C’è anche un libro mastro tra i reperti rinvenuti e sequestrati nel covo utilizzato da Matteo Messina Denaro in via CB 31 a Campobello di Mazara. Secondo quanto emerso si tratterebbe di un taccuino. Numeri, nomi e sigle, alcuni forse risalenti al 2016, che devono essere ancora analizzati e decifrati dagli inquirenti. Le indagini del Ros dei carabinieri, coordinati dalla procura di Palermo, proseguono a ritmo serrato per individuare fiancheggiatori e favoreggiatori di cui ha potuto usufruire il latitante. Proprio dal taccuino potrebbe emergere una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi.
Al civico 34 di via Maggiore Toselli, a poco meno di un chilometro dalla residenza ufficiale del capomafia, gli investigatori ieri hanno trovato invece una sorta di bunker, nascosto da una porta blindata e occultato da una libreria. Qui i militari sono alla ricerca di tracce organiche e impronte digitali. L’esito non è ancora stato consegnato ma alcune impronte sarebbero state rilevate e si attende il riscontro. A coordinare le indagini il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido. La palazzina è risultata essere di proprietà del 71enne Errico Risalvato, originario di Castelvetrano, come Messina Denaro. L’uomo venne arrestato a fine anni ’90 per mafia ma poi assolto nel 2001. Secondo quanto appreso 18 anni dopo – era il 2019 – venne perquisita l’abitazione di via Maggiore Toselli in un blitz delle forze dell’ordine nell’ambito di un’inchiesta sui fiancheggiatori del boss di Cosa nostra.
Il fratello di Risalvato, Giovanni, ex consigliere comunale, ha scontato una condanna a 14 anni per favoreggiamento del padrino di Castelvetrano. Gli investigatori continuano le indagini anche su Andrea Bonafede, il geometra nipote del boss di Campobello di Mazara, che ha prestato l’identità a Messina Denaro. Tra gli indagati ci sono anche due medici: l’oncologo Filippo Zerilli e l’ex medico di base 70enne Alfonso Tumbarello. Quest’ultimo, sospeso dal Grande oriente d’Italia, nel 2011 si candidò a sindaco di Campobello di Mazara. Anni prima invece aveva tentato la corsa all’assemblea regionale siciliana con una lista a sostegno di Totò Cuffaro, l’ex governatore tornato in politica con la nuova Democrazia cristiana, condannato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelamento di segreto istruttorio. Tra gli indagati c’è anche Giovanni Luppino, il commerciante di olive che ha fatto da autista al boss stragista nella trasferta a Palermo per raggiungere la clinica La Maddalena. Luppino si è difeso sostenendo di non conoscere Messina Denaro, che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, e di averlo accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia.
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