Domenica scorsa il derby con l'Ustica è stato rinviato per maltempo. Il tecnico lampedusano Massimo Tuccio: «Un problema che per le squadre isolane esiste da sempre. Dalla Federazione nessun aiuto». Sui migranti: «Non ne abbiamo in squadra, ma spesso vengono e ci guardano giocare»
L’odissea della squadra di calcio di Lampedusa «Ogni trasferta ci costa almeno tremila euro»
Ancora un rinvio. Il derby delle isole tra Gsd Lampedusa e Ustica valevole per il campionato di Terza categoria (girone B della provincia palermitana) non si è giocato neppure stavolta. Il motivo è presto detto: la squadra usticese non ha potuto affrontare la trasferta a causa delle avverse condizioni meteorologiche. «È un problema – afferma a Meridionews Massimo Tuccio, allenatore del Gsd Lampedusa – che per le squadre isolane esiste da sempre. I nostri avversari non sono venuti perché hanno detto che c’era brutto tempo e non è stato possibile partire». Il tecnico lampedusano spiega che non si tratta di un caso raro: «La Federazione prende le decisioni: noi abbiamo già perso gare a tavolino perché non abbiamo potuto lasciare l’isola. Sono sempre le solite problematiche. Ci sono varie partite che sono state rinviate dalla Federazione per il maltempo e che dovranno essere recuperate».
Il problema principale riguarda proprio le trasferte: «Ci spostiamo in aereo – prosegue Tuccio –, facciamo delle vere follie. Il campionato ci costa circa 35-40mila euro. È una cosa triste e non so per quanto potrà andare avanti. Per ogni trasferta se ne vanno quasi tremila euro, 150 a persona. E fortunatamente riusciamo a evitare pernottamenti, perché torniamo subito dopo aver giocato». Se le spese affrontate rappresentano una pazzia, si riesce comunque a risparmiare su altri settori: «Non ci sono ulteriori costi esorbitanti, perché i nostri ragazzi vengono tutti dalla nostra scuola calcio. È tutta gente locale. Le uniche spese sono quelle di manutenzione, quindi spogliatoio, borsoni e altro».
Quest’anno, il Gsd Lampedusa è stato inserito nel girone B palermitano di Terza categoria, anche se l’isola in realtà si trova in provincia di Agrigento. Una scelta che scontenta anche le squadre avversarie. «Secondo me non la vivono tanto bene – spiega Tuccio –, anche se per noi il problema dello spostamento si presenta a ogni trasferta, mentre per loro una sola volta l’anno». Essere inseriti in un girone con altre squadre agrigentine sarebbe stato sicuramente più confortevole: «I costi sarebbero sempre elevati, ma comunque più vantaggiosi. La Federazione ha detto che verrà incontro alle squadre pagando parte delle trasferte. Questo, però, non vale per noi. Ci sono stati anni in cui con Allievi e Giovanissimi abbiamo disputato l’intero campionato fuori perché giocavamo a Carini, quindi abbiamo passato di tutto e di più».
Il tecnico spiega le difficoltà che derivano dal dover fare tutto in giornata: «Dalla Federazione non c’è mai stata nessuna agevolazione. È dura gestire le trasferte a livello logistico: fare viaggi lunghi e andare subito in campo». L’isola di Lampedusa, oltre che per le belle spiagge, è nota per la questione dei migranti: sono tanti i giovani che lasciano la loro terra d’origine per raggiungere le coste italiane, ma nessuno è ancora entrato a far parte della squadra: «Finora non è capitato, anche se ogni tanto passano dal campo e si mettono a guardare. Quando ho smesso di giocare a calcio, mi sono subito dedicato ai più giovani. Se c’è un ragazzo che vuole giocare – conclude Tuccio –, non importa il colore della sua pelle, sarò il primo ad aiutarlo a sviluppare le sue capacità tecniche».