Lunedì tutti in campagna a “rompere le uova”

Da qualche anno ormai i bambini ricevono in dono delle uova di cioccolato, bellissime, buonissime, ma sicuramente colpevoli di aver cancellato le tradizioni alimentari della Pasqua.

I ricordi riportano a quei lontani sapori e odori della Pasqua siciliana che di cioccolato aveva poco o niente ancora. L’agnellino fatto di marzapane che restava mesi e mesi conservato al sicuro da fratelli e cugini affamati. I biscotti al latte che fatti per l’occasione diventavano poi la nostra colazione per settimane. Prime fra tutti loro, le splendide, le magnifiche “cuddura”, più che un dolce un pasto completo di pane impastato con la sugna, nelle due varianti zuccherata o no, con le uova sode piantate sopra. Il tutto spolverato di “diavulicchi”, l’unico tocco di colore alle nostre tavole. Varie le forme: palme, cuori, e tra tutte la più amata dalle bambine, la pupa che col suo pancione in cui conservava l’uovo diventava più che un semplice dolce, un vero e proprio giocattolo!

L’ uovo delle cuddura si adattava benissimo alla cultura cristiana e si presentava conforme all’ideale cristiano di rinascita e di fecondità. La preparazione dei dolci stessi era una festa e faceva sì che questa non restasse strettamente legata al giorno di Pasqua. Una  preparazione rigorosamente casalinga di pasta che lievitando emana odori indimenticabili, mentre nel forno scoppietta la legna. Festa dei bimbi che riuniti fanno a gara per rubare un uovo sodo o un po’ di pasta cruda. E la festa che continua fino a quel lunedì mattino tanto atteso quando il giocattolo si mangiava a colazione all’aria aperta.

Quanto tempo è passato quante cose sono cambiate le “cuddure” non si fanno più a casa, se ne vede qualcuna al panificio, e i bambini passando fanno “buah…”. In campagna si va ancora a “rompere l’uovo”, ma quello di cioccolata.            


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