Pizzo sulle attività commerciali e anche su due associazioni che gestiscono l’accoglienza dei migranti; una tornata elettorale, quella delle amministrative del 2014 a San Biagio Platani, condizionata dalle ingerenze di Cosa Nostra; e ancora un ricco traffico di droga, rapporti con altri clan siciliani e con alcune ‘ndrine calabresi. C’è tutto questo nella maxi operazione antimafia scattata stamattina in provincia di Agrigento per opera dei carabinieri (400 i militari impegnati), coordinati dalla Direzione distrettuale di Palermo. L’hanno denominata Montagna e va a disarticolare i mandamenti di Santa Elisabetta e Sciacca e 16 famiglie mafiose della provincia. Al vertice ci sarebbe stato Francesco Fragapane, 37 anni, figlio di Salvatore, storico capomafia di Santa Elisabetta, e recentemente scarcerato dopo sei anni di pena. In manetta anche il sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella. In totale sono 56 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice.
Fragapane avrebbe ricostituito e guidato il mandamento che comprende tutta l’area montana dell’agrigentino e i paesi di Raffadali, Aragona, S. Angelo Muxaro e San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cammarata e San Giovanni Gemini. Fragapane, prima di essere nuovamente arrestato stamattina, era sorvegliato speciale. Scarcerato nel 2012, dopo aver scontato sei anni di prigione, la scorsa estate era finito per un breve periodo dietro le sbarre e poi rimesso in libertà. Tra gli arrestati si parlava anche dei rapporti tra i clan siciliani. «La provincia di Agrigento è più seria – dice uno degli indagati, intercettato – Non ci sono più a Palermo persone affidabili, a Palermo sono quelli che sono. Io posso arrivare fino a Corleone, a Corleone so che ci sono ancora persone con la testa sulle spalle, che ti dicono una cosa ed è una cosa».
Tra gli aspetti più nuovi dell’operazione c’è sicuramente l’attività estortiva a danno di due associazioni che si occupano di accoglienza di migranti nell’Agrigentino: la Omnia Accademy di Favara e la società cooperativa San Francesco di Agrigento. Nel primo caso l’associazione favarese sarebbe stata costretta a pagare il pizzo alla famiglia mafiosa di Cammarata, in particolare ai presunti capomafia Calogerino Giambrone e Giuseppe Quaranta, che avrebbero direttamente contattato il rappresentante dell’associazione per chiedere un aiuto economico per la famiglia. Nel caso della coop San Francesco, invece, sarebbe stato lo stesso titolare a chiedere l’aiuto del clan «per individuare – scrive il gip – un immobile da adibire a centro di accoglienza nell’area compresa tra i comuni di San Giovanni Gemini e Cammarata e successivamente ottenere le relative autorizzazioni comunali dalle amministrazioni locali». Giambrone, secondo l’accusa, avrebbe curato la gestione di tutta la parte amministrativa relativa alle autorizzazioni comunali per regolarizzare l’immobile da destinare a centro di accoglienza, «con l’intento di ottenere, quale corrispettivo dell’interessamento, l’assunzione da parte della cooperativa di persone vicine al clan e il pagamento di una somma in denaro da stabilire in percentuale sul numero degli immigrati ospitati nel centro».
La mafia agrigentina avrebbe anche condizionato le elezioni amministrative a San Biagio Platani nel 2014. Per questo è stato arrestato il sindaco Santo Sabella, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Per gli inquirenti avrebbe concordato con alcuni esponenti di Cosa Nostra del suo paese «le candidature da presentare sia a sostegno della sua lista, che in quelle allo stesso contrapposte». In cambio avrebbe garantito «agevolazioni nella gestione degli appalti pubblici banditi dal Comune». Lo stesso sindaco avrebbe poi «messo in guardia Giuseppe Nugara, reggente di San Biagio Platani, dai controlli presenti in paese anche tramite un sistema di telecamere ed averlo invitato a non intrattenere rapporti con un carabiniere in servizio presso la stazione di San Biagio Platani (dicendogli espressamente ”no devi stare attento… tutti i bastardi che stanno davanti alle telecamere… minchia puntano telecamere; è pericoloso, che devi stare attento a parlarci”)». Altra contestazione al primo cittadino riguarderebbe la famosa Festa degli Archi di Pane. In questo caso avrebbe «autorizzato la ditta di Filippo Cipolla ad iniziare i lavori ancor prima dell’avvenuta aggiudicazione della gara in favore della ditta LVF srl, che, peraltro, successivamente stipulava con il medesimo Cipolla un contratto di nolo a freddo di attrezzature».
Sono state sequestrate le seguenti società: l’impresa edile V&F Group, di Agrigento; MG Giochi, di Nazzarena Traina, che commercia slot, con sede a Cammarata; il centro scommesse Goldbet di Viviana La Mendola, a Casteltermini; la Li.Ve.Ca di Racalmuto. Di queste i sigilli sono scattati su patrimonio azienda, capitale sociale e quote societarie. Sequestro preventivo del solo patrimonio aziendale per l’impresa individuale Stefano Valenti, l’impresa individuale Gerlando Valenti e l’impresa individuale Vincenzo Spoto.
Ulteriori particolari dell’operazione saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà alle 11.30 alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, alla presenza del Procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi e del Procuratore aggiunto Paolo Guido.
I nomi degli arrestati.
In carcere:
Carmelo Battaglia, 42 anni, Comiso
Giuseppe Blando, 54 anni, Favara
Giorgio Cavallaro, 50 anni, Grotte
Vincenzo Cipolla, 56 anni, San Biagio Platani
Franco D’Ugo, 53 anni, Palazzo Adriano
Giacomo Di Dio, 50 anni, Capizzi
Santo Di Dio, 50 anni, Capizzi
Salvatore Filippo Giacomo Di Gangi, 74 anni, Sciacca
Angelo Di Giovanni, 46 anni, Favara
Vincenzo Dolce, 52 anni, Cerda
Francesco Maria Antonio Drago, 51 anni, Siculiana
Concetto Errigo, 59 anni, Comiso
Pasquale Fanara, 59 anni, Favara
Daniele Fragapane, 33 anni, Santa Elisabetta
Francesco Fragapane, 38 anni, Santa Elisabetta
Raffaele Fragapane, 41 anni, Santa Elisabetta
Giovanni Gattuso, 62 anni, Castronovo di Sicilia
Alessandro Geraci, 32 anni, Petralia Sottana
Angelo Giambrone, 36 anni, Santo Stefano Quisquina
Calogerino Giambrone, 52 anni, Cammarata
Raffaele La Rosa, 59 anni, San Biagio Platani
Roberto Lampasona, 40 anni, Santa Elisabetta
Calogero Limblici, 60 anni, Favara
Calogero Maglio, 51 anni, Favara
Vincenzo Mangiapane, 54 anni, Cammarata
Vincenzo Mangiapane, 55 anni, Cammarata
Domenico Maniscalco, 53 anni, Sciacca
Giovanni Antonio Maranto, 54 anni, Polizzi Generosa
Pietro Paolo Masaracchia, 68 anni, Palazzo Adriano
Giuseppe Nugara, 53 anni, San Biagio Platani
Salvatore Pellitteri, 42 anni, Chiusa Sclafani
Vincenzo Pellitteri, 66 anni, Chiusa Sclafani
Luigi Pullara, 54 anni, Favara
Salvatore Puma, 41 anni, Racalmuto
Giuseppe Quaranta, 50 anni, Favara
Pietro Stefano Reina, 67 anni, San Giovanni Gemini
Santo Sabella, 53 anni, San Biagio Platani
Calogero Sedita, 35 anni, Santo Stefano Quisquina
Giuseppe Scavetto, 49 anni, Casteltermini
Giuseppe Luciano Spoto, 79 anni, Bivona
Massimo Spoto, 40 anni, Bivona
Vincenzo Spoto, 42 anni, Bivona
Gerlando Valenti, 46 anni, Favara
Stefano Valenti, 52 anni, Favara
Giuseppe Vella, 38 anni, Favara
Salvatore Vitello, 43 anni, Favara
Antonino Vizzì, 54 anni, Raffadali
Ai domiciliari:
Adolfo Albanese, 71 anni, Petralia Sottana (PA)
Salvatore La Greca, 75 anni, Cammarata
Antonio Licata, (detto Sandro), 27 anni, Favara
Calogero Quaranta, 26 anni, Favara
Stefano Di Maria, 25 anni, Favara
Salvatore Montalbano, 25 anni, Favara
Salvatore Montalbano, 24 anni, Favara
Calogero Principato, 26 anni, Agrigento
Marco Veldhuis, 20 anni, Agrigento
Domenico Antonio Cordaro, 53 anni, San Cataldo
Francesco Giordano, 50 anni, Niscemi
Domenico Lombardo, 25 anni, Favara
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