Al centro del processo la vicenda raccontata da alcuni pentiti, che nel 2008 avrebbe avuto come protagonista l'ex parlamentare autonomista. In aula anche Angelo Pellicanò, direttore generale dell'ospedale Cannizzaro: «Mai ricevuto chiamate da Firrarello in cui si chiedeva della salute di Lombardo», dichiara
Mafia, Angelo Lombardo e quel presunto pestaggio Ex senatore Firrarello smentisce: «Mai interessato»
«Io e lui? Ci salutiamo e basta». Parola di Pino Firrarello, dieci anni da sindaco di Bronte, cinque legislature da senatore a Roma, ex padrone delle preferenze e delle alleanze politiche in Sicilia. Il lui in questione è Angelo Lombardo, fratello del più noto Raffaele, l’ex governatore della Sicilia condannato in primo grado per concorso esterno alla mafia. Accusa dalla quale è chiamato a difendersi anche Angelo. Nel processo di primo grado Firrarello oggi ha il ruolo di testimone. Cappotto, vestito chiaro; arriva in aula con qualche minuto di ritardo accompagnato dalla sua avvocata. Da chiarire c’è una vecchia storia, quella che riguarda il suo presunto interessamento alle condizioni di salute di Angelo Lombardo dopo un pestaggio che avrebbe subito nel 2008. Una bastonatura organizzata da Cosa nostra che il diretto interessato ha sempre smentito, giustificando i suoi ricoveri all’ospedale Cannizzaro per problemi dovuti all’ipertensione.
Per comprendere questa vicenda bisogna partire dalla versione dell’imputato, che tira in ballo anche Angelo Pellicanò che nel 2008 nel nosocomio catanese rivestiva il ruolo di direttore sanitario. Le dichiarazioni di Lombardo vengono lette in aula dal suo legale, l’avvocato Pietro Granata: «Durante il secondo ricovero Pellicanò mi disse che Firrarello gli aveva chiesto telefonicamente se avevo abrasioni nel corpo. La cosa mi ha stupito perché con il senatore non avevo nessuna frequentazione». Racconto che però viene in parte smentito dal banco dei testimoni, da dove il manager sanitario risponde alle domande dell’accusa: «Non ho ricevuto telefonate da Firrarello, né prima il ricovero, né durante né dopo. Questa è una certezza». Per il testimone, il primo a essere sentito oggi, l’unico interessamento sulle condizioni di salute di Lombardo, sarebbe arrivato dalla segreteria del politico di San Cono: «Dalla direzione mi dissero che avevano chiamato dei collaboratori di Firrarello per sapere se l’onorevole Angelo Lombardo era stato ricoverato». A quel punto durante la visita all’illustre paziente Pellicanò si sarebbe limitato a quella che definisce una battuta veloce «ma non tendenziosa», che avrebbe fatto al politico autonomista.
La versione nel dettaglio cambia ancora quando a parlare con i magistrati è proprio Firrarello. Perché si sarebbe interessato delle condizioni di Lombardo? La risposta la fornisce utilizzando risposte brevi e secche che non vengono ampliate nemmeno quando il pm Antonino Fanara lo invita a essere più «espansivo»: «Non ho mai chiesto della sua salute – spiega Firrarello -, mai avuto rapporti con lui. Ci salutiamo, basta». L’ex sindaco di Bronte esclude anche una possibile chiamata partita dalla sua segreteria e ritorna al passato, ossia quando sulla stampa emerse la versione di Angelo Lombardo che lo tirava in ballo: «Ho letto sui giornali del pestaggio, anzi ho fatto una querela perché lui diceva che mi ero interessato alla sua salute. Io tutte le volte che vengo tirato in ballo denuncio», conclude l’ex senatore.
L’udienza vive essenzialmente di due macro argomenti. Alla vicenda del presunto pestaggio, che occupa la prima parte, segue quella sulla realizzazione mai avvenuta dell’ampliamento degli alloggi dei soldati americani a Sigonella. A raccontare il progetto è Paolo Ciarrocca, ingegnere originario di Ancona con un passato nella Safab, società che in Sicilia ha costruito tante opere ma anche intrattenuto rapporti pericolosi con Cosa nostra. Il nome di Lombardo salta fuori quando il progetto si arena al genio civile di Catania per lungaggini burocratiche. In quell’occasione Ciarrocca cerca uno sponsor politico che gli viene suggerito dal geologo Giovanni Barbagallo, poi condannato per mafia nel processo Iblis perché ritenuto elemento di congiunzione tra mafia, imprenditoria e politica. «Ho avuto tre incontri con Angelo Lombardo – racconta l’ingegnere – due di questi a Roma. Durante un congresso del Movimento per le autonomie parlammo in maniera rapida anche davanti all’ingegnere Salvatore Ragusa del genio civile». Il mega progetto poi rivelatosi «una bufala» che aveva come opera concorrente quella dell’imprenditore Maltauro sui terreni dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo a Lentini. Progetti avversari che avrebbero avuto, secondo l’accusa, il comune denominatore di presunti rapporti tra mafia e politica.