L’omicidio di Carmela, è il giorno della sentenza In aula l’assassino chiede perdono ai familiari

Un’ udienza carica di tensione, quella si è tenuta al bunker del carcere Pagliarelli, l’ultima prima della sentenza. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Palermo sono entrati in camera di consiglio e nel tardo pomeriggio dovrebbero emettere la sentenza. Il Pg Mirella Agliastro ha chiesto la conferma dell’ergastolo stabilita dalla sentenza di primo grado nel procedimento con rito abbreviato.

In aula c’era lui,Samuele Caruso, l’assassino di Carmela Petrucci, uccisa a coltellate a soli 17 anni nell’ottobre del 2012. Lui, che oggi piangendo ha chiesto scusa ai familiari, a Lucia la sorella di Carmela che è rimasta miracolosamente viva nell’agguato che era a lei diretto, al fratello Antonino e i genitori Sarafino e Giusi.  

 «Chiedo perdono per il male che ho fatto – ha detto tra le lacrime -. Prego Dio affinché possa rendere sopportabile la loro perdita. Non avevo parlato finora perché non ne avevo il coraggio. Avevo anche scritto una lettera di scuse alla famiglia ma non mi hanno mai risposto».  Ma loro queste scuse non le accetteranno mai, lo hanno già detto e  ribadiscono che «deve marcire in carcere». «Come mia figlia non godrà più di questa vita, nemmeno lui deve goderne» aveva detto il padre di Carmela alla fine dell’udienza dello scorso 26 giugno.

La difesa, durante il primo grado aveva tentato di puntare sull’infermità mentale e secondo la perizia richiesta dal gup, il ragazzo risultava “capace di intendere ma non di volere”. Risultato questo che aveva lasciato perplessi familiari e opinione pubblica e che chiaramente aveva alleggerito la posizione dell’assassino. Il pm Caterina Malagoli aveva però richiesto un’altra perizia dalla quale era invece emerso che il giovane era nel pieno delle sue facoltà mentali. Da qui la sentenza di ergastolo per Caruso, dello scorso febbraio e che potrebbe essere confermata oggi.


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La difesa, durante il primo grado aveva tentato di puntare sull'infermità mentale e secondo la perizia richiesta dal gup, il ragazzo risultava "capace di intendere ma non di volere". Risultato questo che aveva lasciato perplessi familiari e opinione pubblica e che chiaramente aveva alleggerito la posizione dell'assassino. Il pm aveva però richiesto un'altra perizia dalla quale era invece emerso che il giovane era nel pieno delle sue facoltà mentali, portando alla condanna all'ergastolo 

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