La parlamentare nazionale trapanese e testimone di giustizia ha affidato a un lungo post su Facebook la spiegazione dei motivi che l'hanno portata ad abbandonare i pentastellati. Dito puntato contro il ministro Bonafede. Futuro dentro Attiva Sicilia?
M5s, Piera Aiello lascia il partito e va all’attacco «Il Movimento non ha fatto la guerra alla mafia»
«Se, come mi diceva Borsellino, “politica e mafia o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”, ho la netta sensazione che non è la guerra quella che il Movimento ha fatto in questi due anni». Sono parole durissime quelle di Piera Aiello, la deputata siciliana che oggi ha annunciato di abbandonare il M5s. Con un lungo post, la politica, eletta nel 2018 nel collegio uninominali con 80mila voti, ha motivato la propria decisione spiegando di non sentire di avere tradito nessuno ma, al contrario, di essersi sentita tradita da un partito che non sarebbe più quello in cui ha creduto.
Aiello – testimone di giustizia a partire dall’estate del 1991 quando lasciò Partanna insieme alla cognata Rita Atria, morta poi suicida poco dopo la strage di via D’Amelio – cita più volte Gianroberto Casaleggio, riconoscendo al fondatore del M5s il merito di averla portata ad accostarsi ai cinquestelle fino ad accettare la candidatura. Ma dopo l’ingresso a Montecitorio, le cose si sarebbero rivelate diverse. Specialmente per quanto concerne le attività inerenti la commissione Giustizia alla Camera. «Ho messo in chiaro di non volermi candidare per nessun posto apicale, ma di voler portare un sano contributo in difesa delle suddette categorie spesso, per non dire sempre, abbandonate negli anni dai governi di turno – scrive la deputata -. Nella mia trentennale lotta alla mafia tante promesse sono state fatte, e non mantenute, il che ha peggiorato sempre più la condizione di testimoni, collaboratori e imprenditori, quindi dell’intero popolo italiano, cui è stata soffocata la voce per aver avuto voglia affermare la verità e la giustizia».
Le accuse di Aiello hanno un preciso destinatario: il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «In commissione giustizia i deputati sono incaricati di proporre emendamenti o modifiche su qualsiasi proposta di legge avallata o scritta dal ministro e dal suo ufficio legislativo – continua -. Ma dopo mesi di sedicenti confronti, di tutto il lavoro parlamentare non rimane nulla. È sempre il ministro a decidere tutto e sicuramente non in autonomia, poiché il 90 per cento degli emendamenti portati in commissione e poi in aula vengono bocciati e spesso senza alcuna motivazione valida». La parlamentare riconosce i risultati ottenuti con l’approvazione della legge Spazzacorrotti e la riforma della prescrizione, ma critica la vicenda delle scarcerazioni durante il lockdown. «Leggi importanti rese vane nel momento in cui vengono mandati agli arresti domiciliari ergastolani del 41bis tramite una semplice circolare concordata con gli organi del Dap e il ministro Bonafede», scrive Aiello. Secondo la quale lo Stato avrebbe dovuto garantire le cure sanitarie all’interno delle carceri, anziché scarcerare detenuti che potrebbero mettere a rischio l’incolumità delle persone – i testimoni e i collaboratori di giustizia – «che hanno contributo al loro arresto».
Sul fronte strettamente politico le accuse sono altrettanto pesanti. «Nella commissione Giustizia alcuni dei componenti sono stati inseriti e con incarichi importanti e di responsabilità, non per meriti o per competenze, tanto meno perché addetti ai lavori, ma solo perché uomini del ministro o affini», sostiene Aiello. Dito puntato anche contro le scelte fatte nei territori. «A livello locale si sono commessi errori analoghi, avendo selezionato candidati sindaco privi delle competenze necessarie in una realtà così complessa qual è la Sicilia, certificandoli attraverso la piattaforma Rousseau, ma dopo avere scartato a tavolino candidature senza motivazioni valide – va avanti la parlamentare -. Alla luce di tutto ciò non voglio essere considerata complice di quanto è accaduto nonché chiudere gli occhi su quanto sta accadendo: ribadisco che non ho mai chiesto poltrone o privilegi ma solo di essere ascoltata e di continuare a fare antimafia vera nelle istituzioni competenti».
Aiello specifica di non avere debiti con il Movimento – «faccio presente di essere in regola con le restituzioni e con la rendicontazione» – per poi assicurare che la propria attività in Parlamento continuerà. Quale possa essere il futuro politico della deputata è la domanda inevitabile che in molti si stanno ponendo in queste ore. Tra chi ha subito mostrato vicinanza c’è Attiva Sicilia, il gruppo nato all’Ars dai cinquestelle fuoriusciti dopo la faida interna al Movimento, che ha pubblicato un post con il messaggio: «Dalla parte di Piera Aiello». Stando a quanto risulta a MeridioNews, tra l’ormai ex M5s e il gruppo guidato da Angela Foti le posizioni sono di «vicinanza». Solidarietà anche da Mario Giarrusso, il senatore espulso dal Movimento 5 stelle a causa delle mancate restituzioni delle indennità percepite a palazzo Madama.