Una città moderna che punta forte sul turismo non può prescindere da una mobilità integrata efficiente, che colleghi la città in tutte le sue parti. Questa valutazione sarebbe pressoché banale se non fosse che ancora a Palermo, su questo fronte, c’è ancora strada da fare. In particolare questo riguarda il servizio metropolitano sul passante ferroviario che, sebbene rappresenti «una mezza rivoluzione» ancora deve essere messo a punto. Lo hanno sottolineato gli esperti di Palermo in progress in uno studio pubblicato qualche giorno fa. Della vicenda si è occupato in particolare Roberto Di Maria, ingegnere trasportista, con alle spalle un dottorato di ricerca in Infrastrutture e una passione per lo studio del sistema della metropolitana automatica leggera. «Mi occupo da più di 30 anni di infrastrutture viarie – spiega Di Maria – e in particolare ho studiato il sistema metropolitano di Palermo già ai tempi della laurea. Il passante ferroviario è un sistema veloce come non c’erano stati mai, con 18 stazioni a servire la città, ed è già un’ottima cosa, mancano solo cinque chilometri».
Ma tutto si può migliorare «perché si tratta di un sistema a doppio binario – aggiunge – che viene servito da due treni l’ora e non è sfruttato a dovere. Se invece ce ne fossero quattro, uno ogni 15 minuti, i viaggiatori sarebbero più incentivati ad abbandonare le auto. A lavori finiti potremmo avere potenzialmente anche un treno ogni cinque minuti». Il motivo per il quale questo ancora non è stato fatto si deve ricercare, ripercorre Di Maria, nel contratto stipulato tra la Regione e Trenitalia «non attuato per tutte le sue potenzialità. In Sicilia c’è un numero di treni limitato e vengono erogati 111 milioni l’anno». In pratica c’è l’infrastruttura ma non ci sono i mezzi per sfruttarla al massimo ovvero «non si è pensato per tempo ad avere i mezzi necessari per farlo», sottolinea Di Maria, che aggiunge:«Il governo regionale si sta muovendo, ma c’è tanta strada da fare. A breve dovrebbero arrivare cinque nuovi treni per la Sicilia ma non si sa quale sarà la distribuzione sul territorio, per quanto riguarda Palermo dovrebbero attivare almeno un altro treno l’ora sulla rotta che collega appunto Termini Imerese a Punta Raisi».
Tornando al servizio oggetto dello studio da migliorare sono anche i tempi di percorrenza attraverso una riduzione dei tempi di fermata ancora troppo lunghi, ad esempio in corrispondenza della stazione Notarbartolo. «Ho messo a punto – spiega Di Maria – una simulazione con un risparmio di 17 minuti sui tempi di fermata sulla tratta Palermo Centrale-Punta Raisi. In questo modo si arriverebbe in 51 minuti anziché in un’ora e otto minuti». Un’altra criticità riguarda il fatto di rendere fruibili i parcheggi che ci sono e segnalarne la presenza. Per non parlare di quanto sia fondamentale coordinare i bus con il passante ferroviario. «Ad esempio servirebbe una navetta che portasse gli utenti alla stazione di Sferracavallo – afferma Di Maria – oggi raggiungibile a piedi con un percorso di un chilometro. C’è un bus che passa vicino alla stazione ma non si ferma. Basterebbe modificare leggermente il suo percorso». Un altro capitolo a parte è poi l’allestimento dei treni.
In generale per l’ingegnere non è stato abbastanza approfondito il ruolo del passante ferroviario nel sistema dei trasporti della città e in particolare nel Pums (piano urbano di mobilità sostenibile). «Ci saremmo aspettati maggiore attenzione da parte del Comune – sottolinea – abbiamo chiesto a maggio un incontro con l’assessore Catania, anche per dare il nostro contributo in positivo, ma a oggi non è stato fissato. Sono un tecnico e quello che mi sembra strano è che non si tenga conto di quello che è stato fatto, i lavori sono iniziati più di 10 anni fa. Da ottobre scorso c’è un parcheggio di scambio (poso l’auto prendo la metro ndr) a Tommaso Natale di 150 posti a servizio del passante, chiuso perché il Comune non lo prende in consegna in quanto non c’è l’illuminazione. E non è stata installata nemmeno un’illuminazione provvisoria. Ora rischia di essere lasciato in balia dei vandali».
Per Di Maria l’amministrazione «ha scelto di puntare sul tram invece che sulla metropolitana. Non siamo contrari al tram ma è un sistema che costa 11 milioni di euro l’anno al Comune mentre la metropolitana automatica leggera, come nel caso di Torino, si autofinanzia da sola in quanto ha costi di personale ridotti, così come quelli per la manutenzione degli impianti. Anzi, consente di recuperare anche i costi del tram e dei bus. Infatti nel capoluogo regionale piemontese c’è un unico gestore per tutti i sistemi di trasporto». L’ingegnere spiega che inserire a pieno titolo il sistema legato al passante ferroviario nell’economia generale della mobilità agevolerebbe anche l’accesso al centro storico, se inserito nel piano generale di Ztl e pedonalizzazioni. Riguardo gli ultimi provvedimenti presi in questo senso «un altro nodo adesso è quello del doppio senso di marcia in via Roma e della pista ciclabile che da via Maqueda doveva essere spostata lì. Per ora è agosto ma mi chiedo cosa succederà quando apriranno le scuole e quando, una volta realizzato il tram, pedonalizzeranno via Roma».
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