Si chiama Ouroboros, che in greco è il nome di un serpente che si morde la coda. Per loro, ex studenti del liceo classico Spedalieri di Catania, è un ritorno alle origini: a quando, ai tempi di scuola, recitavano insieme. A novembre andrà in scena City of stars
Liceali e universitari creano una compagnia teatrale All’Ambasciatori debutta un gruppo di giovanissimi
Si sono conosciuti ai tempi della scuola, dove hanno consolidato un’amicizia basata su una passione comune, quella per il teatro. Si sono cimentati recitando in diversi spettacoli teatrali poi, però, hanno deciso di mollare. Fino a quando, un sabato come un altro tra amici, hanno rispolverato quella passione, mettendosi in gioco e creando addirittura una compagnia indipendente. È la Ouroboros, formata da studenti liceali e universitari, che andrà in scena venerdì 1 e venerdì 8 novembre al teatro Ambasciatori con City of stars, tratto da LaLaLand, musical che tre anni fa si aggiudicò ben cinque Oscar.
«Il nome della compagnia viene dal greco – spiega uno dei componenti, Mario Libertini – Siamo quasi tutti ex studenti del liceo classico Spedalieri e il nome significa serpente che si morde la coda, perché l’obiettivo è quello di tornare alle origini, visto che la nostra amicizia è nata proprio sul palcoscenico, ai tempi della scuola».
«Abbiamo smesso di fare teatro per tutte le difficoltà che questa attività comporta, economiche e organizzative – sottolinea – e anche perché il teatro spesso è competizione e individualismo, mentre la nostra idea di teatro è legata alla collettività e alla condivisione e poco orientata al successo personale».
Ed è da questi principi che l’anno scorso è nata la compagnia teatrale, diventata recentemente associazione. «Abbiamo deciso di essere autonomi in tutto, senza dover dipendere da nessuno, e di aprirci anche ad altre attività artistiche e ludiche». Come i workshop e i laboratori di pittura e fotografia che si tengono nel centro culturale che hanno aperto a San Gregorio, ArtLand, che ospita anche mostre e serate di intrattenimento. Attività a offerta libera, a eccezione del corso di avviamento teatrale, proposto a un prezzo fisso simbolico.
Sono 18 i componenti stabili della compagnia, quasi 40 considerando le new entry. Studenti universitari per lo più, qualcuno del liceo. Qualcuno vive fuori ma riesce nonostante la distanza a essere presente, qualcun altro lavora. L’età media si aggira intorno ai 24 anni.
«Come diciamo sempre, questa compagnia è stata un po’ una follia per noi, perché avevamo smesso tutti di fare teatro dopo aver avuto degli screzi con il nostro regista, unico professionista del gruppo. Ma un sabato sera come un altro ci siamo guardati e ci siamo chiesti perché avremmo dovuto smettere. E così abbiamo deciso di intraprendere questa avventura. E oggi siamo arrivati ad avere due repliche all’Ambasciatori, che per noi è un grande traguardo».
Debutterà infatti il prossimo 1 novembre City of stars, primo spettacolo ufficiale autoprodotto e autofinanziato del gruppo, che andrà in replica dopo una settimana.
«Abbiamo preso spunto dal film LaLaLand, ma abbiamo scritto di pugno nostro il riadattamento teatrale, che ancora non c’è in circolazione non essendo mai stato portato a teatro. Rispetto a come funziona solitamente abbiamo lavorato tutti insieme, nominando due registi per coordinare i lavori ma scrivendo e costruendo insieme le scene».
La scelta è ricaduta su questo soggetto perché quasi tutti i membri del gruppo lo avevano visto e ne erano rimasti affascinati. «Sognavamo che il debutto della compagnia fosse all’insegna di un grande musical, come Mamma mia o Notre Dame de Paris». LaLaLand, però, rappresentava la sfida più grande, perché non essendoci ancora un adattamento teatrale non avevano un riferimento a cui ispirarsi. «Il significato della storia, tra l’altro, si sposa con la nostra esperienza diretta, perché racconta di due giovani che sognano di sfondare nel mondo dell’arte». Una vuole diventare attrice, l’altro vuole affermarsi nella musica jazz. E quando si incontrano devono scegliere se affrontare la vita insieme o continuare a inseguire ognuno il proprio sogno.
«Tutti noi, per quanto appassionati, siamo posti di fronte alla scelta tra una carriera e uno stipendio assicurato o una passione artistica. E per questa contraddizione abbiamo pensato che lo spettacolo facesse al caso nostro».
Vogliono sognare questi teatranti e vogliono farlo con il pubblico della propria città. «Lo slogan Venite a sognare con noi richiama la nostra voglia di rendere quanto più possibile collettivo il sogno inaspettato che stiamo vivendo». E quando si chiuderà il sipario, la compagnia si metterà subito a lavoro sul prossimo spettacolo. «Una pazzia forse ancora più grande di questa – conclude Libertini – vogliamo puntare ancora più in alto, ma per scaramanzia non vogliamo svelare ancora il nome. L’unico indizio che possiamo dare è che si tratta di uno dei musical più importanti degli ultimi due anni».