Lorenzo Ait e la rivoluzione dei precari In un libro i segreti per sconfiggere la crisi

«Dobbiamo toglierci il precariato dalla testa, solo così potremmo togliercelo dalle scatole. E’ questa la vera rivoluzione». Disoccupati, precari, sfruttati, demoralizzati. Il sogno più grande dei giovani di oggi è uscire dal limbo della precarietà. Per aiutarli a realizzarlo, arriva un libro, La rivoluzione dei precari, che propone un metodo per «smettere di cercarsi un lavoro che non c’è, crearsi da soli un’opportunità e costruirsi un futuro senza incertezze». Tutto in cinque semplici mosse. E’ la promessa del suo autore, Lorenzo Ait, 32enne romano trapiantato a Palermo – perché «vivere su un’isola è bellissimo» – che di mestiere fa l’imprenditore – «avvio le attività altrui» – e il lifestyle coach, ovvero il «consulente di stile di vita». Un passato da precario – «non ho mai avuto un contratto di lavoro» – oggi Lorenzo si è creato con le sue forze una piccola fortuna, e nel ruolo di scrittore, dispensa consigli e strategie per ottenere successo e stare meglio con se stessi. E per barcamenarsi nella giungla lavorativa in cui «il posto fisso non esiste più», spiega. «Oggi non ci sono alternative: se ci cambiano le regole, il lavoro dobbiamo inventarcelo giocando all’attacco».

Trovare la propria strada, assumere nuovi ruoli, credere nelle proprie capacità, superare meccanismi ormai obsoleti. Questa la via per portare avanti le proprie idee e diventare padroni di se stessi. «Le mie non sono promesse assolute, ma metodi studiati caso per caso», puntualizza però l’autore (che qualche giorno fa ha presentato il suo libro anche alla libreria Feltrinelli di Catania, illustrando le sue teorie ai giovani catanesi con esempi pratici e consigli ad hoc). «Una soluzione andrà bene per qualcuno, ma non per qualcun altro. Ma se seguirete queste semplici linee guida sarete in condizione di ottenere il lavoro che fa per voi», assicura. E di passare dalla condizione di precario a quella di neoprecario. Vediamo come, passo dopo passo.

Primo passo: conoscere le insidie dell’ambiente in cui ci si trova. «Viviamo in un sistema fatto per i ricchi», trasformato in una «fabbrica di precari», da cui è possibile uscire solo se si «diffida da chi ti dice che occuparti di te stesso non è compito tuo», spiega Lorenzo. Quindi bisogna essere il responsabile della propria economia e non affidarsi alle istituzioni. «Ci hanno convinti che è difficile, che da soli non possiamo farlo, che siamo troppo stupidi per farlo, ma non è così». Rimboccarsi le maniche, anche se la colpa di crisi, aumenti e disoccupazione non è la nostra. «Non è lo Stato che deve pensare a te. Se ci fosse una glaciazione in atto, lo Stato può solo evitare che si congelino le strade – sottolinea con un esempio – ma a cercare di non morire assiderato devi pensarci da te».

Secondo passo: Distinguere tra lavoro strumentale e lavoro definitivo. Dove il primo serve solo a «guadagnare denaro e avere tempo libero per farti venire idee, farle crescere, accumulare esperienza e dedicare energia al secondo, che sarà invece il lavoro della vita. E che dovrai inventarti da te», spiega il lifestyle coach. Via allora a un progetto di mantenimento a breve termine con un mestiere provvisorio e senza garanzie «proprio perché non dovrai farlo per sempre», ma come punto di partenza, non come capolinea. Sfruttare il precariato come vantaggio, quindi, e non come condizione da subire. «Il lavoro oggi non è un valore, ma è sfruttamento, quindi utilizziamolo come trampolino per arrivare a quello che vogliamo», afferma. Per uscire dalla schiavitù della precarietà. «Se non riesci a cambiare questa prospettiva, lavorerai tutta la vita per i soldi. Invece devi fare sì che i soldi lavorino per te». Passando da lavoratore a «guadagnatore».

Terzo passo: Crearsi da soli le opportunità. «Mettiti in condizione di trovarti in ascensore con chi può darti il lavoro». Reinventarsi, proporsi, trovare una nicchia di mercato adatta a «trasformare la tua passione in un lavoro», afferma Lorenzo. «Sei un pedagogo? Non cercare occupazione ma apri un asilo. Sei un maestro di musica? Dài lezioni di chitarra ai bambini mentre fai loro da babysitter. Fornisci alla tua idea un valore aggiunto». E se è vero che la disoccupazione dilagante sbarra tutte le strade, «cerca di farti largo trovando vie non ancora battute». Arrivando prima, meglio, in maniera differente. «Il grande salto te lo devi andare a cercare», spiega l’autore. «Diventa il migliore e trova il tuo elemento differenziante».

Quarto passo: Esci dai vecchi meccanismi economici. «Le regole che prima garantivano stabilità adesso invece te la tolgono», sottolinea Lorenzo. Individuale, evitale, ripensale. «Se quando hai da parte un po’ di soldi compri casa, è finita. Utilizza le risorse che hai per investire tempo nei tuoi progetti». Cambiare approccio, quindi, con il denaro e il risparmio. «Se lascio i  miei soldi in banca, lei che cosa ci fa? E’ una domanda che dovremmo farci tutti prima di pensare al risparmiare a tutti i costi».

Quinto e ultimo passo: «Dài per scontato che a cinquantanni anni ti troverai senza lavoro. Il posto fisso non è più una garanzia. Creati un’assicurazione adesso inventandoti qualcosa e presentala nel modo giusto», suggerisce l’autore. Dati alla mano. Per ottenere finanziamenti o trovare investitori, bisogna proporre progetti accompagnati dai numeri. «Adesso, il 90 per cento di chi presenta un’idea lo fa solo con i concetti. Sembra difficile, ma in realtà sono solo banali conti della serva». Perché non conta solo essere il più bravo. Per riuscire, bisogna anche sapersi vendere.

[Foto di Steve Rhodes]


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