Il sindaco di Aci Catena, oggi prelevato dalla Dia, voleva tornare all'Assemblea regionale siciliana. Aveva già annunciato la sua candidatura spiegando di non volere tornare indietro. Nel suo passato le cariche di consigliere comunale e assessore provinciale ma anche le accuse di un ex boss
Maesano, dal sogno Ars al fermo per corruzione Il pentito: «Diede al clan 120mila euro per i voti»
«Ascenzio». Ad Aci Catena, il suo feudo, Maesano veniva chiamato soltanto utilizzando il nome di battesimo come se fosse uno di famiglia. Un politico vecchio stampo che dal 1995 aveva intrapreso la carriera politica. Seguendo le orme di alcuni parenti. Lo zio Nino è uno dei primi consiglieri comunali del paese ionico, il padre Giuseppe è invece vice sindaco. Per Ascenzio, il primo mandato nell’assise cittadina arriva nel 1990. Viene rieletto nel 1995 ricoprendo anche la carica di presidente del consiglio comunale. Diventa primo cittadino per la prima volta nel 1999. Finito il primo mandato ecco il bis nel 2004.
La strada del politico catenoto registra anche un passaggio a Palermo, nella sede dell’Assemblea regionale siciliana. Nel 2008 Maesano raccoglie 8835 consensi nella lista del Il Popolo della Libertà – Berlusconi presidente. L’ex sindaco è però il primo dei non eletti. Diventerà deputato lo stesso. A fine gennaio 2012, pochi mesi prima dell’abdicazione dell’allora presidente Raffaele Lombardo, Maesano prende il posto di Fabio Mancuso, sospeso dalla carica perché finito agli arresti domiciliari per frode fiscale.
Proprio sulla corsa del politico di Aci Catena si soffermerà qualche anno dopo l’ex reggente del clan mafioso dei Cappello Gaetano D’Aquino. Il boss lo tira in ballo insieme al defunto capomafia Sebastiano Fichera: «Prese 120mila euro da Ascenzio Maesano – svela D’Aquino – e per la sua campagna elettorale si attivarono anche Gianpiero Salvo e la Librino». Fichera sul punto non si è mai pronunciato, perché viene ucciso qualche mese dopo le elezioni regionali in un agguato deciso all’interno del suo stesso clan, quello degli Sciuto-Tigna. Maesano annunciò di volere querelare D’Aquino respingendo tutte le accuse al mittente. In passato il politico è stato a processo, e assolto, con altri imputati, compreso Vittorio Cecchi Gori, dall’accusa di corruzione elettorale per la candidatura alle politiche del 2001 del produttore cinematografico nel collegio di Acireale.
Finita la breve parentesi palermitana passa nell’aula della provincia di Catania con il ruolo di assessore al Bilancio. La nomina arriva su input dell’allora presidente Giuseppe Castiglione. L’ultimo atto della carriera politica è quello delle comunali 2012 ad Aci Catena. Per la terza volta Maesano viene eletto sindaco, battendo al ballottaggio Francesco Petralia. A sostenere la sua candidatura una convergenza politica che coinvolge il Movimento per le Autonomie, Grande sud di Gianfranco Miccichè e La Destra. Maesano era pronto a scrivere un nuovo capitolo della sua carriera: quello di tornare all’Ars. Durante l’ultima estate, durante la rassegna cinematografica Cinenostrum, l’annuncio: «Non si torna indietro, a meno che altre situazioni…». Una di queste potrebbe essere il fermo di oggi con l’accusa di corruzione.