A pochi giorni dalla presentazione dei candidati, si riaccende il dibattito sulla necessità di escludere figure che possano ingenerare «timori di strane contiguità». Non fa nomi, il pretendente a Palazzo d'Orleans ma il pensiero corre al caso del consigliere catanese Riccardo Pellegrino. Valutazioni importanti in ottica Comunali 2018
Liste pulite, nuovo appello di Musumeci a Forza Italia «Non posso imporre nulla, ma si guardi ai profili etici»
Non fa nomi Nello Musumeci, ma la sensazione è che non ce ne sia bisogno. A una manciata di giorni dal termine per presentare le liste per le Regionali del 5 novembre, all’interno della coalizione di centrodestra continuano a registrarsi tremori. E se è decisamente surreale immaginare che il banco salti proprio in dirittura d’arrivo, pare altrettanto chiaro che gli stati d’animo tra i big non siano dei più sereni.
«Un problema di riferimenti per un popolo che ha bisogno di tornare a specchiarsi nella sua classe dirigente, senza ombre che ingenerino timori di strane contiguità». Sceglie queste parole Musumeci per lanciare un messaggio agli alleati, sottolineando che «in politica, specie per chi chiede di rappresentare gli elettori, i diritti arretrano rispetto ai doveri». Il nodo principale è sempre lo stesso: la pulizia delle liste. Proposito e promessa che ha accompagnato la candidatura di Musumeci – sia nella fase in cui aveva lasciato intendere di essere pronto a giocarsela da solo sia dopo la chiusura dell’accordo con Forza Italia – da settimane la questione rischia di trasformarsi in spada di Damocle ancora prima del verdetto delle urne.
L’ex presidente della commissione regionale Antimafia potrebbe infatti trovarsi costretto ad accogliere il sostegno di chi, per un motivo o per un altro, non avrebbe un profilo tale da garantire trasparenza. Il pensiero – è inevitabile – va a Riccardo Pellegrino, il consigliere comunale di Catania finito al centro dell’attenzione per avere avuto il fratello arrestato in un’operazione antimafia e ritenuto contiguo al clan Mazzei.
Pellegrino, di cui Musumeci si è occupato nella relazione dell’Antimafia e che già da settimane è in campagna elettorale, è tra i nomi che dovrebbero comporre la lista di Forza Italia nel collegio etneo. Una decisione che negli scorsi giorni è stata difesa anche dal capogruppo azzurro all’Ars Marco Falcone, che oggi ritorna sulla questione. «Non ci siamo ancora incontrati per fare le riflessioni finali e non spetterà a me farle essendo anche io un candidato come altri – commenta Falcone a MeridioNews – ma la nostra posizione sulla questione rimane la stessa. Il codice etico a cui abbiamo fatto riferimento non impedisce a Pellegrino di essere candidato, dato che non ha procedimenti penali a carico e quello che riguarda il familiare non si è concluso. Musumeci chiede di andare oltre le regole che ci siamo dati? Legittimo da parte sua chiederlo, altrettanto legittimo per un partito – precisa il deputato –attenersi a esse».
Ma è propria all’etica che Musumeci oggi fa appello. «Le regole di incandidabilità stabilite dalla legge Severino e dal codice Antimafia – dichiara il candidato alla presidenza – costituiscono un modello di riferimento imprescindibile, ma non sufficiente sul piano etico». Dalle parole del politico di Militello, tuttavia, emerge anche la consapevolezza di non potere imporre nulla. «Non potendosi stabilire oggettivi criteri di sbarramento e non avendo io titolo sanzionatorio per interferire con le scelte dei partiti che compongono la coalizione – sottolinea – mi richiamo al loro senso di responsabilità affinché, nella formazione delle liste, si tenga conto anche dei profili morali e di opportunità».
L’epilogo di questa storia potrebbe arrivare proprio da cosa verrà giudicato più opportuno tra l’esigenza di inviare all’esterno un messaggio di limpidezza inequivocabile e il bisogno di mantenere compatte le forze all’interno del partito di Berlusconi. Perché, per meglio comprendere questa storia, va ricordato che la prossima primavera a Catania si svolgeranno le elezioni amministrative e, in tale ottica, è chiaro che il consenso di Pellegrino – che nel 2013 prese 1145 voti – rappresenti un bacino a cui nessun aspirante sindaco di centrodestra vorrebbe rinunciare. A partire dal coordinatore provinciale etneo di Forza Italia Salvo Pogliese, dato tra i papabili candidati a Palazzo degli Elefanti e, in queste settimane, tra quelli che maggiormente hanno difeso il diritto di Pellegrino a candidarsi all’Ars.
A commentare questo punto è Falcone. «Io – replica – mi soffermerei sulle Regionali, non ipotecherei altri appuntamenti elettorali perché ancora è presto per le amministrative e dopo il 5 – conclude – può cambiare tutto».