criminale avrebbe cercato anche procacciarsi in nero del denaro contante, e per questo avrebbe fatto riferimento a un uomo di origini napoletane ma residente in provincia di Lecco. Sarebbe stato quest’ultimo a occuparsi dell’emissione di fatture false per operazioni inesistenti. I soldi, con la complicità di due cooperative di comodo, poi sarebbero stati versati attraverso bonifici bancari su dei conti correnti riconducibili sempre alle stesse cooperative complici. L’8 novembre scorso a Curci erano stati sequestrati beni per oltre otto milioni di euro.