M5s, La Rocca e il caso delle firme false «No autosospensione, ma ci sta pensando»

A differenza di quanto riportato da alcuni organi di informazione, non si è “autosospesa” dal movimento Claudia La Rocca, la deputata regionale del M5s che per prima ha deciso di parlare con i magistrati per far chiarezza sulla vicenda delle firme false riguardo la presentazione della lista alle comunali del 2012. A rivelarlo a MeridioNews fonti certe al movimento: la deputata regionale grillina, al momento, starebbe soltanto valutando questa ipotesi, ma ancora non ha assunto alcuna decisione definitiva. Un momento sicuramente poco felice per lei e per altri sette parlamentari e attivisti del movimento che sono indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Palermo.

Proprio Beppe Grillo una decina di giorni fa sarebbe stato informato direttamente sul caso prima che due attivisti e la deputata La Rocca collaborassero con la Procura, ammettendo che quattro anni fa per riparare a un errore sulla trascrizione anagrafica di un candidato alle comunali furono ricopiate le sigle raccolte a supporto della lista in elenchi poi depositati. La circostanza, appresa da fonti del movimento a Palermo, è stat però smentita da altre fonti interne al Movimento a Roma, che anzi fanno sapere che non c’è mai stato alcun contatto con Claudia La Rocca e che, come già detto più volte in precedenza, la regola generale è di rivolgersi sempre alla magistratura per fare chiarezza. 

Il deputato regionale Giancarlo Cancelleri (M5s), convocato dai pm, assieme ad altri tre parlamentari 5stelle, come persona informata dei fatti aveva detto: «Non abbiamo riferito ai vertici nazionali il racconto della La Rocca sulla vicenda delle firme false. Ci siamo limitati ad ascoltarla e ad accogliere con felicità la sua intenzione di parlare con i magistrati». Prima di recarsi volontariamente in Procura per raccontare la sua verità, La Rocca aveva parlato con i colleghi del gruppo parlamentare.

In quella occasione aveva riferito il suo travaglio spiegando che aveva intenzione di presentarsi ai magistrati per spiegare che anche lei era presente quando furono ricopiate le firme apposte dai sostenitori della lista perché qualcuno si accorse che il luogo di nascita di uno dei candidati era stato trascritto in modo errato: Palermo anziché Corleone. Il timore tra gli attivisti presenti quella sera fu che a causa di quell’errore la lista potesse essere esclusa dalle elezioni. Quindi qualcuno avrebbe preso la decisione di ricopiare le firme, depositando poi gli elenchi. La Procura ha già ascoltato diverse persone e l’indagine potrebbe concludersi tra qualche giorno.


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