Il nuovo Intergruppo per l'identità siciliana e la regione mediterranea potrebbe offrire inaspettate situazioni per i partiti tradizionali ma anche offrire la sponda a eventuali insoddisfatti per cambiare lo scenario regionale, soprattutto in vista delle Europee
L’intergruppo all’Ars, un laboratorio trasversale Per l’autonomia e il federalismo fiscale in Sicilia
Un gruppo all’interno dei gruppi, ovvero un «intergruppo», in pratica la neonata creatura politica trasversale generata all’Assemblea regionale per valorizzare al meglio l’identità siciliana e per portare una sorta di «battaglia autonomista» al di là di tutti gli schieramenti politici attuali.
Una maniera per concentrarsi sugli specifici problemi superando gli steccati ideologici. Tentativi, per la verità, non inediti. Già nella precedente legislatura siciliana di veri e propri gruppi paralleli ne erano nati almeno sette, in parte contestati con polemiche dai vari schieramenti, ma approvati dall’allora presidente della commissione Antimafia regionale, Nello Musumeci, a patto «di diventare uno strumento utile a produrre attività parlamentare».
A presiedere uno di questi intergruppi – Giovani Energie -, che intendeva offrire nuove opportunità ai giovani siciliani, era stato Vincenzo Figuccia, ex Forza Italia, ora Udc. Adesso ci riprova ed è il personaggio di spicco del nuovo Intergruppo per l’identità siciliana e la regione mediterranea, costituto assieme ai deputati Gaetano Galvagno (Fratelli d’Italia) e Danilo Lo Giudice (Misto), a cui hanno aderito anche la siracusana Rosanna Cannata (Forza Italia) e il messinese Luigi Genovese (Forza Italia), figlio di Francantonio ex parlamentare del Pd e poi del partito di Berlusconi, condannato a undici anni in primo grado nel processo sulla formazione professionale, e perfino Salvo Fleres, ex vicepresidente dell’Ars, attuale coordinatore nazionale del movimento Siciliani verso la Costituente.
Il gruppo si propone di parlare molto di «insularità, di interventi sulle infrastrutture e di federalismo fiscale», ha chiarito Figuccia riferendosi ai vantaggi economici dei Paesi Baschi in Spagna. Da qui le rivendicazioni. «Non è consentito immaginare che vivere a Palermo, nascere a Catania o a Caltagirone possa rappresentare una condizione di svantaggio – prosegue il deputato dell’Udc -. Per questa ragione vogliamo il riconoscimento di principi che sono economici, a partire dal federalismo fiscale. Non è possibile che chi si sposta dalla Sicilia debba sostenere dei costi altissimi. Per questo abbiamo presentato un emendamento, in concomitanza con le elezioni europee, per chiedere che venga inserita una norma che preveda le compensazioni da parte dello Stato alla Sicilia per i gap derivanti dalla condizione di isola».
Un progetto ambizioso «che va oltre il colore politico – ha detto Danilo Lo Giudice -. È impensabile che, nella nostra terra, troviamo ancora gli agrumi del Marocco o della Tunisia quando abbiamo i nostri produttori agricoli che oggi si trovano in grande difficoltà. Non ci manca nulla ma abbiamo sempre subito il rapporto con il centralismo romano che ci ha penalizzato fortemente e che oggi deve cambiare. Non è più possibile continuare a dare risorse allo Stato senza ricevere in cambio nulla o quasi nulla».
E allora, ecco la prima semplice proposta concreta: «La Sardegna, per decenni, ha avuto la possibilità di avere degli sgravi sui biglietti aerei e delle navi, non capiamo perché in Sicilia non possiamo avere gli stessi vantaggi, diritti o privilegi – ha spiegato Gaetano Galvagno -. Da qui nasce la nostra voglia di riscattarci e di uscire fuori dagli schieramenti . Non a caso ci sono tre parlamentari di tre province differenti, Palermo, Catania e Messina, e per di più tutti appartenenti a forze politiche diverse. Questo vuole essere un auspicio per tutti gli altri colleghi, a anteporre la casacca mettendo davanti l’unico interesse che deve essere quello dei siciliani».
Nonostante gli screzi passati, perfino il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha «benedetto» la nascita di un’iniziativa che vuole creare alleanze specifiche fra partiti diversi. Ovvio che l’Intergruppo, oltre che a poggiare su temi di importanza cruciale per la Sicilia, è anche un laboratorio politico indirizzato agli «insoddisfatti» dei partiti tradizionali per aprire un nuovo schieramento, magari assieme agli esponenti di Lega e M5s, in grado di influenzare il governo regionale.
Una prova forse velleitaria ma che potrebbe portare a nuovi e inaspettati scenari. Il lavoro di Musumeci e del suo esecutivo non è in dubbio ma, alla luce di un annunciato rimpasto in vista delle Europee e della possibilità di allargare la giunta anche ad altre forze politiche (la Lega?), la sponda sicilianista dell’intergruppo potrebbe essere interessante. Per il presidente e per Forza Italia che, non a caso, sostiene le scelte di Musumeci.
Ma l’identikit di chi potrebbe giovarsi di questa collaborazione bipartisan è forse delineato. Uno dei primi interlocutori con cui si confronteranno Figuccia e compagni è l’assessore al Bilancio, Gaetano Armao. Uomo forte della coalizione, da sempre attento e propositivo quando si parla di autonomia fiscale e di federalismo siciliano, Armao punta ad avere un ruolo sempre più centrale e ad accentrare sulla sua figura sempre più consensi. E questa potrebbe essere un’altra occasione da sfruttare per l’assessore all’Economia che dialoga con tutti e non solo nelle aule istituzionali.