Ma veramente Obama e l’Unione europea debbono trascinare l’Italia in una guerra nucleare contro la Russia di Putin?

PURTROPPO IL NOSTRO PAESE E’ ORMAI NELLA MANI DI NESSUNO: UN’UNIONE EUROPEA DI BANCHIERI E AFFARISTI E IL GOVERNO RENZI CHE NON CONTA NULLA

La crisi Ucraina ci fa rischiare una nuova grande guerra. E, questa volta, con caratteristiche nucleari. Ci sembra un motivo più che consistente per occuparcene insistentemente. La nostra preoccupazione ci fa anche ritenere demenziali le recenti sanzioni alla Russia di Putin decise dall’Europa su imposizione di Barak Obama.

Per non parlare delle scempiaggini espresse da alcuni leader dei Paesi baltici, secondo i quali l’Unione europea si dovrebbe preparare a sostenere la difesa dell’Ucraina, perché questa ha chiesto di aderire alla Nato. Come si può notare, siamo alla follia.

Insomma l’Unione europea dovrebbe andare a difendere gli inghippi e gli intrighi internazionali della Nato. Secondo questa interpretazione del ruolo dell’Europa comunitaria cinquecento milioni di europei dovrebbero attrezzarsi alla guerra contro la Russia soltanto per il fatto che i Paesi baltici hanno qualche pietruzza da togliersi dalle scarpe per i ‘torti’ – veri o presunti – subiti dall’ex Unione sovietica.

Opzioni di questo tipo noi le reputiamo, come già accennato, follie. E purtroppo, però, auspice la neo alta commissaria per gli Affari Esteri europei, Federica Mogherini, a Bruxelles si sta approntando una forza d’intervento rapida a sostegno dell’Ucraina contro la Russia. In pratica, il Governo Renzi sta trascinando in guerra il nostro Paese!

Ciò dopo avere eseguito l’ordine partito da Washington di eliminare le esportazioni nel Paese di Putin di prodotti alimentari, acconsentendo ad una operazione ‘tafazista’ suggerita e pretesa dal ‘premio Nobel per la pace’, Obama. Il tutto per assecondare le mire strategiche Usa nel Mar Nero e nel Caucaso, d ove giacciono enormi ricchezze energetiche.

La crisi Ucraina prende le mosse ai tempi in cui in quel Paese era al potere Viktor Yanukovich, il quale un bel giorno si vide proporre dall’Unione Europea la possibilità di un accordo di libero scambio. Yanukovich non accolse l’invito e il disegno strategico europeo di estendere i confini dell’Unione sino al Mar Nero venne vanificato.

Va da sé che l’Unione europea in materia strategica è sistematicamente orientata dalla influenza degli Stati Uniti e il protocollo proposto dall’Ue alla Ucraina ne è l’ulteriore conferma. In esso, infatti, erano contenute alcune clausole che testimoniavano le vere intenzioni che presiedevano alla offerta medesima.

Nel testo del protocollo, secondo quanto riferisce Gian Micalesin in un suo commento su Il Giornale, è testualmente scritto che l’accordo è finalizzato a “approfondire la cooperazione tra le parti nel campo della sicurezza e della difesa” e “promuovere una graduale convergenza in materia di politica estera e sicurezza allo scopo di un coinvolgimento sempre più profondo dell’Ucraina nell’area di sicurezza europea”.

In altri termini, è come dire: se vieni con noi ci impegniamo ad installare sul tuo territorio gli impianti bellici dello “Scudo Spaziale Europeo” come abbiamo già fatto in Polonia. In buona sostanza, impianti missilistici e di spionaggio satellitare, nonché per pilotare i droni sull’area del Mar Nero e dintorni. Per intendersi più concretamente: installazioni del tipo Muos di Niscemi.

Ora, di fronte a questa smaccata offerta di alleanza economico-militare, pensare che Vladimir Putin fosse tanto sprovveduto da non prendere le sue brave misure di prevenzione è veramente roba da dilettanti. Per cui già questa da sola è una ragione più che valida per valutare con oggettività le mosse di Mosca.

Prima di andare oltre, riteniamo opportuno avanzare un’osservazione non secondaria e cioè: c’era da aspettarselo che dagli ambienti berlusconiani prima o poi venisse un aiuto alla causa dell’amico Vladimir. Però, permetteteci di rilevare che le argomentazioni che sono sostenute da Micalessin esprimono un’oggettività di valutazione che meritano sinteticamente di essere riprese.

Non solo. La questione è talmente grave e delicata che ogni opinione merita di essere tenuta in considerazione e la valutazione degli eventi deve considerare tutti i punti di vista e non solo da quello occidentale, ma anche il punto di vista della Russia. Come è giusto che sia per farsi un’idea un po’ più ‘oggettiva’ su avvenimenti che mettono a rischio grave la pace in Europa.

I dieci punti che Il Giornale assegna pro Russia possono essere riassunti in tre temi. Il primo riguarda la difesa dell’area di influenza russa sul Mar Nero, la seconda le relazioni che essa intrattiene con il Medio Oriente e la terza, infine, il progetto dell’area economica Eurasia nella cui realizzazione a partire dal 2015 essa è impegnata.

Sulle questioni che attengono al primo punto c’è da considerare l’importanza strategica del controllo territoriale del Mar Nero. Ne è prova la battaglia intrapresa contro gli ucraini del sud-est russofono che lottano per conquistare la striscia di territorio che collega il loro insediamento territoriale con la Crimea, la penisola russa del Mar Nero da sempre territorio russo ed adesso tornata alla Russia a seguito di un recente plebiscitario referendum popolare.

Queste vicende non vanno proprio giù né all’Europa, né agli Stati Uniti che nella loro folle idea di egemonia globale non possono tollerare la presenza ingombrante della Russia rispetto agli interessi colossali riguardanti le risorse energetiche del Caucaso.

L’interferenza russa è un grosso ostacolo alla realizzazione del disegno egemonico degli Usa. Ostacolo che va rimosso comunque specialmente dopo la caduta di Boris Eltsin avvenuta sia per ragioni alcoliche, sia per altri motivi di natura ‘bustarellara’ provenienti da oltre lo Stretto di Bering. Non potendo più tenere sotto controllo la Russia, né tramite il corrotto Eltsin, né tramite il G8, occorre trovare altre soluzioni come l’assedio Nato di tutti i territori confinanti e con l’esclusione dal G8, ora ridotto a G7.

E’ di oggi la visita di Barak Obama in Estonia laddove quel Paese baltico chiede l’insediamento di una base Nato permanente sul suo piccolissimo territorio.

Sul secondo ordine di motivi c’è l’influenza russa sul Medio Oriente e i relativi rapporti internazionali che questa mantiene con alcune nazioni di quello scacchiere. L’ultima vicenda in ordine di tempo che ha visto la Russia impedire che in quell’area si ripetesse un clima di guerra combattuta è stata la recente sommossa dell’opposizione Jadista al regime di Assad, condotta dall’Isis che, in quella circostanza, era sostenuto dagli Stati Uniti.

L’intervento della Russia unitamente alla Cina presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha impedito che ciò avvenisse. Poiché gli Usa senza attivare qualche conflitto in giro per il mondo non sanno proprio stare, allora si sono inventati la lotta al califfato islamista e adesso finalmente possono dare sfogo alle loro esigenze belliche bombardando con i ‘predator’, cioè gli aerei senza pilota, i Jadisti dell’Isis a sostegno dei peshmerga curdi. Così tanto per alimentare dissidi tra le forze in campo iracheno.

Siccome questo canale di sfogo alle loro esigenze belluine non è sufficiente, ecco che si attrezzano ad aprire un nuovo fronte di crisi in Ucraina e nell’Est europeo. Ma l’Ucraina resta prioritaria perché è un corridoio privilegiato di accesso alle risorse energetiche del Caucaso come abbiamo già accennato.

Il terzo motivo riguarda la sfera economica. Com’è sufficientemente noto, il 30 per cento del gas consumato in Europa proviene appunto dal Caucaso e viene fornito dalla Russia per il tramite di un gasdotto che attraversa l’Ucraina. Questa dipendenza non va giù all’Unione europea che ha promosso iniziative di vario genere per sottrarre l’Ucraina all’influenza russa, invogliandola nel modo che abbiamo visto in precedenza ad aderire alla stessa Unione europea.

Quest’operazione è stata vista dalla Russia come una mossa per impedire di dare vita, a partire dal prossimo anno, all’Unione economica Eurasia, della quale fanno parte, oltre la Russia, la Bielorussia, il Kazakistan la Kirghisia, l’Armenia e la stessa Ucraina.

Si tenga conto che la Russia in Ucraina ha compiuto grandi investimenti industriali. Solo per fare un esempio, l’industria militare russa è localizzata in Ucraina, per la semplice ragione che quel territorio è da sempre facente parte della Russia, fin dai tempi degli Zar. Improvvisamente questo progetto economico viene meno a seguito di un piano preordinato di infiltrazioni occidentali tesi a sobillare le popolazioni dell’Ucraina occidentale contro la loro naturale collocazione geopolitica.

Questo è quanto è avvenuto e sta avvenendo in Ucraina.

A tale proposito vogliamo ricordare a Barak Obama e all’Unione europea tutta, a cominciare dai neofiti provenienti dall’Est europeo, che l’Europa unita è stata ideata, si è formata ed è stata faticosamente fin qui costruita prioritariamente come strumento di pace nel Vecchio Continente. E pertanto a loro vogliamo ricordare un vecchio adagio popolare: “Chi semina vento raccoglie tempesta”.

Se è questo che vogliamo andiamo avanti così. Se, invece, non ci interessa di raccogliere tempeste di qualsiasi genere è bene che l’Europa prenda le distanze, ma molto lunghe, dagli Stati Uniti d’America, si scrolli di dosso l’Occidentalismo di maniera e rinunci all’atlantismo e alla Nato.


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Sul nuovo social network X, tale Esmeralda (@_smaragdos), commenta un articolo del Domani a proposito dei finanziamenti alla Cultura elargiti dai Fratelli d’Italia siciliani: «Amici, soldi (pubblici) e politica. In Sicilia tutto fa brodo. Su questo penso non leggerò un commento croccante di Ottavio Cappellani. Perché gli amici so’ amici, gli ex amici so’ nemici». […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]