L’infermiere accusato di avere ucciso di notte due donne Allo psichiatra ha parlato di «distacco emotivo dai pazienti»

Da due a cinque volte. Sta in questo range il sovradosaggio di Diazepam e Midazolam che Vincenzo Villani Conti avrebbe somministrato alle due donne decedute all’ospedale Cannizzaro di Catania. Per la procura di Catania, che ha posto in stato di fermo e poi ottenuto la misura cautelare da parte del gip Stefano Montoneri, l’infermiere ha agito per uccidere. L’accusa include anche le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Villani Conti, di origini calabresi ma residente nel capoluogo etneo, si trova in carcere. «Il motivo di tutta la vicenda risiede nella insoddisfazione dell’indagato rispetto al modo con cui veniva trattato in azienda ospedaliera», si legge nell’ordinanza. L’uomo, 49 anni, era stato trasferito di reparto. Una decisione che avrebbe patito, ritenendola come l’ennesimo atto vessatorio da parte dei superiori, e che lo avrebbe portato a «uno stato di preoccupante distacco emotivo maturato nei confronti dei pazienti». Per il gip, tuttavia, i problemi lavorativi piuttosto che rappresentare la causa scatenante dell’azione omicidiaria sarebbero stati nient’altro che «la mera occasione per lo sfogo della personalità criminale».

I decessi di Maria D’Antone e Graziella Vecchio sono avvenuti il 2 dicembre del 2020 e il 16 gennaio del 2021. In entrambi i casi tra una fascia oraria che va dalle 19.40 alle 7.26, ovvero compatibilmente con i turni notturni degli infermieri. Ed è guardando a chi fosse in servizio in quelle notti che è saltata all’occhio la presenza di Villani Conti in ospedale. I farmaci, stando agli atti d’indagine, sarebbero stati somministrati per vena e quasi simultaneamente. «La contemporanea presenza delle due benzodiazepine nell’organismo ha determinato un aumento reciproco degli effetti tossici sull’apparato respiratorio. Considerando le condizioni cliniche delle due pazienti – si legge nell’ordinanza – la grave compromissione della loro funzione respiratoria avrebbe dovuto costituire una controindicazione specifica alla somministrazione».

Anche se non è stato ancora possibile accertarlo, l’infermiere avrebbe sottratto i farmaci dall’armadietto posto nella sala infermieri del reparto Medicina e Chirurgia d’accettazione e urgenza del Cannizzaro. Agli atti delle indagini ci sono anche le parole di due professionisti, uno psichiatra e uno psicologo a cui Villani Conti si è rivolto, raccontando quanto era accaduto. «Dagli atti di indagine è possibile ricavare come l’indagato sia aduso ad approcciarsi al contesto lavorativo e alla propria sfera emotivo-esistenziale in termini – afferma il giudice per le indagini preliminari che ha disposto il trasferimento in carcere dell’infermiere – vendicativi e prevaricatori».


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