Madonie, tre milioni per la riqualificazione urbana Ficile: «L’obiettivo è contrastare lo spopolamento»

«L’obiettivo è di invertire o rallentare il declino demografico. Sappiamo che rispetto a sfide così complesse non bastano strumenti singoli. Sicuramente questo progetto può costruire le condizioni per ridare voce e speranza a chi desidera restare, ma servono scelte lungimiranti, di lunga durata, e azioni strutturate». Ne è convinto o almeno se lo augura Alessandro Ficile, il presidente della Società Sviluppo Madonie capofila di un progetto per la riqualificazione urbana delle periferie nel palermitano. Ideato e diretto da I World, capofila Sosvima, il piano I Art: il Polo diffuso per la riqualificazione urbana delle periferie dei comuni delle Madonie è finanziato da un bando della Presidenza del Consiglio, con un corposo stanziamento complessivo che ammonta a 3 milioni e 100 mila euro, provenienti dal Fondo di Sviluppo e Coesione

Partito la scorsa estate, il programma coinvolge 18 centri nel palermitano: Alimena, Aliminusa, Bompietro, Caltavuturo, Castelbuono, Cerda, Geraci Siculo, Gratteri, Lascari, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Sciara, Scillato, Sclafani Bagni e Valledolmo. Il progetto punta innanzitutto alla riqualificazione urbana delle periferie dei Comuni aderenti e la loro messa in rete; al miglioramento della qualità del decoro urbano; al potenziamento delle prestazioni e dei servizi di scala urbana, tra i quali lo sviluppo di pratiche del terzo settore per l’inclusione sociale; e l’adeguamento delle infrastrutture destinate ad attività e servizi sociali e culturali, educativi e didattici.

Da questo punto di vista, su 9 dei 18 edifici interessati dal progetto verranno realizzati interventi di ristrutturazione e di adeguamento al fine di renderli funzionali alla nuova destinazione d’uso. Sono state già completate le procedure di appalto ed entro la fine del mese dovrebbero essere consegnati i lavori con l’apertura dei cantieri. Gli obiettivi si coglieranno anche attraverso l’attivazione di azioni integrate con la realizzazione e messa in rete di punti di ritrovo polivalenti allestiti con attrezzature multimediali. «Il progetto consentirà di intervenire sui immobili comunali fatiscenti o inutilizzati – conferma Ficile -. In nove di questi saranno realizzati una serie di interventi di riqualificazione, mentre in tutti i 18 enti saranno realizzati dei centri culturali polivalenti finalizzati all’attivazione di momenti di partecipazione ed elaborazione condivisa da parte delle comunità. Veri e propri laboratori di orientamento su una serie di temi fortemente identitari del territorio riferiti alla cultura materiale e immateriale». 

Tra le finalità, inoltre, anche la creazione di reti e networking, come la piattaforma ‘Milleperiferie’ per la messa a sistema di progetti di rigenerazione urbana; l’avvio di laboratori e attività di orientamento per l’animazione territoriale e lo sviluppo di competenze; la realizzazione di interventi di street art e arte urbana. «Ogni centro culturale polivalente avrà un tema di riferimento – suggerisce ancora il direttore di Sosvima – come il museo del mare di Pollina, mentre una seconda fase prevede l’elaborazione condivisa con le comunità di quelli che saranno i contenuti da far veicolare». Il tutto verrà ulteriormente rafforzato con l’intervento di artisti nazionali e internazionali che assieme ai giovani talenti locali avranno la possibilità di realizzare delle performance.

La parola d’ordine è sempre quella di invertire il trend di spopolamento che flagella da anni le Madonie. «Il dato dell’ultimo censimento Istat è una fotografia spietata a livello regionale – ammette Ficile -, che racconta negli ultimi anni la fuga di oltre 400 mila giovani. Se pensiamo che Palermo ha perso nello stesso periodo circa 15mila abitanti, non è difficile immaginare che dal territorio madonita negli ultimi quattro anni saranno andate via almeno 4-5mila persone». È indubbio che uno dei motivi va ricercato nella mancanza cronica di lavoro ma, subito dopo, ci sono delle motivazioni «strettamente connesse all’impossibilità di avere dei luoghi di socializzazione all’interno dei quali fare emergere i cervelli. Questi centri polivalenti devono assolvere anche a questa funzione, valorizzare questi talenti mettendoli in rete con altri nazionali e internazionali» conclude.


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