A cinque anni dall'omicidio della 17enne, che frequentava proprio il Classico di via Parlatore, si ricorda il suo sacrificio per salvare la sorella. Un importante spunto verso il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza di genere. Claudia Borgia: «vogliamo riprenderci i nostri spazi e dobbiamo partire da noi stesse. Le statistiche sulle violenze contro le donne mostrano dati impressionanti»
Liceo Umberto, Assemblea contro violenza sulle donne Padre di Carmela Petrucci: «Atti che portano solo dolore»
Sono trascorsi già cinque anni dalla morte di Camela Petrucci ma il suo ricordo è ancora vivo nelle menti dei palermitani che quel 19 ottobre 2012 rimasero sgomenti da quel brutale e inaspettato femminicidio. Mettersi in discussione, lottare, informare, sostenere è il modo migliore per ricordare la sua scomparsa. Aveva solo 17 anni quando la sua vita è stata spezzata da una serie di coltellate, sferrate dal fidanzato della sorella al culmine di una violenta lite. Carmela stava solamente difendendo la sorella Lucia dall’aggressione, l’ennesima, dell’uomo che oggi deve scontare una condanna all’ergastolo. Oggi si sono aperte le porte del Liceo classico Umberto I per dare spazio all’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne. Dentro l’Aula magna della scuola che frequentava la giovane quando fu vittima del femminicidio, è stato ricordato il sacrificio di Carmela per la sorella Lucia, un importante spunto verso il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza di genere.
All’assemblea hanno partecipato in massa gli studenti del liceo palermitano e hanno accolto la famiglia Petrucci, seduta in prima fila. Tra la commozione generale Serafino Petrucci, papà di Carmela, ha ricordato l’importanza di una vita, spezzata dalla violenza portatrice di morte e dolore. «La vita è sacra – ha ricordato ai liceali dell’Umberto I papà Serafino -. Nessuno ha il diritto di uccidere e togliere la vita». Il papà della giovane ha poi ricordato che per il colpevole è arrivata la conferma dell’ergastolo ma non è una consolazione per la grave perdita subita dalla famiglia Petrucci. «L’assassino – ha detto – dovrà scontare l’ergastolo e morirà dentro la cella di un carcere per quello che ha commesso ma ho la consapevolezza che prima o poi la violenza sarà repressa». La violenza contro le donne deve essere annientata dal rispetto tra i sessi, fondamento importante di una società civile. «Parlate con i genitori, fate sapere delle vostre paure. Reagite», ha così esortato gli studenti.
La morte di Carmela ha apportato un cambiamento positivo dentro l’istituto, secondo il preside Vito Lo Scurdato. «La vicenda di Carmela si è abbattuta con una forza enorme – ha raccontato -. In quei giorni ci siamo ammutoliti e si avvertiva un silenzio irreale e doloroso. Nessuno parlava. Poi abbiamo avuto la necessità di parlare e di dirci cosa era avvenuto e costa stava accadendo. Oggi l’Umberto ospita questo evento, un’occasione importante per riflettere e crescere e per contrastare il germe della violenza».
Studentesse, unversitarie e lavoratrici si mobiliteranno in tutto il mondo il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. «Dobbiamo partire da noi stesse e non ci deve essere nessuno a suggerirci ciò che dobbiamo fare – dice a Meridionews Claudia Borgia, dell’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne -, vogliamo riprenderci i nostri spazi e dobbiamo partire da noi stesse. Le statistiche sulle violenze contro le donne parlano chiaro e mostrano dati impressionanti. Partiamo dalla scuola per scardinare gli stereotipi della società patriarcale. Carmela nel momento in cui è stata uccisa stava lottando e stava difendendo un’altra persona ed è proprio da qui che dobbiamo ripartire, dobbiamo combattere per tutte le persone che come lei hanno lottato e stanno lottando». «A scuola è importante realizzare attività di questo tipo, è alla nostra età che iniziamo a scontrarci con questo fenomeno. Seguire corsi di autodifesa o imparare a vestirci con abiti sobri, non è la soluzione alla violenza contro le donne – dice Ludovica, studentessa di 16 anni -, si deve puntare sull’informazione, sull’educazione nelle scuole e nelle università. Dobbiamo riacquisire la nostra libertà e lottare».