Lingue+Lettere. Punto e a capo?

La riunione degli organi collegiali dell’università di Catania – Senato accademico e Consiglio d’Amministrazione – su temi quali il “quarto polo”, l’offerta didattica nelle sedi decentrate, la situazione delle facoltà di Architettura e di Lingue – è stata messa in stand by ancora per qualche settimana. In un primo tempo era parso che il Rettore Antonino Recca fosse orientato a stringere i tempi delle deliberazioni. Era stata infatti comunicata la convocazione di un’assemblea pubblica con gli studenti di Lingue per martedì 18 maggio, da tenersi “subito dopo la deliberazione degli Organi collegiali”.

In seguito alle proteste degli studenti di Lingue della sede di Catania, vivamente allarmati dalle dichiarazioni rese alla stampa dal presidente del consorzio universitario di Ragusa Giovanni Mauro, e in seguito alla presa di posizione quasi unanime delle forze politiche catanesi contro la paventata chiusura della facoltà di Lingue a Catania, Recca ha deciso di aggiustare la rotta. Oltre che alle proteste, la maggiore cautela del rettore è forse dovuta anche all’incertezza sulle determinazioni ministeriali circa la nascita del cosiddetto “quarto polo” e alle difficoltà di un’intesa sulla fisionomia da dare al nuovo ateneo.

L’assemblea pubblica del 18 è stata prima trasformata in un incontro riservato ai docenti, ai rappresentanti degli studenti e ai rappresentanti degli enti locali di Ragusa e Catania, poi è stata definitivamente annullata. Il rettore non riunirà per il momento il Senato accademico, ma ha convocato per lunedì 17 maggio i presidi delle dodici facoltà dell’ateneo sul tema “decentramento”. Contemporaneamente è stato attivato un tavolo di discussione con la facoltà di Lingue, investendo del ruolo di mediatori i professori Giuseppe Cozzo, delegato  alla didattica, e Giacomo Pignataro, nella qualità di membro del Consiglio d’Amministrazione.

In preparazione dell’incontro con i presidi di facoltà, Recca si è sottoposto a un tour de force di interviste televisive, sistematicamente riportate sul portale d’ateneo. Nella più recente – quella rilasciata a Telecolor (“Buongiorno Sicilia dell’11 maggio) – il rettore aveva iniziato a dire che non della chiusura della facoltà di Lingue si tratterebbe, né dell’eliminazione dei corsi di laurea in Lingue operanti a Catania, bensì di un accorpamento tra Lettere e Lingue (inserendo in prospettiva anche la facoltà di Scienze della Formazione).

Questa ipotesi è stata ribadita in una lunga intervista a Mario Barresi pubblicata su “La Sicilia” di domenica. Dopo aver ripetuto che «per Lingue non si è mai parlato di “deportazione” a Ragusa di studenti in corso», Recca ha aggiunto: «Ho dato garanzie agli studenti, anche se a Ragusa ci chiedono il contrario, che l’Università di Catania non è disponibile a chiudere tutti i corsi di laurea in Lingue nella propria sede». Ulteriormente sollecitato, il rettore ha dichiarato: «L’unica cosa di cui si sta parlando è la razionalizzazione, anche mediante accorpamenti, di alcuni dipartimenti e di alcune facoltà. E in questo contesto c’è la situazione di Lingue, che, essendo una facoltà “giovane” e molto impegnata sul piano finanziario, costa molto ed è stata sovradimensionata negli anni, sia a Catania che a Ragusa, con sforamenti significativi di bilancio in entrambe le sedi. Sforamenti che continuano, e non perché chi gestisce non lo fa bene. Ma perché le attività che sono state programmate superano la capacità di spesa».

La soluzione prospettata consisterebbe dunque in un «accorpamento». Recca ha precisato che «Non ci sarà nessun “trapianto” di una parte all’interno di un’altra. Ma, anche alla luce del fatto che entrambi i presidi sono in scadenza e quindi non viene penalizzato nessuno, la soluzione migliore è la creazione di una facoltà che potrebbe chiamarsi “Lettere, Filosofia e Lingue”, con un solo preside, e con la programmazione dell’intero corpo docente e dei corsi di studio in base alle risorse disponibili».

I tempi di attuazione del progetto risultano legati al dialogo tra Enna, Ragusa e Siracusa per verificare la possibilità di istituzione del “quarto polo”. «Appena si saprà il destino del quarto polo – ha continuato il rettore – l’Ateneo di Catania deciderà il da farsi, nel rispetto della dignità didattico-scientifica, professionale e umana dei docenti che in questo momento sono in servizio a Ragusa e che vogliono tornare a insegnare a Catania. Cosa che garantiremo, soprattutto se si fa subito il quarto polo, perché ciò dovrebbe permettere al ministero di spostare risorse su Catania. Se invece non si farà il quarto polo, faremo in modo di calendarizzare nell’arco di tre anni il rientro dei docenti impegnati a Ragusa».

Recca ha concluso che l’accorpamento delle facoltà di Lettere e di Lingue si farà in ogni caso, «perché rientra nella politica di razionalizzazione delle spese» e ha garantito che l’accorpamento tra le due facoltà verrà realizzato «garantendo i corsi e la qualità dello studio. (…) con l’accorpamento, tutti i soggetti interessati  potranno eleggere democraticamente un unico preside, che gestirà entrambe le “anime” della nuova facoltà». Il Senato accademico e il Consiglio d’amministrazione dell’Ateneo dovrebbero discutere in merito al massimo entro trenta giorni e, dopo una fase di transizione, la nuova facoltà potrebbe entrare in vigore dall’anno accademico 2011/12.

Agata Pasqualino

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