Lucio e la porta sfondata al villaggio S. Agata La polizia: «Scusi, abbiamo sbagliato casa»

A Librino, la sera del 12 settembre, mentre i carabinieri sono impegnati in un blitz nella cosiddetta fossa dei leoni di viale Grimaldi – riuscendo a trovare in due appartamenti armi e droga e arrestando due persone – anche la polizia è impegnata in un’operazione anticrimine poco distante. «Gli agenti sono venuti al Villaggio Sant’Agata, zona b. Solo che hanno sbagliato: hanno sfondato la porta della mia casa disabitata». A parlare è Lucio, 35 anni, programmatore informatico, che vive a Milano da sei. Quella sera, intorno alle 20, riceve la telefonata di una vicina. «”Lucio, i falchi hanno sfondato la porta di casa vostra”, mi ha detto al telefono. Io lì per lì non sapevo che fare. E nemmeno se fosse stata davvero la polizia», spiega oggi il giovane, che sul momento telefona subito al padre, residente a Catania poco distante.

Del resto una porta sfondata, soprattutto in un appartamento vuoto in uno stabile di edilizia popolare, al Villaggio Sant’Agata, fa subito pensare a un’altra ipotesi: «Che qualcuno avesse tentato di occupare la casa, per fortuna di proprietà. E i vicini sono tutte persone fidate, che conosciamo da sempre», spiega Lucio. L’ipotesi, comunque, viene smentita quasi subito dallo stato in cui è ridotto l’appartamento: detriti ovunque, cassetti aperti come dopo una perquisizione approfondita. E nessuna traccia di chi potesse essere stato. «Io non abito più da anni in quella casa, dove sono cresciuto e che adesso è disabitata. Ma i danni sono stati notevoli: per aprire la porta blindata hanno dovuto scardinarla, abbattendo una parte di parete», spiega il giovane, al quale il padre ha inviato un video sul telefonino la sera stessa dell’incidente.

Il padre di Lucio si reca dunque il giorno dopo in via Ventimiglia, negli uffici della squadra mobile etnea. Alla scrivania con un capitano, la vicenda viene chiarita: «”Si è trattato di un errore, del quale ci scusiamo” ha detto il capitano a mio padre, garantendo il pagamento dei danni, di diverse migliaia di euro. Non sappiamo in che tempi, ma ci fidiamo delle forze dell’ordine. Nonostante sia assurdo, credo che un errore possano farlo anche i poliziotti quando sono sotto pressione. E, probabilmente, non sporgeremo denuncia per quanto accaduto». Nel frattempo Lucio e la sua famiglia hanno quindi dovuto riparare il danno mettendo i soldi di tasca propria, «per evitare che si intrufolasse qualcuno in casa».

Leandro Perrotta

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