L’oro di San Berillo: una realtà che vive nei ricordi

“L’oro di San Berillo” di Domenico Trischitta ricorre all’elemento del sogno, al vitalismo estremo, accosta lingua e dialetto per ricostruire attraverso la crudezza e il grottesco un mondo vissuto all’interno di questo quartiere. Per chi non lo sapesse il noto quartiere dei bordelli popolari, delle puttane. O, come meglio lo definisce Trischitta, il “quartiere delle luci rosse”, in relazione alla nascita delle prime proiezioni pornografiche del tempo.

 

Pagine ricche di storie di vita realmente esistite che prendono corpo nelle strade di un quartiere pittoresco ma allo stesso tempo trasgressivo. Emblema dell’aspetto più “sanguigno” di questa smarrita realtà. Una realtà oggi caduta nel dimenticatoio, nello squallore fatto di triste desolazione. Di una politica che ha saputo sventrare questo quartiere ma che nulla di buono ha saputo costruire. Anche se discutibile dal punto di vista morale è innegabile il fascino di questo luogo che ha accolto, tra le braccia della “bocca di rosa” di turno, dall’adolescente da iniziare al serio professionista in cerca di un diversivo. Per anni si è convissuto con questo problema. Ciò ha fatto si che al di là dell’aspetto romantico e godereccio si sia consolidato uno stato di degrado in cui la delinquenza ha trovato terreno fertile. Urgono quindi soluzioni drastiche per ridare dignità ad un quartiere che si trova al centro di quella che veniva chiamata allusivamente la “Milano del Sud”. Per anni in barba alla legge Merlin si è praticata la prostituzione in un contesto che per molti ragazzi di quella generazione ricorda le atmosfere cantate da De André nella “Città vecchia”. Sì, perché Trischitta affronta e analizza il problema nello specifico catanese, ma lo stesso scenario si verifica e si ripete analogamente nella stragrande maggioranza delle città italiane ed europee.

 

San Berillo con le sue contraddizioni ha comunque caratterizzato la vita della città, l’identità del quartiere stesso. Oggi, purtroppo si pagano le “incompiutezze” di questa realtà abbandonata. Centro della tematica dell’evento, organizzato dall’Associazione Sebastiano Addamo presso la Biblioteca Civica Ursino Recupero è quello di realizzare, attraverso il testo di Trischitta, una rappresentazione teatrale sulla storia di tale quartiere, utilizzando quest’ultimo come palcoscenico e restituendo alla storia della città catanese un tessuto di sentimenti e di emozioni che gli anni arrugginiscono. Proprio per questo motivo attraverso i ricordi e le memorie si arricchisce la conoscenza (per la nostra generazione sconosciuta) della storia di tale quartiere che appartiene alla storia della città catanese.

 

In chiusura Trischitta rende omaggio al padre per aver contribuito attraverso i suoi ricordi al recupero della memoria di San Berillo della comunità di cittadini (specie degli artigiani) concentrati in questo quartiere caratterizzati da drammi personali e dall’apparente comicità dei personaggi che animano le pagine de “L’oro di San Berillo”. “E’ la poesia la risposta all’impotenza e alla cecità della politica nei confronti delle problematiche di questo quartiere“, come afferma l’intervento del dott. Nino Milazzo, direttore di Telecolor.

 

Alla conferenza hanno partecipato: il dott. Orazio Torrisi, direttore del Teatro Verga di Catania, il regista Alessandro Di Robilant, il prof. Fernando Gioviale, il prof. Enrico Iachello e Alessandro Quasimodo che ha interpretato la lettura di alcuni brani.


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo