Assumere misure urgenti contro la delocalizzazione delle attività produttive, a tutela della privacy e del trattamento dei dati sensibili di cittadini e dipendenti italiani e della stabilità occupazionale dei lavoratori privati.
È questa, in sintesi, la richiesta ribadita dallUgl, nello specifico dal settore Telecomunicazioni, nel corso di una conferenza stampa celebrata a Palermo.
Da tempo lUgl dice no al trasferimento allestero della produzione dal territorio nazionale in aree geografiche dove il costo del lavoro è più basso. E questa la delocalizzazione messa in atto da grandi, medi e anche piccoli gruppi industriali. Una fuga che impoverisce il nostro Paese, creando disoccupazione.
Contro la delocalizzazione lUgl conduce da tempo una vera e propria battaglia, sia a livello nazionale che locale: lo scorso 28 maggio, per esempio, il sindacato ha scelto Palermo per lanciare una massiccia campagna nazionale dal titolo Delocalizzare è tradire lItalia e sensibilizzare così la collettività, istituzioni incluse, sulla responsabilità sociale dell’impresa e sulla necessità di tutelare i livelli occupazionali dei lavoratori.
Lultima iniziativa del sindacato, avviata nei giorni scorsi, è una petizione popolare rivolta a Camera e Senato, per arginare un fenomeno che, come è stato ribadito nel corso della conferenza stampa, soltanto in Sicilia mette a rischio oltre 7 mila posti di lavoro nel settore delle telecomunicazioni.
Un fenomeno, dunque, che fa vacillare la tenuta occupazionale e l’intero tessuto sociale del nostro Paese, oltre ai valori di tutela della privacy dell’utente, del giusto profitto e dell’equilibrio tra finanza e industria.
La delocalizzazione hanno spiegato ai giornalisti Daniele Ruisi e Antonio Vitti, rispettivamente segretario regionale e provinciale dellUgl Telecomunicazioni – comporta due principali conseguenze: da una parte, la perdita, già verificatasi negli ultimi anni, di decine di migliaia di posti di lavoro in tutti i settori produttivi, in particolar modo nel mondo dei call center; dall’altra, la scarsa informazione, presso gli utenti, del trattamento dei loro dati sensibili in Paesi dove le leggi sulla privacy differiscono totalmente rispetto a quelle vigenti in Italia, e, talvolta, non esistono neppure.
In Sicilia quasi settemila persone ribadisce il sindacato rischiano il proprio posto di lavoro poiché le aziende di telecomunicazione preferiscono manodopera straniera a basso costo e non tutelata: chiediamo alle istituzioni di arginare il problema con manovre severe e concrete.
Attraverso la raccolta di firme chiarisce Ruisi vorremmo che i parlamentari si impegnassero su tre punti fondamentali: il divieto a chiunque di trasferire all’estero, in tutto o in parte, attività alle quali sono collegati dipendenti italiani e dati personali dei cittadini; il divieto del subappalto, al fine di evitare fenomeni di dumping commerciale e violazioni delle norme contrattuali nei confronti dei lavoratori; il divieto d’accesso ai benefici previsti della vigente normativa nazionale sugli incentivi alle aziende ed all’occupazione, nonché sugli ammortizzatori sociali, a quelle società e cooperative che negli ultimi cinque anni si sono avvalse di azioni di esternazionalizzazione.
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