Dentro un pozzo profondo alcuni metri, coperto da una pesante lastra in cemento, era nascosto un arsenale composto da fucili, pistole e relative munizioni. I carabinieri hanno effettuato l'operazione che fa riferimento alle indagini sull'uccisione del pregiudicato Daniele Di Pietro avvenuta mercoledì pomeriggio. Guarda il video
Librino, sequestrate più di 50 armi da fuoco Operazione collegata all’omicidio Di Pietro
Più di 50 tra pistole, fucili da guerra e svariate munizioni sono state sequestrate nella notte dai carabinieri del comando provinciale etneo a Librino. Il più grosso ritrovamento nella zona negli ultimi 15, secondo i vertici della Benemerita. Le armi erano nascoste in un vano ascensore non utilizzato di un palazzo, un vero e proprio pozzo profondo alcuni metri coperto da una lastra in cemento, custodite dentro alcuni borsoni. L’operazione si è svolta nell’ambito delle indagini avviate dai militari e dalla Procura di Catania dopo l’omicidio di Daniele Di Pietro, il 39 pregiudicato per reati di droga ucciso mercoledì pomeriggio in viale Bummacaro.
I quattro presunti responsabili dell’uccisione – i fratelli Antonino, Michele e Davide Celso e un loro nipote di 17 anni – si sono presentati spontaneamente alle forze dell’ordine dopo che qualcuno ha incendiato una panineria, una bottega, unautomobile e due motorini di loro proprietà. Il primo a consegnarsi ai carabinieri è stato Davide Celso, il più giovane dei tre fratelli. Il 23enne avrebbe raccontato di un dissidio dopo la sua scarcerazione di alcuni mesi fa, avuto con Massimiliano Di Pietro per questioni probabilmente legato al mondo della droga, forse un debito non pagato. Davide Celso avrebbe dunque affrontato Di Pietro, sparandogli con due pistole (una calibro 9 e una 7 e 65 che potrebbero essere state nascoste assieme a quelle sequestrate ieri). Il secondo fratello, Antonio, sarebbe arrivato sul luogo del delitto solo dopo e di aver capito subito la gravità della questione.
I famigliari dei fratelli Celso mogli, figli e tutti i parenti prossimi sono entrati in un programma di protezione dello Stato.