Verrà divulgata molto probabilmente lunedì la relazione dell’Istituto superiore di sanità che dà parere positivo riguardo alla realizzazione del Muos a Niscemi. Ieri i tre periti della Regione Sicilia hanno inviato le loro controdeduzioni a Roma. Un’analisi per esprimere il disaccordo sulle conclusioni a cui è giunto l’Iss, ma solo sulla prima parte della relazione, quella che fa riferimento ai rischi legati all’elettromagnetismo. «Sulle altre due – spiega Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino e delegato dalla Regione – che disegnano un quadro approfondito dell’inquinamento a Gela e dello stato di salute dei niscemesi, ci troviamo completamente in sintonia. Su questi aspetti è stato fatto un ottimo lavoro».
I dati che emergono dalla relazione dell’Iss sono preoccupanti. A Niscemi il numero dei ricoveri in ospedale è superiore del 50 per cento rispetto alla media siciliana. Nell’analisi dell’Iss si parla genericamente di malesseri, non ci si sofferma sui tumori che possono essere legati all’esposizione ad onde elettromagnetiche, come quello ai testicoli e ai tessuti molli. Né si spinge a collegare questa anomalia con la presenza, dal 1990, delle 44 antenne per la telecomunicazione della base statunitense. «Ma finalmente abbiamo dei dati certi da cui dobbiamo partire per approfondire la situazione», sottolinea Zucchetti.
E’ invece incolmabile la distanza tra il docente del Politecnico, i suoi colleghi designati dall’assessorato all’Ambiente e l’Iss sui rischi del Muos. «Mentre quando parliamo di tumori, ci sono dati certi e la scienza ha raggiunto dei punti fermi – spiega Zucchetti – sull’elettromagnetismo sussistono due diverse scuole di pensiero». Ma sulla buona fede degli studiosi dell’Istituto di sanità non ha dubbi. «Ci metto la mano sul fuoco», assicura il professore.
I risultati dell’analisi dell’Iss, così come la difesa del consolato Usa, si basano su un dato, quello della potenza massima delle parabole, che non coincide con il valore depositato alla Regione e al Comune di Niscemi nel progetto originario. «Nel progetto ufficiale del 2011 indicavano 1.600 watt, oggi parlano di 200 watt, otto volte in meno – spiega Zucchetti – Consideriamo che il Muos della Virginia funziona ad una potenza massima di 1.600 watt. E’ come se avendo una Mercedes, al momento di pagare il bollo auto, dichiaro di avere una Panda».
Cosa succederà dopo che i risultati verranno formalizzati? «Mi ribello al fatto che su di noi, scienziati e studiosi, si scarichhi la responsabilità del futuro del Muos – precisa il docente del Politecnico – Questa decisione verrà presa a livello politico e militare, non credo che dalla nostra analisi dipenderà la realizzazione dell’impianto, su cui sono stati investiti 10milioni di dollari».
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