La cooperativa sociale Orto Capovolto approfitta dello sciopero mondiale per il clima per denunciare l'assenza dell'adozione di un regolamento «che disciplini la realizzazione di orti urbani, come avviene già da tempo in altre grandi città italiane»
Lo stallo lungo 908 giorni sui giardini condivisi Sul regolamento Catania rimanda al Consiglio
«Cara Greta, ti scriviamo da Palermo, quinta città d’Italia e capoluogo della Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo nonché la 45esima isola più estesa al mondo. Ti scriviamo perché crediamo che, con la tua determinazione e sensibilità verso temi a noi cari, possa capire a pieno il nostro dolore e raccogliere il nostro disperato appello». Nel giorno del terzo sciopero mondiale per il clima la cooperativa sociale Orto Capovolto si rivolge alla giovane attivista svedese, nota in tutto il mondo per il suo impegno a favore dell’ambiente, per una questione tutta palermitana. Un espediente che in realtà serve ad attirare l’attenzione su «un Comune che continua a far finta di non comprendere l’importanza, ormai fondamentale e necessaria, di dotarsi di un regolamento che disciplini la realizzazione di orti urbani e giardini condivisi e che dia la possibilità agli abitanti di godere di maggiori aree verdi e commestibili, come avviene già da tempo in altre grandi città italiane e non».
È infatti il 2 aprile 2017 quando una rete di associazioni e cooperative, tra cui appunto Orto Capovolto, regala alla giunta Orlando un regolamento degli orti urbani e dei giardini condivisi che è già scritto, e che prende spunto da altre esperienze simili. In questi 908 giorni, però, «nulla è cambiato», perché sia l’amministrazione che i tanti consiglieri e gruppi politici che avevano appoggiato l’iniziativa hanno fatto nulla per portarla avanti.
Ecco perché, scrive ancora la cooperativa sociale, «oggi è un giorno grigio perché, soffocata dallo smog e dai rifiuti, la quinta città d’Italia tiene ancora nel cassetto un regolamento che potrebbe supportare l’amministrazione in quella famigerata rivoluzione culturale che si vanta di avere innescato e che tanto sostiene di avere a cuore. Oggi è un giorno grigio perché, mentre le nuove generazioni scendono in piazza a livello mondiale per lottare per un mondo pulito e a misura di tutti gli organismi viventi, a Palermo il Consiglio Comunale e le vecchie generazioni di politici tengono in ostaggio da quasi un anno un regolamento che rappresenta un piccolo ma essenziale passo in avanti per realizzare quel cambio di rotta che risulta ormai necessario».
Sollecitato da MeridiNews sulla lettera di Orto Capovolto, l’assessore all’Ambiente Giusto Catania rimbalza la responsabilità a Sala delle Lapidi. «Uno stimolo importante per il Consiglio comunale – afferma, confidiamo nella sensibilità dei consiglieri comunali per la calendarizzazione del regolamento». Angelica Agnello, che preme da anni per l’adozione dell’atto, non ci sta. «È vero che il Consiglio comunale deve votare il regolamento, ma un sindaco o un assessore hanno anche un ruolo politico, di indirizzo – afferma – Penso ad esempio che un assessore all’Ambiente possa dire alla città, e dunque anche ai consiglieri, quanto sarebbe importante l’adozione di un regolamento del genere».
Come a dire, insomma, che finora è mancata una netta presa di posizione sul tema al di là di qualche dichiarazione. Inoltre Catania è esponente del partito di Sinistra Comune, che a Sala delle Lapidi vanta quattro consiglieri, quindi sarebbe lecito aspettarsi anche una sollecitazione nei loro confronti per provare ad accelerare il percorso della calendarizzazione. «Anche perché a suo tempo, quando un anno fa avevamo fatto un altro sollecito – dice ancora Angelica -, Sinistra Comune ci aveva appoggiati. E quel tempo Catania era un consigliere comunale».