Il piccolo sarebbe morto soffocato a causa di una fascetta di plastica. Aveva segni anche sui polsi. Un oggetto simile è stato trovato ieri durante il sopralluogo nella casa degli Stival
L’omicidio di Loris, il piccolo strangolato con una fascetta Trovata una simile nell’abitazione dei genitori
Loris Stival sarebbe stato ucciso con delle fascette elettriche. E’ l’ultima novità che trapela dagli investigatori che indagano sull’omicidio del piccolo di otto anni, avvenuto sabato a Santa Croce Camerina. A svelarlo sarebbe stata l’autopsia. Sul collo e sui polsi il piccolo aveva i segni di qualcosa che lo aveva stretto, forse fino a soffocarlo. Fascette o cavi elettrici, appunto. Loris era stato trovato sabato nel canalone distante quattro chilometri dal paese con i pantaloni abbassati e senza mutandine. E una ferita alla testa, che però non sarebbe la causa della morte. Avvenuta invece per soffocamento.
Una fascetta di plastica simile sarebbe stata trovata ieri sera nell’abitazione dei genitori di Loris durante il lungo sopralluogo effettuato da una quindicina tra poliziotti e carabinieri che si sono presentati su mandato della Procura in via Garibaldi e sono rimasti nell’appartamento fino a tarda sera. Gli uomini della scientifica e del Racis hanno operato anche con il Luminol, per rilevare la presenza di tracce non visibili ad occhio nudo, e hanno raccolto una serie di elementi che saranno poi analizzati dagli specialisti dello Sco della polizia e del Ros dei carabinieri. Soprattutto un tablet e un cellulare che Loris usava. Tecnicamente, ha spiegato il procuratore, non si è trattato di una perquisizione ma di «atti specifici di polizia giudiziaria finalizzati all’acquisizione di elementi che potrebbero rivelarsi utili al proseguimento delle indagini». Ci sarebbe anche un testimone che avrebbe riferito alcuni particolari relativi all’orario in cui, secondo il medico legale, sarebbe avvenuta la morte del piccolo.
Al momento l’unico indagato resta Orazio Filone, il cacciatore che sabato pomeriggio ha trovato il corpo di Loris nel fosso al Mulino Vecchio. Un atto dovuto per consentire di fare gli accertamenti irripetibili sulla sua auto e sui suoi vestiti. La sua posizione resta dunque al vaglio degli inquirenti, perché il racconto fatto continua a non convincere del tutto gli inquirenti: in particolare la spiegazione sul perché, appena saputo della scomparsa del bambino, si è diretto proprio nel punto dove è stato trovato il corpo. Filone ieri si è difeso: «Ho un alibi – dice all’Ansa – ed è anche facilmente verificabile: sabato mattina non ero a Santa Croce Camerina. Ma al mercatino di Vittoria. Basterebbe controllare i filmati delle telecamere in uscita da Santa Croce Camerina e all’entrata di Vittoria».
A dover spiegare diverse cose adesso è anche la madre di Loris, Veronica Panarello. Ci sono almeno tre incongruenze nei due verbali che ha firmato finora: la distanza dalla scuola a cui sarebbe stato lasciato il piccolo; un sacchetto dei rifiuti, che sarebbe stato gettato nei pressi dell’abitazione e la partecipazione al corso di cucina presso la tenuta Donnafugata. Oggi pomeriggio è stato compiuto un sopralluogo della polizia sul percorso che la mamma di Loris dice di aver seguito il giorno della scomparsa del bambino. Sono state due le auto della polizia impegnate con a bordo la donna.
Veronica Panarello continua a sostenere di aver lasciato il figlio vicino alla scuola e di non averlo più trovato quando è andata a riprenderlo intorno alle 12.45. Tuttavia il video di una telecamera di sorveglianza di un negozio vicino casa smentirebbe completamente questa versione, raccontando una successione dei fatti molto diversa. Nelle riprese si vedrebbe la mamma uscire di casa con i due figli, Loris e il più piccolo, ma solo il secondo rimane sulla Polo nera. Loris scende dalla macchina e risale a casa, aprendo il portone con un mazzo di chiavi. Veronica Panarello sarebbe tornato nell’abitazione di via Garibaldi dopo circa mezz’ora. Di Loris, invece, da quel momento in poi non compare nessuna traccia nei video di sorveglianza. Riapparirà, morto, nel canalone. Purtroppo le due telecamere davanti alla scuola, che avrebbero aiutato a chiarire la dinamica di quelle ore, non funzionano perché danneggiate da un temporale circa un mese fa. Sotto osservazione anche i tabulati telefonici delle chiamate effettuate dai familiari di Loris e da persone a loro vicine.
Questa tesi è stata contestata dal legale della donna, l’avvocato Francesco Villardita: «La signora ha portato Loris a scuola, e ricordo a tutti – aggiunge – che non è indagata ed è parte lesa in un’inchiesta per omicidio». «Esistono diversi video che sono allo studio. Ci sono 42 telecamere che hanno ripreso 24 ore e sono tutte interessanti e utili», si limita a dire il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia sottolineando che in questa fase ogni notizia non ufficiale può «danneggiare in modo irreversibile» le indagini. Ma il procuratore aggiunge anche che «non ci saranno tempi lunghi per chiarire le prime cose». Frase che prefigura che gli investigatori hanno imboccato una pista ritenuta molto interessante.
Tra l’altro sul caso, afferma ancora il capo della procura, stanno lavorando «il meglio delle forze di polizia del Paese», lo Sco e gli stessi uomini del Ros e del Racis che hanno indagato su Yara Gambirasio. «Davanti ad un fatto di inusitata gravità, la risposta dello Stato è stata molto forte».