Ma Einstein e la Monroe come la prenderebbero?

Dai film alle partite (e da quest’anno anche gli approfondimenti sportivi), dai telegiornali ai cartoni animati: queste sono le spese che gravano sulle tasche (e non solo) del telespettatore italiano; il tradizionale telecomando viene affiancato di giorno in giorno da un numero sempre maggiore di decoder, parabole et similia.

Il classico palinsesto, invece, deve accontentarsi degli avanzi, fungendo da bidone stracolmo di sit-com, reality e talk show, spesso impersonati da pseudoattori quasi sempre smascherati dal programma satirico di turno.

E proprio quando pensavamo di toccare il fondo del suddetto, ci troviamo proiettati contro il reality più stereotipato che il contribuente potesse immaginare di finanziare. Non bastavano i corpi disidratati dei vari vip (o presunti tali) dispersi in un’isola, in un villaggio Masai o in una fattoria, a rendere la scatola parlante più insopportabile di una varicella a ferragosto: il peggio è giunto con La pupa e il secchione.

Seppur costruito sull’ignoranza e impastoiato nelle gaffes, il concetto di base è il dualismo cartesiano: la res extensa è simboleggiata dalla splendida Marylin Monroe, mentre Albert Einstein è il guru della res cogitans. L’una porta il fardello di un’ignoranza prettamente culturale, l’altra di un’ignoranza pratica.

Sette coppie di geni e stangone, impegnati ad avvicinare l’altro al proprio mondo: la pupa dedita all’insegnamento di pratiche estetiche (ma di D’Annunzio e Wilde nemmeno l’ombra), il secchione intento a svelare i segreti delle sottrazioni (inaccessibili quando, una volta messi in colonna, ci si accorge che sebbene il minuendo sia maggiore del sottraendo, quest’ultimo contiene una cifra più grande dell’omologa contenuta nel primo termine) . Questo si che è scambio culturale!

Dopo secoli di lotte, massacri e conquiste sofferte, l’emancipazione femminile sembra aver ingranato la retromarcia con le suffragette in tanga e tacchi a spillo; i secchioni, dal canto loro, si impolverano tra libri ed equazioni, evitando il contatto col gentil sesso o limitandolo, come spesso accade, a sguardi che nemmeno la signorina Silvani ricorda di aver mai catalizzato.

Il risultato è una reciproca incomprensione che sfocia in pianti e litigi: il tutto sotto gli ineffabili obiettivi delle telecamere e dell’occhio attento del telespettatore, povero ma divertito.

Divertito. Appunto. Ma da cosa? Dalla condizione di “sfigati” dei secchioni che lo riporta nostalgicamente indietro di vent’anni, allorquando ci provava con la bellona del liceo facendo incetta di duedipicche? Dalla trafila di donzelle che secondo molti (anzi, molte, sarà l’invidia…) non sanno far di conto ma hanno l’aria di saper posare il resto esatto sul comodino?

O forse dal sorrisetto ironico dei due presentatori (paragonabili quasi a Zichichi&Arendt o a Heidegger&Montalcini, se preferite) che sembra tradire la veridicità del programma? Si, perché spesso qualche dubbio sorge: se è vero che non tutti conoscono il profilo dantesco, con alloro e naso non proprio aquilino annessi, difficile risulta credere nella genuinità di chi non riconosce il volto di un mostro sacro quale è Totò, scambia i Beatles (casualmente) proprio per i loro acerrimi nemici (i Rolling Stones, ndr) e Gandhi (altrettanto casualmente, diremmo) per un guerriero (ma almeno indovina la nazionalità indiana).

Ma su ciò, lasciamo al lettore l’arduo compito di riflettere, noi intanto andiamo di là ad accendere la TV col decoder, che tra 5 minuti inizia la diretta delle selezioni del GF7.


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